Bari cambiata dal Piano Strategico, ora tocca a Taranto. E Foggia? Sannicandro: «Sarebbe auspicabile, non c’è futuro senza programmazione»

by Daniela Tonti

Bari e Taranto unite da un comune denominatore: sbaragliare la concorrenza e aggiudicarsi il titolo di Città Italiana della Cultura nel 2022. Un’occasione imperdibile che in questo momento le vede rivali , anche se qualcuno ha già suggerito una eventuale alleanza che possa diventare strategica per entrambe. Ma è più facile da dirsi che da farsi, ognuna mira a conquistare l’ambito titolo.

Bari, già da qualche anno, vive un momento d’oro da un punto di vista turistico. Chi lo avrebbe mai detto che la città, fino a una ventina di anni fa protagonista dei titoli delle pagine di cronaca nera, diventasse regina incontrastata, con la Puglia o una parte di essa, del turismo nazionale e internazionale ? In pochi ci avrebbero scommesso. Ma in fondo, Bari e Taranto sono unite da uno stesso percorso: Bari è già partita e ha fatto importanti progressi, Taranto sta per compierlo ma già evidenzia notevoli potenzialità da esprimere. Parliamo del Piano Strategico. Bari ne diventò oggetto di studio nel lontano 2006, quando l’attuale presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, era sindaco della città.

Fu allora che nacque quella grande macchina organizzativa che rivoluzionò l’idea della città e iniziò a plasmarla con una visione organica che guardava ad un futuro sostenibile e creativo. Fu lo sguardo di Emiliano e dell’allora suo assessore, Elio Sannicandro, a disegnare quella Bari che oggi è sotto gli occhi di tutti e che dalle pagine di cronaca nera si è spostata su quelle più patinate sviluppando progettualità ed attrattività del turismo più glamour. Ed è proprio questo percorso che accomuna le due città.

Taranto ha definito ed avviato il suo Piano Strategico di transizione che guarda al mare, all’ambiente ed alla cultura, un’operazione che vede insieme l’area vasta di Taranto con i comuni di riferimento e la Regione Puglia con il suo braccio operativo, l’Asset, l’Agenzia Regionale Strategica per lo Sviluppo Ecosostenibile del Territorio.

L’Asset ha costituito a Taranto il TaLab, una squadra di tecnici a supporto del Comune e degli altri enti territoriali composta da ingegneri e architetti ma anche comunicatori, archeologi e giuristi, chiamati a ridisegnare e a immaginare il nuovo volto di Taranto e del territorio jonico di riferimento. Quella Taranto del futuro che vuole togliersi di dosso il fardello di città della ex Ilva per mostrarsi nella sua bellezza con la sua storia leggendaria. E a dirigere l’Asset c’è sempre lui, l’ing, Elio Sannicandro, lo stesso promotore del Piano Strategico di Bari. 

Noi di bonculture l’abbiamo intervistato.

Ing. Sannicandro,  15 anni fa c’era lei a coordinare il Piano Strategico di Bari. Oggi c’è sempre lei a mettere a disposizione di Taranto il suo background. A Bari la rivoluzione partì proprio da lì, ma come nasce l’idea di un Piano Strategico?  

Con la necessità di definire una visione, di immaginare il futuro migliore partendo dall’identità del territorio e individuando obiettivi e azioni per superare le criticità.  La pianificazione strategica, applicata allo sviluppo del territorio, è uno strumento per analizzare situazioni di crisi individuando le strategie e le modalità per superarle, partendo dai punti di forza ma sopratutto operando con un approccio multidisciplinare e partecipativo.  Infatti, lo sviluppo di un territorio si basa su un mix integrato di vettori quali economia, welfare, ambiente, cultura, mobilità e governance’ .

La Bari di oggi, città attiva e attrattiva, è figlia di quel Piano. Il cambiamento è stato epocale. Con Taranto cosa sta accadendo, anche se siamo solo all’inizio?  

