Contro ghetti e caporalato, il Comune di San Severo presenta un piano di azione, nel PNRR, di 28 milioni di euro

by Antonella Soccio

Il Piano di azione per l’eliminazione degli insediamenti informali e contro il caporalato del Comune di San Severo, finanziato dal PNRR, è realtà.

Il Comune di San Severo ha presentato al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, il Piano d’Azione, descrittivo del set d’interventi, a valere sul finanziamento PNRR Missione 5 Componente 2 per il “Superamento degli insediamenti abusivi per combattere lo sfruttamento dei lavoratori in agricoltura” pari ad un importo di € 27.832.952,99. Il risultato è stato possibile grazie alla intensa sinergia con le forze politiche di maggioranza, la Prefettura di Foggia, la Regione Puglia ed il Politecnico di Bari (Dipartimento ArCoD), nonché al fattivo apporto delle Organizzazioni Sindacali, alla Consulta delle Associazioni, al Terzo Settore, al Privato sociale ed al Gal “Daunia Rurale” che, non solo hanno partecipato agli incontri tematici, ma hanno anche fornito il loro contributo in termini di idee e spunti di riflessione. A tutti va un sentito ringraziamento da parte della Civica Amministrazione.

Questo, però, non è che il primissimo passo. Nei prossimi mesi – secondo gli Amministratori – si aprirà con il Ministero una fase di confronto sulla strategia generale narrata con il Piano d’Azione al fine di dettagliare le azioni in esso previste. Resta, pertanto, da tracciare un cammino ben più lungo e complesso che veda il sorgere di un laboratorio di idee, che parta dalla conoscenza del fenomeno e giunga all’elaborazione di possibili soluzioni di alcune piaghe del nostro Territorio, quali sono quella del caporalato, dello sfruttamento e della lesione dei diritti civili e che guardi con fiducia alle strategie per un sano sviluppo del comparto agricolo, della promozione delle eccellenze agro-alimentari della nostra Terra e del mercato del Lavoro. Tale fase concertativa partirà con l’iniziativa “I have a dream – Difesa dei diritti e processi di inclusione sociale. Strategie di Sviluppo del Territorio ed azioni di prevenzione e contrasto all’emarginazione ed al Caporalato” presso la Struttura Polisportiva “io Gioco Legale” sita in Via Tommaso Fiore, ang. Via Padre Matteo d’Agnone. L’iniziativa nasce in seno al Progetto “InCas” promosso da Anci Nazionale e dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, in collaborazione con la Fondazione “Cittalia”. Il Progetto ha l’ambizione di predisporre dal basso, ovvero in collaborazione con il Territorio, sia con le parti sociali che con le imprese agricole, un Piano d’Azione locale per la prevenzione ed il contrasto di contrasto allo sfruttamento lavorativo in agricoltura e al caporalato. L’approccio della giornata sarà altamente partecipativo e si invitano a partecipare tutti coloro che hanno voglia di conoscere meglio il tema, le esperienze del Territorio e di dare il proprio contributo.

«Il Comune di San Severo – dichiarano il Sindaco, Francesco Miglio, e l’Assessore alle Politiche Sociali, Simona Venditti – è l’unico Comune di Puglia ad essere rientrato nel Progetto “InCas” diventando oggetto di interesse e di studio da parte del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, per il tramite di Anci Nazionale, stante l’esperienza maturata sul campo dalla Civica Amministrazione e dall’approccio sperimentale e di sistema dimostrato con le progettazioni candidate sulle diverse linee di finanziamento. Pertanto, invitiamo tutti coloro che hanno a cuore il tema dei diritti e dell’inclusione sociale a partecipare all’iniziativa».

Il piano, come ha spiegato lo stesso primo cittadino della città dei campanili, si muove su tre direttrici: l’abitare, il trasporto e la qualificazione del lavoro.

