Reportage dal Vietnam, col popolo in motorino che ama il Capodanno lunare

by redazione

C’è chi prima di partire vuole sapere ogni cosa del viaggio che sta per intraprendere e chi per decidere di andare dall’altra parte del mondo gli basta la visione qualche fotogramma del Kilimangiaro. Arriviamo ad Hanoi un po’ stanchi perché il viaggio dura assai e all’aeroporto c’è il primo impatto con il nuovo mondo, le persone sono mediamente piccoline e comunque molto più basse di noi e allo stesso tempo ritirano bagagli enormi, scatoli di cartone quasi più grandi di loro che, poi, scopriremo appartengono a vietnamiti residenti in Europa che tornano a casa per il capodanno lunare. E che cos’è questo capodanno lunare per il quale i viet impazziscono tanto da indurli a tornare a casa?

In mancanza di una religione è la festa più importante per i Vietnamiti e uno se ne accorge dal fatto che da tutte le parti impera il rosso, che è, poi apprendiamo, il colore della festa, che fa da sfondo ad illeggibili scritte di auguri che campeggiano mastodontiche già nell’aeroporto.  

Nel pullman per andare verso il centro di Hanoi, comincia la svestizione, siamo partiti dall’inverno italiano per arrivare nell’inverno viet che, però non è freddo ma caldo, alle 7 del mattino siamo già a 22, 23 gradi e l’aria condizionata del pullman è già a palla. Troviamo la solidarietà e la compiacenza degli altri italiani che sono in pullman con noi e con i quali faremo il nostro tour tra il Vietnam e la Cambogia che come noi, prima di tutto chiedono alla guida di spegnere l’aria condizionata perché un po’ di caldo proprio lo desideriamo. Comincia così il tragitto verso la città e il popolo in motorino comincia a manifestarsi in tutta la sua enorme potenzialità. Il pullman comincia la sua danza tra i motorini che a migliaia, l’ho già detto, sono sulla nostra strada e su tutte le strade che scorgiamo dal finestrino. A mano a mano vinciamo la paura di travolgere qualche motociclista, l’autista porta il pullman con una grande abilità, come se fosse una cinquecento, passa a un centimetro dai motociclisti senza indugio e senza che i motociclisti sembrino accorgersi di noi. Sui motorini ci sono intere famiglie, avanti il bimbo più grande, poi il padre con dietro il figlio piccolo incastrato con la madre che e l’ultimo viaggiatore. Poi c’è il bagaglio e a volte qualche suppellettile. Altri motorini non portano persone ma montagne di ortaggi o decine di galline o di oche legate le une alle altre. Sui motorini c’è di tutto, c’è la vita dei viet.

A farla da padrone sui motorini in questo periodo ci sono, però, gli alberelli che i viet usano per arredare le case in occasione del capodanno lunare. Gli alberelli, manco a dirlo, hanno fiori di colore rosso.

Quando comincia la periferia, ai margini della strada ci sono chilometri di negozi di fiori senza soluzione di continuità, le case sono fatiscenti ma in questo mare di colori sembrano belle pure loro. Chiedo a mia moglie se ha capito da dove vengono i nostri compagni di viaggio e apprendo che ci sono due coppie di sardi, una ragazza single sarda una coppia di altoatesini e 4 torinesi. Non male, la presenza dei sardi è una garanzia. Ricordo di un viaggio in treno da San Pietroburgo a Mosca, e di una discussione simpaticissima con due signorine di una certa età sulle anguille pugliesi e su quelle sarde, che finì con l’unico esito che poteva avere tra italiani all’estero, con un invito a pranzo reciproco: quando sarete dalle nostre parti fatevi sentire che vi faremo assaggiare le migliori anguille  d’Italia. Insomma la presenza dei sardi rincuora, poi devono essere tipi simpatici, già il nome in tal senso è una garanzia, una si chiama Bernadette e l’altro Carmelo. Senonché per loro, poi scopriremo, non vale il detto nomen omen, sono due atei! L’altra coppia di sardi, scopriamo dopo un po’, sono consuoceri di Carmelo e Bernadette, e pur non avendo nomi religiosi sono cattolici e, a pelle, si vede subito che sono brava gente. I torinesi sono nordici, con loro… sarà dura! La coppia altoatesina è una piacevole scoperta, lui è un 70enne arzillo a cui piace fare battute, sarà una buona compagnia, come la moglie dotata di una risata solare. Arriviamo al nostro albergo e scesi dal pullman abbiamo contezza della colonna sonora che ci accompagnerà nel nostro tour, i Vietnamiti vanno in motorino con il dito sui clacson.

