Dal rito dell’affascino alle nenie, Mònde mette in scena il patrimonio culturale popolare per “Custodire l’immateriale”. Intervista a Luciano Toriello

by Antonella Soccio

Le nenie funebri, le processioni del Santo e della Passione, i canti del raccolto, la sapienza artigiana delle castagnole e delle chitarre battenti, il rito del malocchio con l’olio, l’acqua e il fuoco, i balli sulle messi e nelle tinozze d’uva, le pietanze contadine, la pasta fatta in casa, la tosatura delle pecore, l’uccisione del maiale, lo sposalizio come evento pubblico.

Chi di noi non ha almeno un ricordo della Puglia “arcaica”, quando gli usi popolari non erano ancora brand e motivo di promozione turistica?

Custodire l’immateriale del Gargano e dei territori del Sud e tutti i racconti del mondo contadino, fatto di fascinazione stregonesca e momenti magici, significa prendersi cura di un patrimonio culturale di identità, radici e memoria sconfinato, giunto quasi alla fine della sua storia.

Dal 2018 “MAD – Memorie Audiovisive della Daunia”, soggetto ideatore e organizzatore di tutte le edizioni di “Mònde. La festa del cinema sui cammini”, raccoglie le “memorie audiovisive” della provincia di Foggia. MAD – Memorie Audiovisive della Daunia nascecome archivio digitale di documenti audiovisivi relativi alla storia e alle tradizioni etno-antropologiche del territorio della Daunia, dal secondo ‘900 ad oggi.

È un cammino quello che ci conduce a recuperare tracce del nostro passato collettivo.

Ebbene, quest’anno il festival Mònde attinge a piene mani dal patrimonio culturale immateriale del Gargano per riportarlo alla ribalta del discorso pubblico delle amministrazioni e dei vari Enti. Del resto dell’importanza di tale patrimonio è ben consapevole l’UNESCO che, nell’attuare misure atte a favorire la trasmissione del patrimonio culturale immateriale fra le generazioni, ha adottato nel 2003 la Convenzione per la Salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, ratificata dall’Italia nel 2007. Tale Convenzione prevede una serie di procedure per l’identificazione, la documentazione, la preservazione, la protezione, la promozione e la valorizzazione del bene culturale immateriale. Ed è su questa linea che si colloca il disegno di legge proposto, nel luglio del 2021, dall’Assessore alla Cultura della Regione Puglia Massimo Bray in materia di censimento, inventariazione e valorizzazione dei Beni Immateriali della Puglia.

Il direttore artistico Luciano Toriello con la consueta passione ha messo su quest’anno insieme a tutto lo staff una tre giorni ricchissima di riflessioni e visioni cinematografiche inedite, dedicando l’apertura delle proiezioni del festival dei cammini a “Cùntami” di Giovanna Taviani.

«Il mio è un archivio privato non è pubblico come quello dell’Istituto Luce o Rai Teche, esistono altri archivi di famiglia, sopratutto a Bologna, ma hanno più la forma di fondo, molti altri sono tematici come quelli sulla Resistenza. In Puglia l’archivio di MAD è una eccezione, noi siamo gli unici che abbiamo le risorse per digitalizzare e catalogare i contenuti. C’è la Mediateca che ha gli strumenti ma non ha il personale per la digitalizzazione, acquisisce solo il contemporaneo. Il mio interesse invece è per tutti gli studiosi, gli antropologi che hanno materiali che noi possiamo già digitalizzare», spiega Luciano Toriello a bonculture.

Molto materiale è approdato nelle mani del regista lucerino grazie ai doni e alla ricerca di anziani studiosi. Nessuno prima di Toriello si è proposto per digitalizzare e catalogare un patrimonio culturale immenso.

«Sarebbe utile non fare uscire dalla regione questo patrimonio, farlo acquisire con un lavoro sinergico alla Mediateca regionale. Io negli anni ho preso quello che mi donavano, il lavoro è tantissimo.

