Concetta Soragnese, dal Parlamento Europeo alla campagna elettorale a Sud

by redazione
Concetta Soragnese

598 preferenze alle amministrative foggiane e la reale possibilità di essere eletta in consiglio comunale se il 9 giugno al ballottaggio dovesse spuntarla il centrodestra di Franco Landella. Eletta al posto di politici navigati, figli della più trasformista politique politicienne. La biografia di Concetta Soragnese appare bizzarra, ad una prima osservazione. È una professionista di valore, poliglotta e dipendente del Parlamento Europeo. Tanti anni in Europa e ora leghista convinta.

Noi di bonculture l’abbiamo intervistata.

Soragnese, qual è il motivo del suo impegno politico in una città come Foggia e perché una persona così affermata come lei decide di tornare al Sud?

Il mio impegno politico è conseguente alla decisione di tornare nella mia terra. Ho lasciato questa città all’età di 19 anni, con il desiderio, tipico di quell’età, di conoscere il mondo e confrontarmi con diverse culture. Oggi, posso affermare di aver acquisito un bagaglio culturale e personale che solo attraverso viaggi, continui confronti, e diverse esperienze lavorative è possibile acquisire. Ora, all’età di 35 anni, ho deciso di mettere tutto questo al servizio della mia terra, affinché la mia esperienza e le mie competenze possano servire a migliorare questa città. In tanti hanno criticato la mia scelta di tornare qui, ma io ne sono fortemente convinta, come sostiene Paulo Coelho “l’individuo che non onora la propria terra, non onora se stesso”. Inoltre, a Foggia cresceranno i miei figli, ed è compito di ogni genitore fare di tutto per offrire ai propri figli un futuro promettente.

È una delle due donne, senza uomini, padri o padrini alle spalle, che hanno superato l’uomo nel ticket e che quindi non si è fatta “fregare” dal sistema dell’accoppiamento. Come ha fatto?

Semplicemente, mi sono impegnata. Ho condotto una campagna elettorale leale, senza criticare l’avversario, ma soltanto proponendo idee e progetti concreti, utili a questa città. Il mio elettorato ha ben compreso che non ero una semplice “quota rosa”, ma una candidata capace e meritevole. Un ticket viene costruito da due persone con un obiettivo condiviso, con le competenze adatte, per costruire qualcosa che sia al servizio della città, e non, come nella maggior parte dei casi, per attirare più consensi.

C’è anche un’altra donna, Liliana Iadarola. Leghista anche lei. Le donne leghiste sono state più scaltre?

Sono soddisfatta del mio risultato e di quello dell’avvocato Iadarola, io che da sempre credo nel prezioso contributo che possono apportare le donne in politica, come in qualsiasi altro settore. Non importa il partito, ma l’impegno profuso, che viene sempre ripagato. Nel nostro caso, le nostre competenze, unite alle idee e alle proposte che rappresentiamo attraverso la Lega, ci hanno permesso di raggiungere un ottimo risultato.

Ha conosciuto Matteo Salvini al parlamento europeo? È stato molto attaccato perché era poco presente. Lei perché ha scelto la Lega?

Non ho mai conosciuto il Ministro Salvini personalmente, ma ho avuto modo di vederlo spesso nelle sedi del Parlamento europeo, sempre combattivo e in difesa degli italiani. Di lui mi hanno subito colpito la determinazione, la tenacia e la coerenza. Tutte qualità da leader. Il compito di un europarlamentare è molto delicato e contraddittorio: se è troppo presente a Bruxelles si viene tacciati di essere poco presenti sul territorio di elezione, se invece non si va in plenaria, si viene incolpati di non svolgere il compito per il quale si è stati eletti. Io ritengo che Matteo Salvini sia stato capace di riaccendere il nostro orgoglio italiano, e, soprattutto, di assumersi il coraggio di decisioni importanti e determinanti per il nostro Paese.

Una riflessione sulla sua proposta dell’Ufficio Europa. Perché Foggia è così indietro rispetto alle altre città pugliesi?

Non solo Foggia, ma tutto il Mezzogiorno ha delle grandi carenze in materia di fondi europei. La nostra provincia, rispetto alle altre pugliesi, non è ancora in grado di sfruttare le risorse europee perché mancano strutture preposte ad intercettare tali opportunità. La colpa non è dell’Unione europea, di Roma, o di Bari, ma nostra, che non ci impegniamo a studiare la materia dell’euro-progettazione, e, di conseguenza, non riusciamo a sfruttare gli enormi vantaggi che ne deriverebbero. Un ufficio Europa permetterebbe di informare i giovani e gli imprenditori di tutte le opportunità a nostra disposizione per creare progetti e nuove infrastrutture. Ritengo che l’informazione prima, e la formazione poi, siano i primi passi da compiere per avvicinare il nostro territorio sia ai cosiddetti fondi diretti, che poco conosciamo, sia a quelli indiretti, che poco sfruttiamo.

Prodi ha detto che il paese in Europa che più di tutti ha generato progresso grazie ai fondi europei è la Polonia. Cosa ci manca per essere la Polonia? Perché al Sud non abbiamo attinto abbastanza a questi fondi?

La Polonia è stata semplicemente più scaltra nel comprendere la vera potenzialità dei fondi europei. Quello che a noi manca è una cultura europea, ecco perché bisogna formare i nostri ragazzi all’euro-progettazione, creare dei corsi e dei seminari per permettere di sfruttare l’immenso panorama dei finanziamenti europei. Non accusiamo sempre gli altri se noi non riusciamo a fare qualcosa, assumiamoci le nostre responsabilità. Ecco perché sarà doveroso da parte della futura amministrazione comunale creare un ufficio preposto a monitorare le opportunità europee, e sfruttare quelle adatte alla nostra città. Un ufficio con persone formate e preposte a fare questo, con persone competenti, che riescano a fornire dei risultati concreti ai nostri concittadini.

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