Hanoi, ci dice la guida, ha circa 10 milioni di abitanti e circa 8 e mezzo vanno in motorino, con il dito sul clacson. La moltitudine che dall’aeroporto alla città andava tutta in un senso, qui si è trasformata in un via vai di una confusione indescrivibile. Chi va e chi viene sulla strada e sui marciapiedi come se non ci fosse un senso di marcia. Sullo stesso marciapiede ci sono pedoni che vanno e vengono e soprattutto motorini che vanno e vengono. Insomma le strade e i marciapiede sono piene di pedoni e motorini che vanno e vengono strombazzando come se non ci fosse un senso di marcia. Una confusione che lascia incantati anche noi del sud Italia che al disordine in strada dovremmo essere abituati. Senonché lo spettacolo di umanità che vediamo per strada ci incanta, io rimango sull’ingresso dell’albergo a guardare chi viene e chi va, non riuscendo a capacitarmi di questa grande confusione, di tutti questi viet che vanno e vengono.

Napoli al confronto è un’oasi di tranquillità!  Dopo i motorini e i colori l’altra cosa che colpisce arrivando ad Hanoi sono le centinaia, migliaia di posti dove si mangia. Posto dove si mangia, non ristorante, trattoria, bar o cose simili come siamo abituati a pensare noi europei, ma posto nel senso più stretto della parola. Dappertutto vedi pezzi di marciapiede occupati da un punto di ristoro costituito da qualche tegame e da una bombola a gas con intorno delle sedioline e un mini tavolo con persone che mangiano. È vero ci sono anche dei locali dove viene servito da mangiare ma si tratta di locali per modo di dire, piuttosto sono quattro mura con all’interno la solita bombola di gas che si vede sul marciapiede. I Vietnamiti sono piccoli ma come spiegarsi che le sedie e il tavolo sono quelli che da noi si usano all’asilo? Semplice, per risparmiare spazio. I Vietnamiti di Hanoi sono così tanti che i nostri spazi sono inconcepibili, tutto è ridimensionato per risparmiare spazio. Quando usciamo per strada abbiamo la misura di questo mondo incredibile, nella zona nuova di Hanoi il primo problema è come fare ad attraversare le strade, nella zona vecchia devi stare attento a dove metti i piedi perché potresti finire addosso ad un “ristorante” o perderti in un negozio di fiori che invade la strada.

Il massimo del massimo è, però, assistere agli ingorghi stradali tra motorini. Siamo increduli e allo stesso tempo completamente presi da questo spettacolo di motorini che non riescono a districarsi e a ripartire. C’è una ragione per tutto ciò, fino agli inizi degli anni 2000 i Vietnamiti andavano in bicicletta, per loro, quindi, non esisteva un codice della strada, oggi vanno in motorino come se andassero in bicicletta, devono ancora capacitarsi del cambiamento. La fortuna di un tour dipende anche dalle guide che ti portano in giro. La nostra guida di Hanoi è anticomunista convinto e la ragione è presto spiegata. Da quando non c’è più il comunismo, ci dice, la gente non soffre più la fame. Io, dice la guida, ho vissuto il tempo dove la gente non aveva da mangiare, a me toccava un profumo di carne una volta al mese. Oggi c è benessere perché tutti hanno da mangiare carne anche tutti i giorni della settimana. Apprendiamo, così, la diversa idea di povertà che hanno i viet rispetto a noi, per i viet essere poveri significa non avere di che mangiare tutto il resto è relativo. Benvenuti nell’altro mondo ci diciamo io e mia moglie.

Il primo impatto con la scrittura viet è comico, uno tenta di leggere ma dopo la prima, seconda parola, dove cerchi di leggere fedelmente quello che sta scritto, dalla terza parola in poi si va ad intuito o se si vuole con una libera interpretazione di quello che si legge. Detto altrimenti, la scrittura è illeggibile, ma questo solo apparentemente per noi è un problema giacché apparteniamo a quella tipologia di soggetti che ” non vuole pensieri” e si affida completamente alla guida turistica.

L’altro primo impatto che avevamo dimenticato sin dai tempi della nostra visita in Zimbabwe, è quello con la cartamoneta. Seguendo l’invito della guida, già in aeroporto ci fermiamo al cambio, e per 200 euro riceviamo qualche milione di moneta locale. C’è un altro primo impatto che colpisce quando si è ancora in aeroporto ed è quello con gli odori. La sensazione di qualcosa di diverso da quello di cui siamo abituati è netta, altri odori sconosciuti ci avvertono che stiamo entrando in un mondo nuovo. Appena presa la strada per il centro di Hanoi comincia a mostrarsi il popolo del Vietnam, il “popolo in motorino”. Come si dice, uomo avvisato mezzo salvato, se vai in Vietnam devi sapere che sarai in mezzo, circondato, da viet in motorino. Centinaia, migliaia, centinaia di migliaia, milioni di viet in motorino che spuntano da tutte le parti a tutte le ore, sempre e ovunque.

La tecnica ce la spiega la guida, non bisogna avere timore delle centinaia di motorini che si vedono guardando a destra e a sinistra, bisogna incamminarsi piano piano verso il centro della strada perché i motorini ti scanseranno!

Raffaele Devitto

You may also like

Non è consentito copiare i contenuti di questa pagina.