Friday for Future, Giorgia Mira da Bari: “In piazza perché la crisi climatica è passata in secondo piano rispetto a quella sanitaria”

by Andrea Giotta

Si stima che, tra sette anni, l’anidride carbonica che potremo emettere sarà esaurita. Da quel momento in poi il cambiamento climatico diventerà irreversibile e sarà sempre più difficile fermarlo.

Non ne possiamo più – scrivono i manifestanti di Fridays For The Future Italia – delle promesse, delle belle parole e delle pacche sulla spalla, dobbiamo farci sentire”. A farsi sentire sono stati sicuramente anche gli attivisti di Bari che oggi, insieme ai loro colleghi di Sassari, Treviso, Roma, Bologna, Firenze e di molte altre città italiane, hanno dato vita al sesto sciopero globale per il clima. Tra gli attivisti scesi oggi in strada in quel di Bari c’è Giorgia Mira, studentessa del liceo scientifico e volontaria di Fridays For The Future Bari, movimento che, diffusosi a macchia d’olio sulla nostra Penisola, prende di petto il messaggio e la battaglia portata avanti da Greta Thunberg, impegnandosi attivamente al fine di preservare l’ambiente e il pianete

Perché manifestiamo? Dopo la pausa forzata dal covid abbiamo sentito la necessità di scendere in piazza perché la crisi climatica è passata in secondo piano rispetto a quella sanitaria”.

Un momento di riflessione che, in osservanza di tutte le misure di distanziamento e precauzione, prevederà due tavoli di discussione. È stata così articolata questa manifestazione che, nella città di Bari, si è svolta in un polmone verde della città, Parco “due giugno”.

Abbiamo pensato a uno sciopero basato sul dialogo – spiega l’attivista – non avendo organizzato un mega corteo, come fatto nelle precedenti edizioni, per via degli assembramenti che si sarebbero potuti creare con esso”.

Rete interscolastica e mobilità sostenibile. Questi i due punti fondamentali previsti dai tavoli di discussione.

All’ interno delle scuole ci piacerebbe diffondere sempre di più l’attenzione verso l’ambiente. Come? Magari inserendo erogatori d’acqua al posto dei distributori, oppure introducendo la raccolta differenziata nelle classi, così da rendere sempre più consapevoli gli studenti.

Altro tema che ci sta molto a cuore è la mobilità sostenibile. Molti pendolari riscontrano quotidianamente difficoltà con i mezzi pubblici. Vorremmo una mobilità che tenga conto delle esigenze di tutti e che, allo stesso tempo, rispetti l’ambiente perché la giustizia ambientale va in parallelo con quella sociale.

Molti ragazzi segnalano come, spesso, i mezzi saltino alcune tappe costringendoli ad arrivare in ritardo a scuola. Al termine del lockdown, data la grande affluenza di utenti alcuni mezzi di trasporto a disposizione della collettività, dovendo garantire comunque un minimo distanziamento all’interno, abbiamo tirato dritto in alcuni casi non rispettando delle fermate. Di contro apprezziamo molto l’introduzione nella nostra, come in altre città, delle bici e dei monopattini elettrici. Ci piacerebbe vedere come abitudine nelle metropoli il sistema dello sharing, in questo modo si possono ammortizzare i costi perché c’è un ventaglio sempre più ampio di persone che usufruirebbero di servizi incentrati su una mobilità sempre più sostenibile.

Auspicheremmo poi l’introduzione, a livello comunale, di un mobility manager, cosa che, chiedemmo al sindaco Decaro, circa un anno fa quando, in occasione del terzo sciopero globale per il clima, consegnammo al primo cittadino un documento tra i cui punti c’era anche questa richiesta.

Il nostro motto è “Pensare globale ma agire locale

Infine che appello ti senti di lanciare?

Mi piacerebbe che a manifestazioni come questa non prendano parte soltanto gli studenti, ma anche insegnanti e presidi. Ultimamente è stata approvata una legge per introdurre l’insegnamento dell’educazione civica e ambientale nelle scuole, compito che è stato affidato all’Ente Nazionale Idrocarburi. Questa cosa ha scalfito le coscienze soprattutto di noi attivisti, che non tolleriamo come un ente che inquini possa spiegare ai docenti in primis, che poi lo insegneranno a noi studenti, come non inquinare. Il tutto risulta essere un grosso controsenso, ma c’è di più perché l’ANP, associazione nazionale dei presidi, ha dato parere favorevole alla proposta avanzata dall’Eni, poiché , a detta degli stessi dirigenti scolastici, avendo il suddetto ente inquinato può mostrare degli accorgimenti per non inquinare. Noi, che abbiamo a cuore le sorti dell’ambiente, leggiamo il tutto come un greenwashing, ovvero un lavaggio del cervello e speriamo vengano prese delle decisioni che sovvertano quelle già in atto”.

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