La Laguna del Re: lì dove correvano i cavalli

by Maria Teresa Valente

Se il Signore avesse conosciuto questa piana di Puglia, luce dei miei occhi, si sarebbe fermato a vivere qui”. A parlare è l’imperatore Federico II di Svevia, che descrive una delle zone più affascinanti della Puglia e dell’intero Sud Italia: le zone umide sipontine. Riaperte al pubblico nel mese di settembre e ribattezzate ‘Laguna del Re’ con un sondaggio lanciato sulla testata online Il Sipontino.net, rappresentano un luogo di straordinaria bellezza.

Gli invasi lagunari ad una decina di chilometri da Manfredonia facevano parte delle antiche lagune costiere, oggi in gran parte bonificate, che si estendevano tra Siponto e Margherita di Savoia.

Zona di ristagno delle acque, “il lago Salso e, poco più a sud, il lago Salpi fanno il loro ingresso nella storia geopolitica d’Italia fin dai tempi della Repubblica dell’antica Roma”, spiega l’appassionato di storia sipontina Aldo Caroleo.

Cicerone, nel suo ‘de legibus agrariis’ parla di un “territorio incolto per la sua sterilità, immenso e deserto per la sua pestilenza”. Eppure i terreni, quando le acque si ritiravano ed essiccavano, erano campo di erbe palustri di cui le greggi andavano ghiotte.

Nasce qui la pastorizia nomade che sfocerà nella istituzione della “Dogana della mena delle pecore in Puglia” che servì per secoli ad assicurare canoni e censi a Signorie e Principati”. L’abitudine di guidare al pascolo in quest’area armenti di pecore e cavalli, fece sì che da entrambe le specie si traessero in Capitanata esemplari unici. “Come la pecora, detta ‘Gentile’ ed il cavallo ‘Apulo’ descritti dallo storico Varrone per la loro bellezza e particolarità”, continua Caroleo.

Annibale spedì i suoi Numidi e i suoi Mori a fare incetta di cavalli in Puglia e dopo averne selezionati 4000, li assegnò ai propri cavalieri perché li domassero. Ma in Puglia tutti i popoli e condottieri, che ne calcarono il suolo, non mancarono di razziare gli splendidi cavalli per la rimonta delle proprie truppe e non solo. “Sono immagini superbe di questa zona che hanno sempre come scenario la pastorizia e il pascolo brado”, sottolinea Aldo Caroleo.

Nel 1934, periodo delle grandi bonifiche, si volle che la pianura fosse sanata e coltivabile”. Quando s’iniziò la bonifica, 100.000 ettari di territorio erano di palude permenente ed altri 200.000 di paludi stagionali. “Il Lago Salso e il Salpi sono gli unici superstiti di queste immense paludi e di un’importantissima fetta di storia della Capitanata. Sappiamoli conservare e facciamoli conoscere per poterli tutelare”.

Grazie al progetto LIFE “Zone Umide Sipontine”, finanziato dall’Unione Europea e condotto con successo da Regione Puglia, Consorzio per la Bonifica della Capitanata e Centro Studi Naturalistici ONLUS, la riservetta è tornata a profumare di storia.

Qui tutto sa di eternità”, disse lo stupor mundi ammaliato dalla bellezza mozzafiato di questi luoghi.

E tra gli specchi d’acqua, gli aironi, i pontili in legno ed i sentieri immersi in una natura maestosa e traboccante di peculiarità, sembra ancora di sentire l’eco degli zoccoli dei superbi cavalli di Capitanata che all’impazzata galoppano lungo i secoli.

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