“Così saremo pronti ad accogliere tutti i nostri alunni in presenza.” Mariolina Goduto spiega la riapertura delle scuole

by Michela Conoscitore

Manca poco più di un mese all’inizio dell’anno scolastico in Puglia, e per dirigenti, docenti, alunni e famiglie non sarà di certo una ripartenza regolare. La pandemia da Covid-19 ha pesantemente inciso sul mondo della scuola: se a marzo ha costretto il governo a chiudere i plessi scolastici su tutto il territorio nazionale, adesso con l’imminente ritorno in classe poche sono le certezze e moltissimi i dubbi e le preoccupazioni, condivise non soltanto dal personale scolastico ma anche dalle famiglie.

L’andamento dei contagi, nelle ultime settimane, di certo non rassicura e la situazione potrebbe rivelarsi imprevedibile come nei mesi scorsi. La gestione di spazi relativamente esigui dove convivono per almeno sei ore al giorno a volte anche trenta individui, tra ragazzi e insegnanti, non fa ben sperare e ha indicato proprio nei mesi scorsi la scuola come luogo decisivo per l’aumento dei contagi, determinando di conseguenza l’interruzione delle lezioni in presenza.

Per conoscere i provvedimenti che il governo centrale e la ministra Lucia Azzolina hanno trasmesso alle scuole su tutto il territorio nazionale, e comprendere anche le eventuali problematiche della loro attuazione bonculture ha deciso di intervistare alcuni dirigenti scolastici di Foggia, compiendo un viaggio tra i vari gradi dell’istruzione statale ed esplorando le relative problematiche legate ad ognuno. Abbiamo analizzato con la dottoressa Mariolina Goduto, dirigente dell’Istituto Comprensivo “Santa Chiara – Pascoli – Altamura”, le difficoltà relative agli alunni che frequenteranno la scuola dell’infanzia, la primaria e la scuola secondaria di I grado.

Dottoressa Goduto come state organizzando questo anno scolastico, con il Covid che incombe?

Ci stiamo preparando come se fosse un anno normale, nonostante l’atipicità della situazione. Stiamo nominando i docenti, organizzando le classi, proceduto alle misurazioni che era opportuno fare, calcolando il muro degli alunni che in ogni aula è possibile ospitare, naturalmente predisponendo gruppi di apprendimento e non classi, che potrebbero variare di giorno in giorno, a seconda delle esigenze. Per quanto riguarda la mia scuola, credo che la situazione di partenza sia abbastanza favorevole perché il numero degli alunni ospitati in ogni classe ci consente di pianificare un tipo di progettazione che non presenta particolari problematiche. Per esempio, i ragazzi della scuola media lavoreranno comunque per classi, mentre per la primaria abbiamo previsto un incremento di quest’ultime, proprio per ottemperare alle regole del distanziamento sociale ma ciò andrà a vantaggio degli alunni. Paradossalmente, in virtù dell’emergenza sanitaria, sperimenteremo una didattica più inclusiva e vicina ad ogni alunno, laboratoriale e a misura delle esigenze di ciascuno di loro. Inoltre rinnoveremo anche il patrimonio d’arredo scolastico, a partire da banchi e sedie fornite dal commissario straordinario Domenico Arcuri, e con i fondi aggiuntivi assegnati proprio per l’emergenza Covid acquisteremo armadi ed espositori che indirizzeranno verso una nuova metodologia educativa e pedagogica, non attuabile prima in virtù del numero di alunni più consistente. Questo è un aspetto positivo dell’emergenza sanitaria, perché l’organizzazione degli spazi d’apprendimento non è materia secondaria ma è un aspetto imprescindibile e fondamentale per la realizzazione di una scuola che mira all’innovazione metodologica. Le famose sedute innovative con le rotelle, tanto contestate, o i banchi modulari sono una bellissima opportunità di cambiamento, e ci permetteranno di ricavare spazio non soltanto per rispettare le misure Covid ma anche per creare aree-laboratorio.

