Firenze rifiorisce dalla quarantena col Giardino degli Iris. “È il simbolo della nostra città”

by Michela Conoscitore

Dopo la quarantena, Firenze rifiorisce con la riapertura del Giardino degli Iris: è il primo luogo all’aperto fiorentino che in questi giorni ha ricominciato ad accogliere i visitatori, seguendo ovviamente determinate precauzioni. Situato a Piazzale Michelangelo, lo storico belvedere cittadino, al giardino vi si può accedere soltanto indossando mascherine e guanti, il pubblico dovrà seguire il percorso predisposto per la visita, rispettando le norme del distanziamento sociale. A vigilare, comunque, sulla riuscita delle procedure di sicurezza, personale preposto esclusivamente a questo. Quindi, si può godere della fioritura degli iris in tutta tranquillità.

bonculture ha intervistato la vice presidente della Società Italiana dell’Iris, Sofia Cavini, che ci ha accompagnato in una visita guidata al giardino, raccontandoci non soltanto la storia di questo luogo di Firenze, ma svelandoci anche curiosità e segreti di uno dei fiori più belli e caratteristici della provincia fiorentina:

Vice presidente Cavini, ci può raccontare questi primi giorni di riapertura?

Il Giardino degli Iris è ritornato visitabile dal 9 maggio, ed effettivamente siamo stati i primi a riaprire in città. Le persone hanno risposto in maniera entusiasta perché è molto amato come giardino dai fiorentini. Non so indicarle una cifra precisa, non essendoci il biglietto d’ingresso, però nonostante la mancanza dei turisti che coprono una buona porzione della nostra utenza, sia durante la settimana che nel weekend stiamo accogliendo numerose persone.

Qual è la storia dell’iris in Toscana?

L’iris è una delle coltivazioni caratteristiche della nostra città, e della Toscana in generale, perché dal rizoma ovvero la parte sotterranea del fusto, si ricava una sostanza che è molto usata nell’industria dei profumi: con la polvere di iris, si produceva il borotalco, e poi in tutti i profumi, a prescindere dalla profumazione, all’interno nella miscela c’è sempre la polvere di iris poiché contiene una sostanza che fissa la fragranza. In Toscana ogni casa colonica, di solito vicino al pollaio, aveva un piccolo quadratino di terra occupato dalla coltivazione di iris spontanei, e ad occuparsi della spoliazione dell’iris, per arrivare ai rizomi che poi sarebbero stati venduti, erano coloro i quali non potevano andare a lavorare nei campi, di solito bambini e anziani.

Come e quando nasce il Giardino degli Iris?

Si è scoperto che è molto facile ibridare un iris, e crearne quindi nuove tipologie. Soprattutto negli Stati Uniti, dove questo mercato è molto forte, si porta avanti questa attività da tempo. Nascono così gli ibridatori, che vengono facilitati da una specifica caratteristica dell’iris toscano: la ‘barba’, una peluria che trattiene più facilmente il polline. Nel nostro giardino abbiamo tutti esemplari di iris barbati alti. Negli anni Cinquanta delle signore fiorentine, che avevano contatti col mondo statunitense, appassionate di iris, hanno pensato di introdurre anche qui la pratica dell’ibridazione. La città più adatta allo scopo, ovviamente, era Firenze. Anche perché l’iris è il simbolo della nostra città.

Ma non era il giglio?

Quello presente sul gonfalone della nostra città non è un giglio rosso, bensì un iris rosso. La tradizione del giglio di Firenze deriva da Dante Alighieri e dalla sua Divina Commedia, quando nel XVI canto del Paradiso lo scrittore incontra Cacciaguida, il suo avo che gli preannuncia l’esilio: per far rima con ‘vermiglio’, il poeta sceglie la parola ‘giglio’. Da qui, il fraintendimento. In realtà è un iris. Il colore tipico dell’iris fiorentino è il bianco, ecco perché nel Medioevo si scelse questa pianta tipica del territorio come simbolo della città. Quando si arrivò alla guerra civile tra guelfi e ghibellini, con la vittoria della parte guelfa, ci si ritrovò con la bandiera inventata proprio dai ghibellini, quella con l’iris bianco. I guelfi non vollero mantenere la bandiera dei nemici sconfitti, ma affezionati all’iris scambiarono i colori: l’iris divenne rosso (che in natura non esiste, ndr.), su un gonfalone dal fondo bianco.

Torniamo alla fondazione del Giardino degli Iris…

Come le dicevo, queste signore parlamentando col Comune, riuscirono a farsi concedere questo terreno comunale, dal 1954 dato in concessione alla Società Italiana dell’Iris, per creare questo giardino e gestirlo.

Oltre che per ammirarlo, il giardino ha anche un altro scopo vero?

Sì, dal 1957 ogni anno si svolge un concorso che premia la migliore ibridazione di iris. Annualmente, fra agosto e settembre riceviamo le piante di chi ha deciso di partecipare, piantandole tutte nello stesso posto, e le coltiviamo per tre anni. Al termine dei tre anni, quando le piante hanno raggiunto la giusta maturazione e si sono acclimatate, possono gareggiare. Tornando al gonfalone della nostra città, uno dei premi assegnati durante il concorso è quello patrocinato dal Comune di Firenze per il più bel iris rosso. Anche se non sono proprio tonalità canoniche di rosso.

Come vi siete organizzati per la riapertura?

Per la riapertura abbiamo lavorato un po’ a ranghi ridotti, perché tutti i nostri collaboratori non potevano recarsi a lavoro qui al giardino. Per i visitatori abbiamo predisposto un percorso circolare a senso unico, quindi non possono sparpagliarsi nei campi e girare liberamente. A cui si aggiunge il divieto di assembramenti e l’uso di mascherine e guanti. Purtroppo, abbiamo dovuto sospendere le visite guidate, che sono sempre molto frequentate.

Mi pare di capire che c’è stata una forte volontà che ha spinto alla riapertura per ridare il Giardino degli Iris a Firenze…

Sì, tradizionalmente la fioritura degli iris si ha dal 25 aprile, e il giardino rimane aperto fino al suo termine, ovvero il 20 maggio. Sarebbe stata una sofferenza, per noi, rinunciarci. Messe a punto le norme di sicurezza, siamo stati contenti di poter aprire, seppur in ritardo, anche quest’anno nonostante il Covid.

Possiamo dire che la riapertura del Giardino degli Iris corrisponde anche un po’ alla rinascita di Firenze dopo la quarantena?

Sicuramente è una bella coincidenza, speriamo che come il nostro bel giardino anche Firenze si riprenda bene. È un buon auspicio.

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