La città di Bari ha invertito il corso degli eventi riscoprendo la propria identità, le proprie qualità e la capacità operativa dei baresi a partire dal ’97 con i Giochi del Mediterraneo e poi nel 2004 con la “primavera pugliese”, momento storico in cui la città assunse la consapevolezza delle proprie potenzialità. Quindi da quel momento, segnato da una forte voglia di partecipazione e protagonismo da parte dei cittadini, furono avviati vari programmi di sviluppo e un periodo di grandi cambiamenti. Il Piano Strategico BA2015 fu uno strumento fondamentale per raccogliere idee, analizzare il contesto sociale, economico e culturale e definire una visione di sviluppo ecosostenibile che guardava al futuro partendo dalla storia e dall’identità del territorio.  

Taranto, a causa di una profonda crisi ambientale ed economica, ha riassunto i problemi epocali determinati dalle politiche industriali degli anni ’60 entrati in rotta di collisione con la qualità dell’ambiente e la salute delle persone. La profonda crisi sociale ed economica, ma sopratutto i danni ambientali prodotti da un modello industriale in cui la città aveva puntato per cinquant’anni, hanno determinato uno scontro senza precedenti, una crisi identitaria che ha lasciato cittadini e istituzioni confusi, preoccupati e privi di una prospettiva di futuro.

Un Piano Strategico è uno strumento che, proprio in situazioni di crisi, partendo dall’analisi di contesto, definisce una strategia che cambi prospettiva, individui una visione che inverta il processo involutivo. Si definiscono una serie di obiettivi di sviluppo, coerenti con la visione ovvero in linea con i sentimenti e la trasformazione culturale che caratterizza questa fase storica ovvero sviluppo ecosostenibile.

Ciò significa, per Taranto, recuperare la sua straordinaria identità e gli elementi che ne hanno caratterizzato la storia: il Mare, l’Ambiente e la Cultura. Su questi elementi si basa il Piano Strateigco di Taranto che deve stimolare il desiderio di rinascita e di riscatto guardando ad un futuro che riscopra e valorizzi l’identità di una città al centro del Mediterraneo. Siamo all’inizio ma stiamo stimolando il fattore più importante per il cambiamento ovvero la consapevolezza dei cittadini e il loro desiderio di partecipare ed essere protagonisti del cambiamento. In questo momento Taranto è un grande laboratorio con decine di iniziative, progetti e interventi che innescano la voglia di guardare al futuro. E’ aumentata fortemente anche la capacità attrattiva di Taranto su cui sono concentrate le attenzioni dell’intera regione e dell’Italia intera. Ma lo sguardo si sta ampliando e Taranto ormai guarda al Mediterraneo. Credo sia stato innescato il germe del cambiamento. 

I tre cardini sui quali si poggia il Piano Strategico tarantino sono Cultura, Ambiente e Blue Economy. Ci faccia l’esempio più rappresentativo per i tre ambiti.  

 La visione di futuro per Taranto si basa sugli asset storici che ne hanno fatto la capitale della Magna Grecia: la collocazione logistica al centro del Mediterraneo in un sito ambientale particolarmente interessante e unico per farne un porto naturale e una capitale di mare. Quindi recuperare la storia e le potenzialità in una logica di blue economy in cui si valorizzano le capacità attrattive e produttive che siano in equilibrio con l’ambiente e che tutelino le risorse ambientali della città dei due mari e di tutta la costa jonica di riferimento. Risanamento ambientale, rigenerazione urbana, recupero e valorizzazione dei beni culturali ed archeologici, sviluppo ecosostenibile, innovazione tecnologica, ricerca scientifica e formazione sui temi dell’ambiente, della salute e del mare. 

Riportare Taranto al centro del Mediterraneo è come riavvolgere il nastro della storia. 

Infatti, il Piano Strategico guarda alla storia per riscoprire l’identità di una città che ha disegnato la storia antica nel Mediterraneo. Da quella storia si traggono gli elementi per la sua rinascita valorizzando il patrimonio culturale e rileggendone il significato e raccontandolo in una narrazione moderna e innovativa che possa risvegliare l’interesse ed il talento dei suoi abitanti .