«Siamo molto fiduciosi, siamo convinti che il piano troverà gradimento e apprezzamento in Ministero grazie anche alla collaborazione del Dipartimento di Architettura del Politecnico di Bari nella persona del professor Francesco De Filippis», ha osservato Miglio. «Abbiamo ripercorso l’iter di questo importante finanziamento: a maggio il decreto dell’allora Ministro del Lavoro Orlando, il 14 ottobre dopo le elezioni Il Ministero ha emanato delle linee guida per impartire input e direttive ai Comuni che sono soggetti attuatori. Dopo c’è stato l’incarico di Regione Puglia al Politecnico. Arriviamo alla elaborazione del piano di azione. C’è tutto per un reale cambiamento in termini di lotta al caporalato».

Con l’esperienza pregressa con Casa Sankara l’amministrazione Miglio ha contezza del fatto che i caporali fanno leva su tre elementi: l’abitare, il trasporto e l’intermediazione di lavoro.

Casa Sankara è un’organizzazione di volontariato nata il 14 gennaio 2016. L’iniziativa nasce da un’attività di coprogettazione per definire un percorso legale e dignitoso, garantendo a tutti gli occupanti un’inserimento economico e sociale. La foresteria occupata da 400 persone è in gestione dell’azienda agricola Fortore, sita in agro di San Severo, in concessione da parte della Regione Puglia. Tale progetto prevede azioni di partenariato con le istituzioni e gli enti territoriali preposti alla tutela dei diritti dei lavoratori, nonché dei diritti alla cura e alla salute e progetto a carattere socio-culturale.

«Il caporale offre un tetto ed un letto a chi viene a lavorare nel nostro territorio. Sappiamo tutti che offre il ghetto che presenta storture ormai note e denunciate anche sulla stampa internazionale», prosegue il sindaco.

Dentro il piano si indica l’utilizzo di alcuni beni confiscati alla mafia replicando il modello già attuato al vecchio macello comunale con un finanziamento di 4,3 milioni di Pon legalità.

L’idea è quella di creare un villaggio nelle vicinanze dell’ex mattatoio. Insieme alla rifunzionalizzazione di Art Village con un assenso di massima dell’ASL.

Ma non solo. Il Politecnico ha anche suggerito di recuperare il patrimonio immobiliare sterminato di casolari e masserie esistente nell’agro di San Severo. Si tratta per lo più di agglomerati colonici della ex riforma fondiaria. Alcuni sono pubblici comunali, altri privati per i quali si offrirà una locazione ventennale per dare ospitalità ai migranti.

Come ha illustrato il docente del Dipartimento di Architettura del Politecnico di Bari il professor Defilippis che segue il progetto, la nascita e lo sviluppo di insediamenti informali, in alcuni casi veri e propri ghetti, creano uno sfruttamento dei lavoratori e delle lavoratrici che vi dimorano. Spesso la sistemazione alloggiativa è mediata dai caporali del fenomeno, gli alloggi gestiti da istituzioni pubbliche e organizzazioni del terzo settore rivestono un ruolo residuale. Spesso le lavoratrici e i lavoratori che dimorano in insediamenti informali rifiutano la sistemazione in centri organizzati, sia per la vicinanza dei primi ai luoghi di lavoro sia per i costi da sostenere.

La seconda traccia del piano è il trasporto.

«Il caporale offre il trasporto lo porta da dove vive a dove lavora. Ebbene, tutti gli interventi sono lungo la dorsale della strada statale 16, oggetto di ammodernamento, che coincide col tratturo regio che sarà interessato da numerosi finanziamenti regionali. I migranti vivranno su un solo asse viario», asserisce Miglio.

L’altro servizio offerto dai caporali è l’intermediazione occupazionale.

«I migranti sono fondamentali per il comparto agricolo, molte colture a cominciare dal pomodoro si reggono in base all’impiego di queste maestranze, così per le olive e per l’uva. Ma la produzione viene trasformata in altre regioni d’Italia. Attraverso la qualificazione del lavoro si vogliono fare acquisire ai migranti e ai sanseveresi inoccupati delle competenze per la trasformazione in modo da rendere più ricca la filiera produttiva. Da questa vicinanza si può avere un processo di integrazione e inclusione».

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