Dalle previsioni dei “mega fire” agli abbattimenti dei manufatti abusivi, tutte le azioni di ripristino della legalità del Parco del Gargano

by Antonella Soccio

«Dopo aver cercato di cambiarlo, di adeguarlo alle nostre nostre esigenze è giunto il momento in cui questo mondo noi dobbiamo curarlo, custodirlo. Lo abbiamo fatto ammalare e ce lo sta dicendo in tutti i modi».

Si affida al messaggio green di Papa Francesco Monsignor Franco Moscone, Arcivescovo della Diocesi Manfredonia Vieste San Giovanni Rotondo durante il suo saluto al convegno organizzato da Carabinieri Forestali e Parco Nazionale del Gargano. La cura del territorio, la lotta ai cambiamenti climatici, la necessità di fare sistema per incamerare risultati attraverso progetti condivisi partecipativi. Sono stati tantissimi i temi sviscerati nel corso delle sue sezioni di studio e approfondimento sulle aree protette.

Uno dei più evidenti effetti dei cambiamenti climatici è il fenomeno degli incendi, amplificato dalle ondate di calore. La Puglia è quinta in Italia per numero di fenomeni ma prima se si considera il dato in percentuale al territorio boschivo presente. Ogni cinque anni ciclicamente si registrano ondate anomale di calore che danno vita ai mega fire incendi di proporzioni enormi che possono arrivare a distruggere oltre venti ettari di terreno (quando il dato medio è di tre ettari). Un esempio quanto accaduto a Oristano la scorsa estate il più grande incendio degli ultimi duecento anni.

Ma cosa si può fare? Se è vero come ha affermato il prof Giovanni Sanesi durante il convegno che “quando si alzano i canadair è ormai troppo tardi”, la prevenzione va fatta prima attraverso scelte strategiche che coinvolgono quei territori, come il Gargano, fortemente antropizzati. E dunque manutenzione del sottobosco e attenzione alla strade da cui partono la maggior parte degli incendi.

In prima linea ci sono i Carabinieri Forestali che da duecento anni si prendono cura di Umbra non solo per ciò che riguarda i controlli ma anche per la sensibilizzazione e la promozione di una cultura dell’ambiente consapevole attraverso azioni di sensibilizzazione per le nuove generazioni.

Marco Di Fonzo, Colonnello Arma Carabinieri del Comando Tutela Forestale e Parchi – Nucleo Informativo AIB ha illustrato tutte le tecnologie a disposizione dell’Arma. Dei Carabinieri fa parte la più grande rete di analisti specialisti (NIAB) degli incendi boschivi. Si tratta di specialisti che intervengono a fiamme spente che interpretano i segni e svolgono a ritroso il cammino delle fiamme, comprendendo il percorso degli incendi boschivi e sfruttando le opportunità offerte dagli assetti satellitari in particolar modo radar Sentinel 2 e il PuG SAT 120 .

Ebbene, il futuro sta nell’implementazione di tali sistemi che aumenteranno per numero e presenza. Se oggi alcuni satelliti passano in certe aree ogni tre o cinque giorni, in futuro le rilevazioni saranno giornaliere grazie ad un investimento di circa 2 miliardi di euro che cambierà totalmente il modo di operare nella protezione ambientale.

L’altra piaga del Gargano è l’abusivismo edilizio, un fenomeno che ha conosciuto un boom negli anni 90 e 80 e che negli ultimi anni sta diminuendo grazie alle azioni intraprese e soprattutto alle demolizioni effettuate. Si tratta di un iter lungo e complesso: la Procura di Foggia è una delle poche in Italia ad avere istituito un ufficio ad hoc. La Sostituta Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Foggia Anna Landi ha parlato a lungo dell’argomento partendo da un protocollo di intesa assolutamente innovativo sottoscritto con il Parco Nazionale del Gargano e che ha permesso la demolizione di oltre 60 manufatti abusivi. Il protocollo è stato individuato dal Ministero come best-practice per il ripristino di forme di legalità sul territorio.

Grazie a questo protocollo è stato possibile realizzare l’abbattimento di oltre 60 manufatti appunto, realizzati abusivamente nell’area del Parco e procedere al ripristino dello status iniziale dei luoghi sottoposti ad abuso, luoghi di notevole importanza sotto il profilo naturalistico ed ambientale. Un modello seguito dai comuni di Mattinata, Vieste e Manfredonia. È attraverso le demolizioni che le istituzioni tutelano il territorio ripristinando la legalità.”

La magistrata ha mostrato le foto di alcune recenti demolizioni. La più clamorosa, a Vieste, ha riguardato un intero residence, il “Defensola”, totalmente abusivo e composto da numerosi appartamenti affittati ai turisti. Ma non solo Vieste, una delle zone più martoriate da questa piaga storicamente è Torre Mileto, dove sono state abbattute case abusive addirittura senza servizi igienici e corrente e alimentate con generatori elettrici di fortuna. Case che affondavano direttamente nella sabbia senza considerare la mancanza della fogna per cui tutti gli scarichi e i rifiuti venivano buttati in mare.

L’ordine di demolizione prevede anche il ripristino dei luoghi e la natura trova sempre il modo di riprendersi i suoi spazi.

Questo modo di operare è dunque la strada giusta, sinergia tra le istituzioni e forze dell’ordine per il raggiungimento degli obiettivi. I numeri dicono che queste azioni hanno anche un importante effetto deterrente per quanto persistano tutte le criticità dovute soprattutto al problema delle prescrizioni del reato e dunque l’auspicio è un intervento del legislatore.

«Siamo alla vigilia della programmazione di nuovi fondi di sviluppo di investimenti europei ma siamo dentro una transizione ecologica, economica e politica coinvolgono tutte le comunità del Parco», ha sottolineato il sindaco di Carpino, Rocco Di Brina, presidente della Comunità del Parco.

«Uno dei lasciti più importanti della vecchia legislatura sono le ZEA le zone economiche ambientali che un po’ sulla falsa riga delle ZES avrebbero dovuto agevolare investimenti e attività private ecosostenibili nei parchi- ha aggiunto- Dico avrebbero perché l’irruzione della pandemia ne ha limitato fortemente la distribuzione di queste risorse. Dovremmo spingere affinché si applichi una maggiore fiscalità di vantaggio nelle aree protette integrando in particolar modo la semplificazione delle procedure valutativa e autorizzative con analoghe procedure che la Zes attiverà in comuni che appartengono al nostro parco (Manfredonia e Monte Sant’Angelo) e per quello che riguarda le aree destinate agli insediamenti produttivi».

E ancora: «Dobbiamo mettere a frutto le opportunità normative introdotte e sull’utilizzo dei beni demaniali nelle aree protette finalizzate a realizzare interventi di recupero, riconversione e valorizzazione. Come non cogliere il potenziale della digitalizzazione aperta dalle misure del pnrr in relazione al fenomeno del south working che possono diventare luoghi di lavoro. La transizione ci obbliga a cooperare per rinnovare e proporre obbiettivi strategici e pacchetti di interventi da sottoporre sia al governo nazionale che si appresta a mettere le mani sul volante del pnrr sia al governo regionale che si appresta a varare il nuovo ciclo di programmazione 2021-2027».

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