Casa dolce casa, i disegni dei bambini diventano un ebook in una raccolta per lo Spallanzani: c’è anche l’Alfieri Garibaldi di Foggia

by Michela Conoscitore

Gli alunni più piccoli dell’Istituto Comprensivo “Alfieri-Garibaldi” di Foggia sono gli unici in tutta la città ad aver partecipato ad un bel progetto ideato dalla scrittrice Paola Merolli, Casa dolce casa, una raccolta di disegni creati dai bambini, di varie scuole in Italia e nel mondo, durante il primo lockdown. Un progetto oltre che bello è anche molto importante, perché i disegni saranno raccolti in degli ebook, il cui ricavato sarà devoluto in beneficenza all’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive ‘Spallanzani’ di Roma per la ricerca sul Covid-19.

La sensibilità e la voglia di contribuire al progetto da parte delle maestre che hanno scovato questa iniziativa sono stati immediatamente accolti e supportati non soltanto dal preside, Sergio Russo, ma anche dai bambini e dalle loro famiglie.

bonculture ha intervistato il dirigente dell’istituto, il professor Russo, e le docenti referenti del progetto, Leonarda Di Matteo e Tiziana Di Giulio:

Come nasce la partecipazione al progetto Casa dolce Casa?

Preside Russo: Nasce dall’idea delle docenti della scuola dell’infanzia in via Galiani, avevano già contatti con la scrittrice, che durante il lockdown ha avviato questa raccolta di disegni dei bambini nella fascia d’età che va dagli zero ai sei anni per raccontare la loro vita a casa, e quel che percepivano della pandemia. Sappiamo che attraverso i disegni, i bambini riescono ad esprimere i propri sentimenti ma, sempre disegnando, riescono ad esorcizzare e stigmatizzare le proprie paure. Per i bambini il disegno è un racconto a sé stessi, prima che agli altri.

Tiziana Di Giulio: Per una volta, abbiamo utilizzato i social in modo costruttivo poiché questo contest è stato pubblicizzato su Facebook, durante il periodo del lockdown. Ci è sembrata una cosa interessante da proporre ai bambini, perché in un periodo di chiusura, durante il quale tutti erano in casa, il produrre dei disegni era un’apertura verso gli altri. Poi, dato che il tutto sarà devoluto in beneficienza, le loro creazioni sarebbero rientrate in un progetto che possiede una rilevanza sociale.

Cosa è emerso dai disegni dei bambini del vostro istituto?

Preside Russo: I bambini hanno capito che stava avvenendo un grande cambiamento, quindi le sensazioni più rappresentate sono state quelle di paura e sgomento. Hanno dovuto fare a meno, in poco tempo, di una serie di abitudini e consuetudini, hanno sentito la mancanza dei nonni, però sono riusciti a valorizzare anche il tempo trascorso con i genitori visto che lavorando, non è così scontata la loro presenza in casa.

Leonarda Di Matteo: È emerso qualcosa di inaspettato: un bambino ha disegnato una casa sull’albero, come se si volesse alienare da quella situazione ed è un pensiero alto per un bambino di cinque anni, non si penserebbe mai che un bimbo così piccolo riesca a percepire in modo così intenso la realtà. Un altro bambino ha disegnato tanti cuori, a significare la manca di affettività. Pensi che sono disegni fatti a distanza, senza l’intromissione dell’insegnante, quindi sono espressioni pure dei nostri alunni. Un’esperienza bellissima che non pensavamo ci avrebbe coinvolto così tanto.

Come stanno vivendo i bimbi più piccoli questi mesi ‘particolari’ di scuola in piena pandemia?

Leonarda Di Matteo: Dovendo indossare obbligatoriamente le mascherine, noi docenti stiamo provando a presentargli la cosa come un gioco, quindi divertente, per allontanare dalle loro menti anche la familiarità della mascherina con gli ambienti ospedalieri. All’inizio dell’anno scolastico, io e la mia collega ci siamo presentate mascherate per cominciare al meglio, un nuovo modo per stare insieme.

Preside, come stanno procedendo le lezioni nella sua scuola? Cosa pensa accadrà a gennaio per quanto riguarda la riapertura al ritorno dalle vacanze?

Il mio plesso scolastico copre il primo ciclo di istruzione, quindi fino alla scuola secondaria di primo grado. Finora, in base all’ordinanza del presidente della Regione Michele Emiliano, i genitori sono stati liberi di scegliere se far frequentare le lezioni ai figli, alle medie, oppure no. Con molto orgoglio, dopo due tre giorni di assestamento, siamo riusciti a coprire le ore sia per gli alunni in presenza che a distanza senza procedere ad alcuna decurtazione oraria. Per gennaio, vedremo: la situazione sarà sicuramente oggetto di valutazione da parte della Prefettura e del presidente Emiliano. Chiaro che sarebbe auspicabile un ritorno in classe per tutti, soprattutto i più piccoli che stanno soffrendo di più la mancanza di socialità, però mi rendo conto che è difficile gestire questa situazione. La complessità, secondo me, deve essere una sfida che la scuola deve affrontare nell’interesse comune di tutelare il diritto all’istruzione dei bambini. Per noi dirigenti, se le scuole sono chiuse ci sono meno responsabilità, però il ruolo che siamo stati chiamati a ricoprire ci porta a garantire il migliore dei servizi possibile, compatibilmente con la situazione sanitaria.

Il suo istituto include anche il plesso di Borgo Mezzanone, può raccontarci storie di inclusività e vita quotidiana a scuola degli alunni stranieri?

La presenza di alunni stranieri è una caratteristica che accomuna un po’ tutte le scuole di Foggia, una città che è interessata da un alto processo immigratorio e la storia foggiana è fatta di inclusione e integrazione verso gli alunni figli di immigrati. Nel plesso di Borgo Mezzanone l’inclusione si realizza con successo, il punto di forza di quel plesso è il numero molto esiguo di alunni, quindi è molto semplice seguirli per gruppi. Abbiamo poche classi per ogni ordine di scuola, e con i docenti si è creato un ambiente famigliare, alcuni dei quali vivono lì e conoscono alla perfezione le dinamiche del posto. È un plesso che cerca ogni giorno di reinventarsi, grazie anche alla spinta di alcuni docenti particolarmente volenterosi che hanno una certa professionalità.

Quindi possiamo sfatare il mito di scuola in un posto di frontiera, visto che Borgo Mezzanone è considerato uno dei quartieri più difficili di Foggia?

È un quartiere difficile come tanti ce ne sono nel nostro sud, non credo lo sia più di altri. Sicuramente merita un’attenzione particolare, ci sono delle difficoltà, ma sì è anche un po’ un mito da sfatare: stiamo provando a farlo con un’attenta campagna di comunicazione. Una docente di sostegno, molto giovane, in servizio in quel plesso mi ha confidato che, inizialmente, aveva molto timore nel lavorare lì. Adesso, mi ha riferito, è contenta di esserci perché ogni giorno fa cose innovative in un clima famigliare. Credo che per lei questa sia un’esperienza molto professionalizzante.

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