Vieste e il culto di Venere Sosandra: nel Museo Archeologico l’anima bella, ansiosa d’Oriente

by Antonella Soccio

Poco più di un mese è trascorso dall’inaugurazione del nuovo allestimento del Museo Civico Archeologico “Michele Petrone” a Vieste, che si sviluppa in un posto incantevole, di un chiarore assoluto come la città sul mare, all’interno dell’ex convento dei Cappuccini “Beata Vergine degli Angeli”, nei pressi della chiesa del SS. Sacramento, a due passi dal porto.

Inaugurato il 27 giugno scorso dal dirigente alla Cultura e al Turismo della Regione Puglia Aldo Patruno insieme all’assessore regionale Raffaele Piemontese e all’amministrazione comunale viestana guidata dal sindaco Giuseppe Nobiletti, il Museo rappresenta uno scrigno di storia ancora poco nota al grande pubblico e di possibili nuovi brand per il turismo garganico.

In una località come Vieste che ha puntato tutto sulle sue due stupende e lunghe spiagge sabbiose cittadine, il Lungomare Mattei con l’iconico Pizzomunno e il ventoso e sportivo Lungomare Europa, insieme agli innumerevoli campeggi sulla litoranea per Peschici, è bizzarro riscontrare la vera anima viestana tra i reperti del museo archeologico, tra il ricco nucleo di anfore da trasporto ed ancore in pietra e in piombo e le colombe variopinte.

È nel museo, intitolato a Michele Petrone (1867 – 1935) medico e ufficiale sanitario del paese con un grandissimo interesse per l’antica vocazione marinara viestana in età romana e tardoantica, che si rintraccia l’attitudine al mare e al sacro della punta orientale della Puglia. Una vocazione parzialmente repressa e spazzata via dall’anima dei luoghi da decadi e decadi di dominazione turca dell’Adriatico e dall’eccidio di Dragut del 1554 che decapitò 5000 viestani.

Sono circa 20 i turisti che ogni giorno, dalla mattina fino alla sera, sottraggono il loro tempo al sole e ai bagni per visitare la ricchezza archeologica di Vieste. Un numero di certo ancora esiguo, ma in crescita, ove si considerino i tempi ristretti dall’apertura alle ferie d’agosto per la promozione del nuovo allestimento.

Il piano terra è riservato alle miniere preistoriche di selce del territorio di Vieste, tra cui la miniera della Defensola: il luogo d’estrazione di selce più antico e importante d’Europa. Le formazioni calcaree del Gargano, molto ricche in selce, sono state fonte di approvvigionamento durante tutta la preistoria, in particolare dal Neolitico antico, fra il VII e il VI millennio a.C. proprio nel comprensiorio di Vieste, fino all’inizio dell’Età del Bronzo, fra il III e il II millennio a.C. con uno sfruttamento sistematico attraverso miniere sotterranee di vario tipo.

Eccezionale il valore dei reperti del Neolitico, gran parte esposti per la prima volta al pubblico: insieme alle anfore per trasportare l’acqua, anche i picconi, le lucerne per l’illuminazione della miniera.

Al primo piano invece è esposto, anche questo per la prima volta, il cospicuo corredo della “Tomba dell’élite”, rinvenuta nel 2006 in seguito ad alcuni lavori al di sotto del cortile del Palazzo Comunale di Vieste in centro storico. 26 uomini e donne appartenenti alla stessa gens furono sepolti, in maniera plurima, in una tomba a semi camera. Accanto a loro c’erano adagiati circa 200 utensili di vita quotidiana, tra cui il pregevolissimo sigillo in cristallo di rocca.

L’esposizione dei reperti, insieme all’apparato informativo ricco di elementi multimediali crea un affascinante percorso storico e archeologico della storia del territorio di Vieste dalla preistoria alla tarda età romana, passando dal culto di Venere Sosandra alle fattorie di Merino, alla Necropoli la Salata.

È soprattutto il culto di Afrodite che ammalia e che identifica così Vieste con l’Uria dove era venerata Venere appunto, con l’appellativo di Sosandra, la Salvatrice, un culto testimoniato dalle oltre 200 iscrizioni votive in greco e in latino scoperte nella grotta santuario nel 1987 sull’isolotto di Sant’Eufemia, che oggi ospita il faro di Vieste.

I marinai si fermavano nell’isola e ringraziavano la dea, la tradizione proseguì fino all’età ellenistica. Oggi di quel culto rimangono i tanti reperti che mostrano le raffigurazioni della colomba, l’animale sacro a Venere. Nella tomba dell’élite sono state rinvenute due colombe scultoree e l’uccello era spesso dipinto sui vasi e sulle coppe.

Venere Sosandra, la Bellezza Salvatrice. È questo il messaggio più profondo che viene consegnato al turista, pur in maniera subliminale, al termine del percorso intimo e totalmente lontano dal frastuono giocoso della villeggiatura, nell’ex convento di calce bianca, dalle cui finestre si vede il porto e lo spettacolo della spiaggia ricolma di bagnanti.

Una bellezza sfacciata quella di Vieste, ma al contempo segreta, vergine e sempre rinnovata e un po’ dolente. Sarà forse per quel suo gettarsi e protendersi nel mare, come diceva il poeta Pasquale Soccio. Quell’avanzare ad Est rende Vieste sempre nuova, sempre bella. Una colomba, un’anima al vento.

Luminosa è questa città che,

col bianco abbacinante delle case,

si protende con dolce ansietà di oriente sul mare

reso una volta amaro dai Turchi

Gargano Segreto 1965

Gargano Segreto 1965, Pasquale Soccio

You may also like

Non è consentito copiare i contenuti di questa pagina.