Caretta caretta a Rosa Marina, la Natura fa notizia e condivisioni social

by Fabrizio Stagnani

Venerdì 21 agosto, 12:24 am, in provincia di Brindisi, nel villaggio turistico di Rosa Marina, esattamente sulla spiaggetta denominata Cala, c’è stata una schiusa di uova di tartarughe caretta caretta. 

Questa è la notizia, per il resto toccherà parlare, poco professionalmente, in prima persona, anche e soprattutto al fine di evitare inutili e fittizi  escamotage narrativi, considerato il fatto che chi scrive qui è stato coinvolto direttamente nei fatti.  

Audio messaggio su whathsapp: ” Ehi Brizio, ti volevo dire una cosa…sono arrivato adesso sulla spiaggia di Cala, a Rosa Marina, per fare una passeggiata…e mi trovo davanti ad una schiusa di tartarughe…”. Il contatto registrato sul telefono è “Fra’ Genki”, fraterna conoscenza di lunga data. All’anagrafe Francesco Genchi, archeologo, che ha operato per gran parte della sua carriera in Oman, nonché a Santo Domingo ed in estremo Oriente, persona che per vicende raccontate in amicizia attorno a deschi addobbati di birre e prelibate pietanze dai sapori esotici aveva già in passato vantato la sua esperienza in merito alla materia “nidi di tartarughe caretta caretta”. Nei luoghi ove lui opera, soprattutto in Oman, è documentabile la massiccia e costante presenza di tartarughe marine che di anno in anno tornano per affidare alla sabbia le proprie uova. Ma nonostante questo, temendo una canaglia fake news, proprio a fronte della giocosa amicizia che lega, non gli si crede: “Foto, video e geolocalizzazione!”

Scaricati sul cellulare i megabyte necessari, è tutto vero! Ripercorrendo i ricordi legati agli anni di attivismo nel Wwf, in particolar modo anche al Centro Recupero Tartarughe Marine Wwf di Molfetta, è lampante che sia un avvenimento eccezionale. Innumerevoli sulla costa adriatica pugliese gli interventi per salvare i rettili pinnuti, ma su questo versante raro aver sentito mai parlare di covate. Anche se proprio l’anno scorso, dalle parti di Monopoli, fu rinvenuto dopo una mareggiata un piccolo, passato a miglior vita, troppo giovane per essere arrivato da lontano, ma poi nulla più se ne riuscì a sapere. In genere vanno a deporre sullo Ionio.

In diretta viene immediatamente pubblicata la foto notizia sulle pagine social del Wwf Puglia e Wwf Levante Adriatico. Poi superato il momento di emozionante stupore inizia il concitato botta e risposta su quello che sta accadendo a troppi chilometri per arrivarci in tempo prima che tutto sia finito, considerato che in pochi minuti sembrava che ne fossero spuntati dalla sabbia già una cinquantina di piccoli esserini.

La procedura standard per il Wwf è l’identificazione quasi contestuale alla deposizione delle uova, a seguito di segnalazioni o intensi monitoraggi, la messa in sicurezza del sito, la tutela dello stesso e poi alla nascita delle tartarughe, che avviene all’incirca dopo sessanta giorni, l’incanalamento guidato per mezzo di garantite barriere in mare dei nascituri. Nulla di questo è avvenuto a Rosa Marina, il che rende tutto più preoccupante ma al tempo stesso anche più fenomenale. A carpire le informazioni che arrivavano per mezzo foto ed audio messaggi, diretti dal Genchi, una piccola e spontanea schiera di villeggianti, anche loro li di fortuito passaggio, stava improntando, perché non dirlo? Un po’ alla Carlona, ma con tanto sentimento, un pronto intervento d’inestimabile validità. A quanto pare a disorientare le tartarughine il potente faro che illumina la baia. E quindi li tutti a contattare il Consorzio di Rosa Marina per chiedere di spegnerlo eccezionalmente per l’occasione, richiesta per altro tempestivamente accolta. Tutti lì con le torce dei cellulari a vigilare pinnata dopo pinnata il giusto tragitto verso il bagnasciuga di ogni singola di loro. I video che arrivano, inteneriscono e lasciano un po’ di patema d’animo al tempo stesso, si i bambini emozionati, che si ricorderanno a vita dell’episodio, dall’altra parte qualche maldestra operazione che sottolinea l’inesperienza. Alla fine è andato tutto bene. 

Dove la vera preoccupazione di cui all’inizio? Nel fatto che nessuno a giugno inoltrato scorso si sia accorto delle evidentissime tracce lasciate sulla sabbia da una Caretta Caretta emersa dai flutti verso le prime dune per deporre, nel giro anche di qualche ora, decine e decine di uova. Il nido per due mesi è rimasto esposto ad innumerevoli rischi. Dalle unghiate e palettate di umani infanti alla ricerca di acqua nelle profondità, alle miriadi di pali pronti a reggere ombrelloni infilzati dove capita a rumorose ed insensibili macchine utili per pulire da mozzoni di sigaretta la spiaggia. Insomma sempre per nostra responsabilità si rischiava di perdere un’altra più unica che rara scintilla di spontanea biodiversità.   

Al mattino dopo subito la notizia sui canali di Bonculture, in coda un’altra testata on line che ha attinto ad altre fonti. Il Centro Recupero Tartarughe Marine Wwf Molfetta si coordina con Torre Guaceto e Capitaneria di Porto per sovraintendere le operazioni. Arriva l’intervista de la Repubblica, esce l’Ansa, e poi da lì il dilagare della novella, spesso cannibalizzata ed amputata alla ben peggio secondo i vari comodi.  Centinaia le condivisioni, le speranze evocate per il loro futuro insieme a mille sdilinquimenti. La natura fa notizia. Anche se per chiuderla con una morale alla vecchia maniera, sarebbe meglio che ci fosse più conoscenza, attitudine a relazionarsi con l’elemento spregiudicatamente appellato “Natura”. E ovviamente non ci si riferisce a qui paladini, che seppur un po’ alla pompiera, la notte di venerdì 21 a Cala di Rosamarina sono riusciti a salvare una nidiata intera di Caretta Caretta, ma a chi ogni giorno non fa il suo, compreso chi non propone occasioni di formazione e sensibilizzazione. Aspettando che la coscienza collettiva si evolva consapevolmente, più che pregare che qualcosa accada, se a fine primavera su di una spiaggia ancora poco affollata, tra il tramonto e l’alba, vi capita di notare una traccia, come di un grande trattore, ma ad una ruota sola, che parte dalla riva per qualche metro nell’interno e poi fa anche “retromarcia”, SEGNALATELO! Una valida rete di condivisione e informazione è sicuramente una buona spalla per i massicci interventi che dovrebbero scendere in campo, non da ieri, ma avanti ieri, al fine di fare il possibile per tentare di salvarLA. 

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