“Centrale per noi l’obiettivo della diffusione del vizio della lettura”. Alessandra Benvenuto e il bilancio della prima edizione del Premio letterario nazionale I fiori blu

by Antonella Soccio

Immaginare in Puglia, a Foggia, città tra le ultime per lettura nella classifica Amazon, un premio letterario era un azzardo da folli visionari. Portare poi il premio nell’anno della pandemia ha rappresentato un rischio senza fine. Ma la direttrice artistica del Premio letterario I fiori blu Alessandra Benvenuto non si è persa d’animo e con dirette live, interviste social e una rete capillare di associazioni avvertite e sensibili è riuscita a creare movimento ed interesse per i libri in gara.

Per la serata finale, prevista per la fine di agosto, Covid permettendo, la giornalista e animatrice della società civile dei lettori e delle lettrici assicura una sorpresa. Con un ospite d’onore d’eccezione, la diretta tv e la possibilità di consentire l’ingresso al grande pubblico, con il rispetto delle norme anti-covid, grazie alla collaborazione dell’assessorato alla cultura di Foggia che ospiterà il premio nello spazio più suggestivo della villa comunale.

In vista dell’evento noi di bonculture abbiamo intervistato Alessandra Benvenuto.

Prima edizione del Premio I fiori blu. Alessandra, qual è il suo bilancio e come ha risposto la città alla vostra proposta culturale?

Tantissimi hanno risposto agli inviti in biblioteca dimostrando grande curiosità e il riscontro lo abbiamo avuto anche con l’entusiasmo nella espressione di voto. Il terreno è fertile. Foggia è una città in cui vivono gran belle persone.

La sfida sarà continuare a farle incontrare per incrementare scambi prolifici di intelligenze e sensibilità. Alimentare il contagio per il piacere di avvicinarsi a libri meravigliosi che ogni volta possano disvelare mondi sconosciuti.

Ogni lettore dovrà poi sempre più calarsi nel nuovo ruolo di giuria popolare. E presto potrà percepirlo non più solo come un piacere, ma sopratutto come un privilegio.

C’è stata una maggiore partecipazione ideale ai libri in concorso?

La soddisfazione più grande è stata ricevere messaggi di ringraziamento da parte di chi non conosceva qualche autore o autrice “straordinaria”, come è accaduto per Cinzia Leone e Nicolò Govoni.

Che dinamiche si sono attivate tra le associazioni con la pandemia?

Mi hanno riferito di chat di associazioni e club di servizio infervorate in cui ci si scambiavano pareri sui titoli candidati, letti, acquistati o presi in prestito dalla biblioteca per l’occasione. In più, i link delle interviste pubblicate on line sono state condivisi tramite whatsapp, viaggiando anche tra gruppi privati di amici che esprimevano pareri su libri e autori. Abbiamo superato le centomila visualizzazioni.

E’ chiaro che Carofiglio è il favorito. Crede che la prossima edizione potrebbe essere più orientata a scoprire nuovi talenti?

Le dinamiche dei premi sono spesso insondabili.

Ma non v’è dubbio che il concetto di “nuovo talento” suggerisce varie interpretazioni. Basti sapere che, a febbraio apprendemmo della candidatura al Nobel per la Pace del ventisettenne Nicolò Govoni, autore del libro “Se fosse tuo figlio” da noi inserito due mesi prima tra i sedici titoli in concorso per “I fiori blu”.

Molto più che un talento, direi. Non le sembra?

L’idea del premio misto la convince ancora? O virerà verso un tema e una sottocategoria specifica?

La nostra idea è usare la trasversalità nel migliore dei modi possibili. Temi e ( almeno due) generi distinti e autori e autrici noti ( o molto meno, o per nulla) consentono di abbracciare complessità e varietà di gusti e interessi. Specializzarsi o restringere troppo il campo non riteniamo possa soddisfare l’obiettivo della diffusione del vizio della lettura. E poi – posto che saremmo sempre pronti a cambiare direzione – si impara meglio, e di più, percorrendo strade nuove.

Qual è il momento che porterà con lei di questa edizione?

Abbiamo vissuto molti imprevisti umani e professionali pronti per essere inseriti in un manuale. Ma – a proposito della fortuna dei principianti – rimarrà una grande lezione di stile l’esilarante ironia di Gianrico Carofiglio per i microfoni che smisero di funzionare – sul più bello – in biblioteca. E nemmeno dimenticheremo una curiosa coincidenza che suona come un auspicio : dopo la nomina di Paolo Mieli a nostro presidente di Giuria Tecnica, sul Corriere della Sera leggemmo del suo incarico come presidente della Giuria dei Letterati del Campiello ( premio non alla prima, ma – come tutti sanno – alla fortunatissima cinquantottesima edizione ).

Con Gianrico Carofiglio

Il libro che ha amato di più? 

Abbiamo sofferto per opere rimaste fuori dalla sestina. Ma lo stupore è stato ricevere per ognuno dei sei finalisti una rivelazione: l’intensità della Di grado, la forza di Govoni,la profondità  della Marcolongo, l’eleganza di Carofiglio, l’incanto sapiente di Lorenzoni, la chiarezza di Recalcati.

La formula della biblioteca è da ripetere? O c’è l’ambizione di far diventare il Premio una occasione di rilancio della città e dei suoi spazi?

La centralità della nostra Biblioteca “La Magna Capitana” come partner istituzionale è simbolo di un patrimonio straordinario di cui disponiamo per noi stessi e per tutto il mezzogiorno d’Italia. Ed è con questa premessa che ci apriremmo a ogni opportunità di rilancio, con accanto il sostegno prezioso del Teatro Pubblico Pugliese e il partenariato dell’Università degli Studi di Foggia. Siamo uniti dall’entusiasmo della visione progressista di un percorso di crescita culturale e sociale di questo territorio.

E sarebbe più che mai indispensabile praticare anche qui il pensiero del direttore degli Uffizi Eike Schmidt che ha iniziato una crociata contro chiunque voglia rinchiudere la cultura in una torre d’avorio, creando un abisso tra i “veri” sapienti e tutti gli altri. Questa forma di superbia – lui dice – è la vera banalizzazione.

Immagina una collaborazione con grossi festival letterari pugliesi come Lector in fabula o i Dialoghi o con altri Premi blasonati?

Se scoprissimo di essere tutti d’accordo sulla premessa per cui il libro passa prima di tutto dal cuore e dall’emozioni (e lì soltanto deve dirigersi prima di arrivare alla mente) perché no ? “La razza umana è piena di passione – diceva qualcuno – non scriviamo e leggiamo perché è carino. Ma perché abbiamo bisogno di poesia, amore e bellezza”. Sono queste le cose che ci tengono in vita. E noi speriamo che questo Premio possa continuare a dimostrarlo, rendendo più consapevoli (e anche un po’ più felici) le persone che vorranno conoscerlo o parteciparvi attivamente.

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