Il forte collante sociale di un premio letterario. Lorenzo Stanca su “I fiori blu”: «Diffondere conoscenza, sensibilità e valori è una delle strade maestre per portare il territorio ad una rinascita»

by Antonella Soccio

Che significativo impatto, economico, ambientale e sociale, può avere l’organizzazione di un premio letterario? Il Campiello, con il suo report dello scorso febbraio, è stato il primo premio letterario in Italia a rendicontare gli aspetti rilevanti nei confronti delle sfide ambientali e sociali del nostro tempo e a definire gli obiettivi futuri.

Un premio può essere un forte collante sociale, capace di creare e condividere cultura della letteratura per il pubblico più giovane.

Alla sua quinta edizione il Premio letterario nazionale I fiori blu, organizzato dall’Associazione I fiori blu a Foggia, ha l’ambizione di offrire il suo contributo alla promozione della narrativa e della saggistica italiana in modo da incentivare e diffondere il piacere per la lettura nella consapevolezza che un premio trovi la sua massima ragion d’essere nel “creare nuovi lettori”.

In questi anni sono stati tanti gli stakeholders del mondo dell’impresa che hanno creduto, attraverso delle sponsorizzazioni attive, nella crescita culturale che avrebbe potuto apportate il Premio al territorio.

Tra questi vi è Lorenzo Stanca, Founding Managing Partner Mindful Capital Partners.

Noi di bonculture lo abbiamo intervistato.

Dottor Stanca, come si è avvicinato al Premio I fiori blu?

Sono venuto a sapere del premio fin dalla sua genesi perché conosco da sempre Alessandra Benvenuto, la direttrice artistica del Premio.

Da imprenditore illuminato quale crede sia il valore della cultura per un territorio difficile e minato dalle mafie come il nostro? La cultura, la lettura sono ancora elementi di emancipazione sociale?

Il valore della cultura per un territorio come quello foggiano è di fondamentale importanza. Cultura è un concetto assai ampio e forse anche vago. Già il solo riferimento alla lettura è sufficiente. Diffondere conoscenza, sensibilità e valori, tramite la lettura di romanzi e saggi è una delle strade maestre per portare il nostro territorio ad una rinascita. E certamente ad una emancipazione sociale. Per questo «I fiori blu» è un progetto di straordinaria importanza e rilievo. E per questo sono enormemente grato ad Alessandra e a tutta la sua squadra.

C’è un libro che negli ultimi anni l’ha appassionata? (Non necessariamente del premio ovviamente) E per quale ragione?

Tra i libri che più mi ha appassionato di recente c’è «Il Mago del Cremlino», di Giuliano da Empoli, vincitore de I fiori blu lo scorso anno. È un’opera che non solo ci dà una chiave di lettura importante del sistema di potere russo e su quanto sta avvenendo in Ucraina, ma offre anche molti spunti di riflessione sul potere e sulla natura umana.

Da imprenditore, che ha a cuore il futuro della città, pur da lontano, che consiglio si sentirebbe di dare ad Alessandra Benvenuto e all’assessora alla Cultura Alice Amatore per Foggia?

Di avvicinare sempre più il premio alla gente, aumentando le occasioni di incontro e discussione delle opere con la popolazione, sopratutto i giovani. So di sfondare una porta aperta, Alessandra si muove da tempo in questa direzione, ma davvero si tratta della chiave di volta del progetto.

Impresa e cultura, quali attività culturali ha svolto con la sua impresa? Con il suo fondo crede nelle imprese culturali?

Siamo un fondo di piccole dimensioni, e non abbiamo molte risorse per iniziative di sponsorizzazione. Ma crediamo nell’idea di legare il nostro nome ai progetti culturali, ritenendo che sebbene non nel breve periodo, vi sia un ritorno di immagine non irrilevante. Oltre a I fiori blu, facciamo anche un’altra piccola sponsorizzazione di un premio letterario, dedicato ad Aurelia Josz, visionaria educatrice milanese di origine ebraica, morta ad Auschwitz.

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