Bari e Taranto momentaneamente rivali per il riconoscimento di Città italiana della Cultura. Qualcuno ha suggerito un’alleanza, lei che ne pensa?  

Sono due città molto belle, antiche, ricche di cultura e di umanità che si esplica in elementi di grande bellezza ma anche di mancanza, di marginalità, di contraddizioni e di sconfitte. Entrambe sono vere e non nascondono le proprie debolezze insieme ad una grande anima popolare. C’è una forza in tutto questo che deve essere indirizzata verso la bellezza attraverso una competizione culturale che deve fare emergere le capacità migliori e la voglia di affermazione. Non credo sia una buona idea allearsi, in questo caso è necessario che emerga il desiderio di battersi con le idee e le proposte culturali e che vinca la migliore! 

Taranto nel 2026 ospiterà i Giochi del Mediterraneo, la grande kermesse sportiva che si disputò a Bari nel 1997. E c’era sempre lei come deus ex machina dell’operazione. Ancora una volta Bari e Taranto percorrono un cammino comune 

Effettivamente si tratta dello stesso evento olimpico e vi sono alcuni elementi in comune tra i due percorsi organizzativi. Ma ci sono anche notevoli differenze. Per Bari vi era tanto coraggio ed entusiasmo giovanile e la città non era consapevole di ciò che sarebbe accaduto. Per Taranto la scelta organizzativa è più matura e consapevole.

La candidatura di Taranto ai XX Giochi del Mediterraneo del 2026 è nata nell’ambito della redazione del Piano Strategico “Taranto Futuro Prossimo” e ha una precisa finalità legata all’attuazione del Piano, all’avvio del processo di trasformazione e rigenerazione della città, del suo tessuto socio-economico. Un cambiamento radicale ed epocale dopo una crisi industriale dolorosa e particolarmente grave, di portata nazionale.  I Giochi di Taranto nascono da una forte intesa fra Città di Taranto e Regione Puglia su cui sono state coinvolte molte altre istituzioni. Credo che i Giochi rappresenteranno un modello di evento ecosostenibile che racconterà la rigenerazione di un territorio e segnerà un momento storico importante per la cultura ambientale del nostro Paese .

Il Nord della Puglia è rimasto indietro? Perchè secondo lei la Capitanata non ha conosciuto la crescita che ha contraddistinto il resto della Regione? Per la mancanza di un piano strategico?

 Infatti il territorio del nord della Puglia, dai monti Dauni alla Capitanata, dal Tavoliere al Gargano è potenzialmente un territorio di grande interesse ancorché molto vario e diverso al proprio interno. Sarebbe necessario analizzare il contesto storico-culturale e approfondire lo studio socio-economico e le dinamiche di sviluppo degli ultimi decenni. Tutto ciò è indispensabile per redigere programmi di sviluppo che siano coerenti con le potenzialità del territorio e con le attuali tendenze culturali e scientifiche.  E’ la traccia di un Piano Strategico, ma è necessario che vi sia interesse e capacità di individuare una visione di sviluppo che sia compatibile e coerente con le caratteristiche ambientali e con il genius loci di quei territori.
  

Un Piano Strategico di Foggia sarebbe possibile?  

Certamente sarebbe auspicabile. Non c’è futuro senza programmazione e il futuro di un territorio è molto complesso poiché riguarda la popolazione (le città e la campagna), i collegamenti (l’accessibilità e la mobilità), l’ambiente (la naturalità e l’ecosistema), la cultura (beni culturali e formazione), il welfare (i servizi e il benessere economico). Quindi è necessario operare con un approccio multidisciplinare ma anche mediante modalità partecipative che coinvolgano i cittadini, le istituzioni, le forze economiche e sociali. Insomma è un percorso difficile che deve essere condiviso e per cui valga la pena di impegnarsi .

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