Michele De Filippo, che ha realizzato decenni di lavoro e studio etno-antropologico sul territorio di Monte Sant’Angelo e del Gargano in generale, ha tutti i canti delle donne. Prima il diritto d’autore era meno pressante. Dai vecchi tg si scopre tantissimo, tantissimi eventi, i servizi dei concerti che sono di jazz, musica popolare, da lì si può ricavare come siano nati certi canti.

L’esempio massimo sono Matteo Salvatore e i Cantori di Carpino, i loro dialoghi non ce li abbiamo ma ho del materiale donato da Eurgenio Bennato di Andrea Sacco che spiega la genesi di alcune composizioni. È importante recuperare come nascono i testi. All’inizio di ogni concerto Matteo Salvatore illustrava come nascevano le sue canzoni, vere e proprie fiabe nere».

Anni fa allo Sponz Fest Mariangela Capossela, dopo lo studio sui matrimoni, ha realizzato un’opera artistica sui canti funebri, intitolandolo Trenodia i treni delle nenie, quanto patrimonio di nasconde dietro questo rito millenario?

«Sui canti funebri, Giulio Mastromauro che ha vinto il David con Inverno, ci spiegherà come il pianto possa elaborare il lutto, con i ragazzi del liceo torneremo ai miti greci. La professoressa Laura Marchetti ci parlerà in apertura del rito dell’affascino, il malocchio, e di come veniva tramandato tra tre donne, in piccoli gruppi. Del malocchio si sa ancora troppo poco, Daniela Floris del portale Folklore ha un documento, esiste un filmato di un giornalista che a Vico si sottopone all’affascino».

Monte Sant’Angelo, secondo Toriello, potrebbe ambire ad un terzo riconoscimento Unesco, per le tradizioni popolari. Il Gargano rispetto alla Basilicata e al Salento tanto studiati da Ernesto De Martino e Alan Lomax ha bisogno ancora di catalogare il suo materiale, ancora poco sfruttato dalle amministrazioni.

Cosa è cambiato in queste 4 edizioni? Adesso i cammini sono diventati di moda…

«Il vero viaggiatore non ama i film spot turistici, nel nostro cartellone ci sono dei cammini e la transumanza, 3 Caminos mi è piaciuto non solo per l’anteprima nazionale che ci sarà da noi, ma perché si parla del cammino com’è veramente, ossia un rito di passaggio. Il cammino non è una la vacanza o per sperimentare la cartellonistica, c’è un cambio di rotta, uno scossone che il camminatore chiede alla vita. 3 Caminos racconta di tanti ragazzi che da varie parte del mondo scelgono Santiago de Compostela come rito di passaggio».

La Francigena che arriva a Monte non ha ancora assunto una tale potenza simbolica nella vita dei camminatori…

«In passato ci sono state delle statistiche, la maggior parte dei camminatori andavano a Santiago per interrogarsi, per riflettere sul loro lavoro, su un amore, su momenti di transizione della loro vita. Riflettere e guardarsi dentro. Sì è vero, la Francigena non ha ancora questo significato, ma io credo che ogni cammino ti può portare a te stesso, il camminare ti mette sul sentiero. Sarebbe facile prendere dei film di successo e metterli in programmazione, ma noi vogliamo selezionare opere che per logiche assurde non arrivano nei circuiti di distribuzione e questo vale anche per gli spettacoli teatrali. Alla fine del cammino di Mònde di sabato ci sarà uno spettacolo teatrale, Voci delle piante, di 4 ragazze che ho incontrato durante il mio Cammino di San Benedetto, parlano con la voce delle erbe officinali dei miti e delle leggende e dei miti greci e di come è nata la medicina popolare voi dovete assolutamente venire. Mai come in questo momento serve fare rete, è inutile improvvisarsi tutti organizzatori di eventi o di cammini, vanno messe insieme le professionalità».

You may also like

Non è consentito copiare i contenuti di questa pagina.