Un’estate al mare? I dubbi e le ansie degli operatori del Gargano sul post Covid

by redazione

In spiaggia la distanza minima tra le persone dovrà essere sempre di un metro, ma intorno ad ogni ombrellone dovranno esserci 10 metri quadri, all’incirca 3 metri lineari tra un ombrellone e l’altro, lettini e sdraio, che dovranno sempre essere disinfettati a ogni cambio di persona e a fine giornata. Sì a racchettoni, nuoto, surf, mentre per gli sport di squadra come il beach volley sarà necessario rispettare le disposizioni delle autorità superiori (al momento sono ancora vietati).

Per le spiagge libere, ci si affida alla responsabilità individuale, ma si suggerisce la presenza di addetti alla sorveglianza.

Le misure anti Covid per le strutture balneari sono tutt’altro che facili. Saverio Serlenga per Teleblu ne ha intervistati alcuni della Puglia Nord, tra Manfredonia e il Gargano.

“Ben vengano i protocolli, ma per molti potrebbero essere restrittive, la distanza mi sembra esagerata. Era giusto aumentare le misure minime, ma queste sono eccessive”.

Giuseppe Latorre del noto Capolinea di Siponto è critico. “La misura è eccessiva, per molti nostri colleghi è difficile mantenere gli standard degli scorsi anni. Nel mio stabilimento piantavo 230 ombrelloni, con questo distanziamento perdo il 40% degli ombrelloni”. Tuttavia non mancano le chiamate dei clienti, tanti pugliesi non vedono l’ora di tornare al mare. “Se uno stabilimento verrà ospedalizzato, non ci sarà gente che vorrà venire. Tanti clienti ci chiedono come ci comporteremo. Sarà una estate anomala, però dobbiamo resistere, per dare una parvenza di ritorno alla normalità. Ci sforzeremo per mantenere inalterati i prezzi, la situazione economica e sociale di Manfredonia è evidente. Non ci sono le condizioni per aumentare i prezzi, il nostro impegno sarà di evitare assembramenti sia in acqua sia sotto gli ombrelloni e anche sulla battigia”.

Gli alberghi di fatto non hanno mai chiuso nell’emergenza sanitaria anche in lockdown, ma oggi è difficile contenere i costi. I pranzi d’asporto sono poco competitivi. Più del 97% degli alberghi pugliesi sono chiusi perché è chiuso il mercato, il segmento wedding è saltato. “Se non riaprono i confini regionali, non potremo aprire, non ci sarebbero i numeri con un mercato solo regionale”, osserva Gino Notarangelo di Federalberghi.

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