Quali sono i materiali e gli arredi di cui avete fatto richiesta? Sono già stati consegnati?

Innanzitutto stiamo ancora aspettando i materiali per la disinfezione e i dispositivi di protezione come mascherine, detergenti e termo-scanner, ordinati all’inizio dell’estate. Immaginavamo questo ritardo nelle consegne, visto che durante il periodo estivo la produzione delle ditte rallenta. Molte delle dotazioni abbiamo appreso saranno direttamente fornite dal governo, nella persona del commissario Arcuri. Però se prima le ho parlato degli aspetti positivi dell’emergenza sanitaria, purtroppo non mancano quelli negativi: penso soprattutto ai bimbi dell’infanzia e della primaria, non potremo assicurare tra loro sempre e comunque il distanziamento sociale. Per la prima fascia scolastica dell’istituto comprensivo, è evidente che la didattica è costituita anche dal contatto corporeo, sguardi, abbracci e coccole sono essenziali per piccoli alunni che lasciano per la prima volta il nucleo famigliare e vengono catapultati in un ambiente a loro estraneo. Ma penso anche agli alunni di sei anni, la nostra didattica è molto basata sui giochi corporei quindi se da una parte ci sarà spazio per l’innovazione, dall’altra dovremo compensare tutto quello che non potremo attuare nell’area della corporeità e della psicomotricità. Quelle erano occasioni per i primi approcci con la letto-scrittura o per insegnare le prime operazioni matematiche. Dovremo sperimentare altre strade.

Nel ‘nuovo’ ambiente classe cosa potremo osservare?

Sicuramente i termo-scanner posti ad ogni ingresso dei vari plessi scolastici, mascherine per ogni docente e personale della scuola. Abbiamo previsto la distanza di almeno 1,80 m tra un alunno e l’altro. Ma non potremo eliminare i rischi inevitabili legati all’ospitare in ogni edificio scolastico tra le trecento e le quattrocento persone, tra alunni e dipendenti scolastici. Non potremo evitare la vicinanza tra genitori e bambini negli spazi antistanti le scuole. Aspettiamo docenti e collaboratori aggiuntivi, ma sarà durissimo presidiare aule, corridoi e servizi igienici. Non dobbiamo dimenticare che la scuola oltre ad un luogo di formazione e socialità, è diventato anche uno dei posti in cui è più facile trasmettere il contagio.

A proposito di contagi, ipotizzando scoppi un focolaio in uno dei plessi che lei dirige, quali sono le direttive che il Miur ha previsto in questi casi?

Abbiamo aggiornato qualche mese fa un documento per la sicurezza, a cui si aggiunge un protocollo che abbiamo fatto deliberare dai nostri organi collegiali con tutte le prescrizioni che occorre seguire per evitare il contagio. Non dimentichiamo che molti di noi sono tornati da luoghi di vacanza, ed è chiaro che, inoltre, dietro c’è un mondo che non si attiene solo all’orario scolastico ma riguarda il tempo libero, è evidente che docenti e bambini frequenteranno altri spazi. Se scoppierà un focolaio, dal mio punto di vista, questo non sarà un limite o una debolezza riscontrata esclusivamente nella scuola. Nonostante tutte le nostre precauzioni, non possiamo escludere la possibilità di un contagio, come sta accadendo nelle mete di vacanza. Basti pensare alla Sardegna: non credo che i gestori delle attività non abbiano fatto rispettare le regole anti-Covid. A scuola andremo anche oltre la prevenzione, perché per i dipendenti della pubblica amministrazione non è obbligatoria la misurazione della temperatura, cosa che invece noi attueremo. Ma comunque ciò non ci proteggerà perché negli asintomatici non si registra febbre al di sopra dei 37,5°. Non ometterei anche altre considerazioni…

Quali?

