Giovanna Parlante, la donna che denuncia il racket delle mozzarelle nella città della Quarta Mafia

by redazione

La sua pizzeria bruciata. Infinite intimidazioni, minacce, avvertimenti, appostamenti, tutoraggi non richiesti. È una storia da brividi quella di Giovanna Parlante, che ha nel suo cognome il suo destino di donna che parla. Di donna che testimonia, denuncia e dice no al racket delle mozzarelle.

La commerciante e pizzaiola foggiana ha ripercorso la sua storia in un appuntamento elettorale, organizzato a Foggia dal candidato sindaco del centrosinistra extralarge Pippo Cavaliere, che da ex presidente della Fondazione Antisusura Buon Samaritano, sta facendo della legalità il perno centrale della sua campagna per le amministrative nella città della Quarta Mafia d’Italia.

I fatti risalgono al marzo del 2013. “Non sono un’eroina, sono una persona normale. Quello che mi è accaduto succede quotidianamente a tanti commercianti della città, in un modo o nell’altro”, ha detto in esordio Giovanna.

Agromafie e forniture di prodotti mafiosi, saggi su saggi confermano che il made in Italy del food è sempre più attenzionato dalle mafie, così come il racket nei confronti degli olivicoltori e dei vignaioli. Campagne e tavole sono bersaglio della criminalità, lo ha certificato Gian Carlo Caselli nel suo testo “C’è del marcio nel piatto” edizioni Piemme.

“Le agromafie si insinuano in ogni passaggio della filiera agroalimentare: dal campo allo scaffale, dalla tavola alla ristorazione. Controllano campi, acqua, trasformazione e trasporto su gomma dei prodotti, su cui sono egemoni e moltiplicano le intermediazioni, facendo aumentare i costi finali” (Gian Carlo Caselli)

 Le frodi nel settore alimentare, sanitarie o commerciali si distinguono in sofisticazioni (mozzarella al perossido di benzoile con effetto sbiancante), adulterazioni (vino al metanolo per aumentarne la gradazione alcolica), alterazioni (vini fermentati con invertasi, mozzarella prodotta con caseina) e contraffazioni (margarina proveniente da grassi minerali, prosciutto estero con falso marchio del Prosciutto di Parma).

“Tutto è partito nel 2003 con una serie di furti di autovetture- ha raccontato Giovanna Parlante- e rapine fino a quando non sono stata avvicinata da tre persone. Si sono messe a disposizione, mi hanno fatto credere che erano degli amici. E invece mi hanno condizionato l’esistenza. Quando entrano da te chiedono favoritismi vari, pizza gratis, prestiti. Ogni due o tre mesi mi veniva rubata un’autovettura, una sera mi fecero prima una rapina e poi mi rubarono la macchina”.

“Mi hanno chiesto sempre favori, in cambio di una presunta protezione e io ero sempre disponibile- continua- Un bel giorno un personaggio di questa famiglia mi chiese di addirittura di aiutare un amico in difficoltà affinché gli pagassi il fitto di casa. Io però a quell’epoca avevo un cancro, mi son dovuta allontanare dalla pizzeria, le vendite non erano più le stesse. Nel frattempo, una mia dipendente strinse una relazione con uno dei malavitosi, a quel punto non sapevo come allontanare la mia dipendente, per fortuna anche lei ha avuto un’altra proposta ed è andata via. Dopo due o tre mesi questo personaggio mi propone una mozzarella da utilizzare, mi dice che è il prodotto di un suo amico, che aveva difficoltà economiche e andava aiutato. Se l’avessi usata io si sarebbe sparsa la voce e l’avrebbero usata tutti. Mi sono intimorita e ho comprato la mozzarella, l’ho utilizzata, ma subito mi sono accorta che questo prodotto era inutilizzabile, immangiabile. Mi ero sempre rifornita da un caseificio a livello familiare, mi sono rifiutata, ma loro mi dissero: che fa mischiala con l’altra”.

Tale è stato il condizionamento del racket della mozzarella che uno degli autisti che riforniva di prodotto Giovanna è stato minacciato con la pistola alla tempia. “Volevano impedirgli di venire a scaricare il prodotto. Io però non ci ho visto più, gli ho detto in faccia che il prodotto era scadente. Non lo posso utilizzare, non mi piego. 8 mesi dopo mi misero la bomba alla pizzeria. E qualche tempo dopo con la faccia di bronzo, mi hanno chiesto: Giovanna tutto a posto? Ci offri una birra? Io non offro più niente a nessuno, qui si paga, ho risposto. Ogni tanto vengono ancora in pizzeria, ci convivo, ma nessuno potrà impedirmi di parlare e di preparare una buona pizza”.

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