Un fine settimana a Castel San Vincenzo, una certezza per il centauro, il naturalista, il gourmet e l’appassionato di storia

by Fabrizio Stagnani

Trecento, centosettanta, centoventi, trenta, i chilometri da Castel San Vincenzo a Bari, Foggia, Napoli ed Isernia. Questo borgo, che conta neanche mezzo migliaio di abitanti, è la perfetta risposta a “Cosa facciamo questo fine settimana?”. 

Noto agli estimatori del genere, sconosciuto ai più, accoglie e propone certezze a diverse sfaccettature possibili di turista, dal centauro, al naturalista, il gourmet come l’appassionato di storia. 
Castel San Vincenzo, le cui prime pietre furono posate tra il quinto e sesto secolo, ripone il suo fulcro attrattivo sull’omonimo lago ai sui piedi. Un bacino, si artificiale, ma a differenza di molti alti tali, perfettamente naturalizzato. Attingendo dai torrenti della Montagna Spaccata, i suoi scopi erano e sono ovviamente di accumulo idrico ed energetico. Nel tempo poi sulle rive si sono sviluppate le più diverse attività ludiche e sportive. Prima cosa da fare per entrare in simbiosi con l’ambiente, una bella scarpinata attorno il suo perimetro. Immancabile però la colazione con vista sulla terrazza del Bar Jolly, uno stimato ed apprezzato punto di riferimento e snodo per locali e non. Caricata la borraccia, bastone stretto in mano, ci sono giusti un otto chilometri, dolci dolci da percorrere in un’oretta… o il doppio caso mai fate parte della categoria di quelli che si fermano a fotografare ogni scorcio e fiorellino. Percorso che si può affrontare sia proprio sulla battigia, cosa che implica inevitabilmente l’infangamento delle vostre scarpe da escursione, o sull’appena distante Strada Circumlago a diventare poi viale Mainarde. Tra le due alternative, penisole e prati per rilassarsi piacevolmente. Occhi aperti, nella fanghiglia orme di ungulati, cervi, cinghiali, caprioli, ma anche lupi, volpi e per i più fortunati anche di orsi marsicani, i quali tutti sono soliti abbeverarsi lì…tranquilli, hanno più paura loro di noi che altro! In cielo, facile avere l’occasione di scorgere nibbi reali, poiane e aironi. Volete fare un pentathlon alla castelsanvincenzese? Nuoto, canottaggio, pesca sportiva e birre ghiacciate no limits. A fornire molti servizi è l’Oasi delle Mainarde, un parco turistico che garantisce sosta per roulotte e camper, munito di bungalow, ma anche ovviamente piazzole per tende, peculiarità l’essere uno dei pochissimi in Italia, a proporre tentsile camp…tende sospese in aria da tiranti tra gli alberi.

Ricordiamoci che siamo nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, proprio a cavallo fra le tre regioni, negli immediati pressi di Castel San Vincenzo innumerevoli sono le destinazioni di pregio naturalistico da raggiungere in poco tempo. Per iniziare dovrebbe essere d’obbligo andare a prendere una boccata d’aria a Valle Fiorita, pochi i minuti al volante anche se i tornanti per arrivarci sono ben venti, fortunatamente immersi in un lussureggiante bosco, che al diradarsi dà su di una piana abbracciata dalle montagne, pullulante di mandrie allo stato brado di cavalli e bovini. Un suggestivo incanto. A vigilare su di lui i Monti della Meta, vette appenniniche raggiungibili dai meno pigroni dopo buone ore d’impegnativo trekking. Ancora poco più dietro, la Riserva Naturale della Camosciara, di nome e di fatto, nella quale sarebbe imperdibile almeno un’escursione alla Grotta delle Fate. Ritornando verso casa si potrebbe fare anche una capatina alle Sorgenti del Fiume Volturno, dove oltre ad esserci la Centrale Idroelettrica di Rocchetta viene comodo approfittare dell’area attrezzata per un ristoro. 

A proposito di ristori, non dimentichiamo i devoti a forchetta e coltello i quali mai saranno delusi dai menù nella zona, per proposta, qualità ed anche scontrini. Da “Botte 40”, anche i salutisti si farebbero una scorpacciata di arrosticini, per un po’ di mondanità tocca raggiungere “Locanda Belvedere”, il cui chef ha trionfato a “La prova del cuoco”, imperdibile da lui tra le altre cose buone il soffritto di agnello. Avendo anche l’occasione di conoscere altri paesi limitrofi, si arriva a Colli al Volturno per l’Osteria rurale “da Oreste e Maria”, verso Scapoli c’è il Ristorante “Terra Nostra”, il più apprezzato dai residenti per la genuinità, “E’ come stare a casa!” dicono. Ci si potrebbe allungare infine a Castelnuovo al Volturno. Quest’ultimo luogo meriterebbe uno studio dettagliato a sé, intanto nei fine settimana (per quest’anno a partire da ottobre causa ristrettezze indicate per il covid-19) si può essere ospiti dell’omonima osteria, proprio nel mezzo della piazzetta centrale. Centoottanta abitanti, anzi centottantadue, visto che orgogliosamente quest’anno vantano due nascite. Una scheggia di umanità tempestata, anzi bombardata, di storia. A scegliere quella landa e la Montagna Marrone come suo eremo Charles Moulin. Pittore, simbolista alla ricerca del legame fra uomo e natura, a cui è stato dedicato un museo ed è del quale è possibile andare a scoprire il rifugio che lo ha accolto, in fuga esistenzialistica dalla Francia, sino gli anni sessanta. Ma tra le strade di Castelnuovo e Castel San Vincenzo fate attenzione, si può avere la fortuna di fare la conoscenza di uno sciamano, artista e musico, il leggendario Sergio Paliferro, del quale sapremo meglio in un prossimo approfondimento.  

Dove si va a prendere un amaro nel pomeriggio? Al Bar Gualano, con terrazzino a strapiombo sulla vallata, proprio di fronte al lago. Se poi avete proprio esagerato con i tortelloni e tagliatelle, oltre che perché cosa indispensabile ed imperdibile, si va a conoscere il borgo castelsanvincenzese. Se gli orari dicono bene, affacciarsi al Centro Visita della Fauna Appenninica Oscar Caporaso.

Non tutti gli autoctoni desiderano che si sappia, anche perché persino molti di loro non ne hanno approfittato, il timore è che una nicchia magica venga dissacrata da insensibili avventori. Noi di Bonculture vogliamo fidarci bel vostro buon senso civile e morale e svegliamo che, magari sulla via del rientro, ci sono delle cascate da scoprire. Il navigatore persino di smarrisce a cercarle, dalla strada si è no si sente il loro fragore, se non risultate simpatici ai vicini difficilmente vi aiuteranno a trovarle, nessuna insegna, il sentiero è nascosto ed arrivare giù risulta anche impervio. Ma ne vale la pena. La zona è quella della Cartiera, di più non si dice. Buon fine settimana!   

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