La maggior parte del personale scolastico ha un’età che supera i cinquant’anni e sono portatori di altre patologie, quindi sono nella fascia più a rischio per il Covid. Quindi, un altro rischio potrebbe essere quello dell’assenteismo, a cui però non voglio affibbiare un’accezione negativa perché è giusto che chi è più debole, si protegga. Ma ciò comporterà assenze e defezioni, e ne dobbiamo tenere conto. Con questo non voglio dire di essere contraria alla ripresa delle lezioni in presenza, ma è come se non potessimo agire diversamente poiché i tempi di allentamento dal virus si allungano a dismisura. Ci stiamo attrezzando per affrontare questa situazione eccezionale come se fosse la normalità. Altre problematiche sono quelle legate al trasporto, ma credo che il Comune stia già gestendo la cosa. Oppure il servizio di refezione scolastica, e stiamo cercando di ovviarvi evitando di organizzare la mensa in grandi spazi, come abbiamo fatto fino a qualche mese fa. Stiamo progettando il servizio mensa nelle aule didattiche in cui bambini e ragazzi lavorano. Questo comporterà un’organizzazione accorta del nostro personale ausiliario che pulirà e disinfetterà gli spazi. Sempre meglio, però, che ospitare 50-60 ragazzi tutti nella stessa aula. Non realizzeremo incontri collegiali in presenza, anche se progettare il nostro lavoro educativo e didattico a distanza sarà complesso. E l’aumento dei contagi non ci fa stare tranquilli.

Dei test sierologici a docenti e personale scolastico cosa ne pensa? Li ha consigliati ai suoi colleghi?

Sì li ho consigliati, e ho inviato una nota attraverso la quale ho trasmesso le disposizioni dei ministeri. Però come tutti i trattamenti sanitari, i test sono su base volontaria quindi vengono effettuati solo se i soggetti lo vogliono. È una delle tante iniziative, come l’app Immuni, che non essendo obbligatorie perdono d’efficacia.

Secondo lei, il ministro Azzolina sta gestendo bene la ripartenza della scuola?

Secondo me non poteva fare diversamente, e chiaramente dicendo ciò non sto esprimendo una posizione personale, ideologica o politica. Personalmente avrei proseguito con la didattica a distanza, rafforzando un sistema che ha dato segnali di grande successo negli ultimi tre mesi dello scorso anno scolastico. Le dotazioni tecnologiche di cui eravamo in possesso, che abbiamo arricchito per effetto dei nuovi finanziamenti e che abbiamo lasciato alle famiglie in comodato d’uso. Queste attrezzature ci avrebbero permesso di perfezionare quel tipo di sperimentazione che avevamo realizzato con la Dad. Però capisco che le famiglie abbiamo bisogno di un servizio che non è solo educativo, la scuola è anche un servizio sociale. Non abbiamo mai smesso di lavorare, giusto pochi giorni di vacanza ad agosto, io sono perennemente in contatto con collaboratori e famiglie. Spero però che i cittadini comprendano anche i nostri sforzi e che non ci lascino con pochi alunni.

Le preoccupazioni dei genitori a cui accenna, riguardano anche la scelta di non far frequentare ai figli la scuola per quest’anno scolastico?

Alcuni genitori mi hanno posto domande sulla scuola famigliare: è una possibilità che lo Stato concede ai genitori, oltre a scuole statali, paritarie e private, di educare i figli a casa, sottoponendoli poi ad un esame finale di idoneità al termine dell’anno scolastico. Spero che le domande siano state solo dettate dalla curiosità. Rimaniamo disponibili a dirimere qualsiasi dubbio, e abbiamo preparato anche degli opuscoli informativi semplici e immediati da dare ai genitori. Manca circa un mese alla riapertura delle scuole in Puglia, e non sappiamo quale sarà l’andamento della curva epidemiologica allora. Vedremo se chi ha richiesto a gran voce il ritorno della didattica in presenza, manterrà l’impegno ideale preso con le istituzioni scolastiche. Comunque tra un mese, noi saremo pronti ad accogliere tutti i nostri alunni in presenza.

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