La Via Francigena, punto di raccordo delle Peregrinationes Maiores. Se ne parla a Monte Sant’Angelo

by Germana Zappatore

Sorella minore per molto tempo, oggi la Via Francigena si è rimessa in pari. Perché la storia l’ha dimostrato senza alcuna ombra di studio: è il punto di raccordo fra le tre ‘Peregrinationes Maiores’ (Santiago di Compostela, a Roma e a Gerusalemme). Per questo nel 1994 il percorso Canterbury-Roma (quello del celebre Diario di Sigerico) ha ottenuto la certificazione di ‘Itinerario culturale del Consiglio d’Europa’. Ma oggi questo puzzle che mira al dialogo interculturale e interreligioso su scala mondiale si arricchisce di un nuovo tassello: il Sud.

Sì, perché se è vero che la via Francigena è anche via gerosolimitana (da Roma verso Sud per raggiungere Gerusalemme), è altrettanto vero che i pellegrini non si imbarcavano di certo nella città di San Pietro. Ma in Puglia sì. Ecco, quindi, che negli ultimi anni la via Francigena si è arricchita del pezzo mancante, quello che attraversando il resto del Lazio e poi la Campania, il Molise e la Basilicata arriva fino al Tacco dello Stivale per dare ai pellegrini la possibilità di raggiungere la meta. È la via Francigena del Sud che, dopo un lungo lavoro di coordinamento, si avvia anch’essa verso la certificazione di ‘Itinerario culturale del Consiglio d’Europa’ (il cui percorso sarà discusso e ratificato, insieme allo studio di fattibilità per la candidatura dell’itinerario a patrimonio UNESCO, il prossimo 18 ottobre a Bari durante l’assemblea generale dell’Associazione Europea delle Vie Francigene).

È in questo clima di grandi novità e importanti conferme che si colloca la tre giorni (11-13 ottobre) a Monte Sant’Angelo dal titolo ‘Francigena: via per Roma, Santiago, Gerusalemme’. Organizzato dalla Regione Puglia, dall’Associazione Europea vie Francigene (AEVF), dal Centro Italiano di Studi Compostellani e dall’Università degli Studi di Bari, il lungo convegno è stato in realtà un momento di dibattito scientifico sulla natura dell’itinerario francigeno che ha visto l’intervento di nomi importanti non soltanto del mondo accademico.

“È una strada che va compresa e valorizzata nelle sue molteplici valenze – ha evidenziato Paolo Giuseppe Caucci Von Saucken della Confraternita di San Jacopo di Compostela. Il perché lo ha spiegato chiaramente Renato Stopani del Centro Studi Romei.

“Sino a tutto l’XI secolo tre erano i ‘Loca Sacra’ in direzione dei quali si muoveva la gran parte dei pellegrini della Cristianità d’Occidente: Roma, il Santo Sepolcro a Gerusalemme e il Santuario di San Michele Arcangelo sul Gargano. In Italia il fascio di strade per il quale veniva usato l’odonimo via Francigena (o via Francesca) costituiva, in tutto o in parte, l’itinerario comune a tali pellegrinaggi, non a caso chiamati, per il notevole numero di pellegrini che muovevano, ‘peregrinationes maiores’. Si trattava di un percorso che si svolgeva per tutta la penisola. Poi, a partire dall’XII secolo si aggiunse un’altra importante meta di pellegrinaggio: il Santuario di Santiago di Compostela, sorto in Galizia sulla tomba dell’apostolo Giacomo. In Italia, anche per questa nuova meta di pellegrinaggio, la via francigena costituirà il tracciato stradale di base grazie al braccio che oltralpe si raccordava con la via Tolosana, il ramo più meridionale del ventaglio di percorsi che costituiva il ‘Camino’ compostellano”.

Quindi, il convegno ha permesso di focalizzare l’attenzione anche sull’importanza di Monte Sant’Angelo in questo itinerario (ecco il perché della scelta della location). Il centro garganico, come ha spiegato il professore emerito dell’Università degli Studi di Bari Giorgio Otranto, ha fatto sì che la Puglia da semplice snodo commerciale (grazie ai suoi porti) diventasse anche fulcro religioso grazie al culto micaelico da qui si diffuse nel resto della regione facendola diventare meta obbligata dei pellegrini devoti dell’Arcangelo Michele (in Puglia ci sono circa 30 grotte dedicate al culto dell’Arcangelo).

“La via Francigena – ha evidenziato Massimo Tedeschi (Presidente Associazione Europea Vie Francigene) – è sia un itinerario per camminatori che un pellegrinaggio. Perché se la meta ultima è un luogo sacro, è anche vero che lungo il percorso si incontrano luoghi e persone con cui si instaura un dialogo e si dà vita ad una sorta di microeconomia”.

“Nell’ultimo anno – gli ha fatto eco Angelo Fabio Attolico (Responsabile Via Francigena del Sud per la Regione Puglia e per l’Associazione Europea Vie Francigene) – abbiamo avuto un incremento dei pellegrini pari al 100%. Alla lunga questo avrà un impatto economico su tutto il territorio. Non si tratta di un turismo tradizionale, ma destagionalizzato, internazionale e diversificato che sono poi gli obiettivi dei piani strategici della Regione Puglia della cultura e del turismo”.

“Per la prima volta – ha invece sottolineato Aldo Patruno (Direttore Dipartimento Turismo, Economia della Cultura e Valorizzazione del Territorio della Regione Puglia) – abbiamo messo insieme i tre grandi luoghi della Cristianità per creare un dialogo con gli altri costruisca civiltà. Ma nei nostri progetti la Via Francigena non vuole essere solo questo. L’ambizione è quella di partire da ciò che è spirituale e quindi profondo per farlo diventare uno strumento di promozione del territorio nella logica della sua autenticità. Perchè spiritualità e cultura vanno di pari passo in quanto sono in grado di garantire al turista l’esperienza diversa e totalizzante che vuole vivere nel momento in cui cerca questo tipo di percorso. Non dimentichiamo che lo sviluppo economico e le relazioni fra territori passano anche per il riconoscimento di radici comuni (e questi convegni servono anche a questo) che costruiscono ponti e non innalzano muri”.

*Si ringrazia Domenico Piemontese per le foto contenute in questo articolo

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