La bellezza contro il bisogno individuale che tira verso il basso. La gioia di Monsignor Giorgio Ferretti per la Diocesi Foggia Bovino

by Antonella Soccio

“Ascoltare è entrare a far parte di questa Comunità. Qui, da oggi, anche per me è la casa dove abita il Maestro. Una bella casa, una bella terra! […] Perché una terra è fatta bella dalle donne e dagli uomini che la abitano, dai cristiani che, come il sale della terra, la migliorano”.

“Videro dove dimorava e rimasero con lui”. Grazie all’esegesi del Vangelo secondo Giovanni è tutta orientata ad una elevazione alla bellezza la prima omelia del nuovo Vescovo della Diocesi Foggia Bovino Giorgio Ferretti nel suo inizio di Ministero, che sin da subito, dopo aver ricevuto il pastorale dal suo predecessore Vincenzo Pelvi, ha detto di sentire la Capitanata “la sua casa”.

In Fiera a Foggia c’era tutta la città vicina alla Chiesa, le associazioni di volontariato, i gruppi di preghiera parrocchiali.

“Il bisogno individuale ci tira verso il basso- ha detto il pastore genovese con una lunga esperienza in Africa, in Mozambico- Abbiamo bisogno di maestri, di padri, di madri, di punti di riferimento. Anch’io come tutti sono stato invitato, anche a me è stato indicato dove dimorava il Maestro. Nella Comunità di Sant’ Egidio mi è stata spiegata la parola, ad abbandonare la solitudine”, ha detto ringraziando il fondatore della Comunità il professore ed ex Ministro Andrea Riccardi, presente in Fiera in prima fila.

“Porto con me l’esperienza di una vita in missione, la gioia del discepolo. Non ho un programma da proporvi, ho da proporvi di seguire il Vangelo, è un programma grandioso. Una terra è fatta bella dagli uomini e dalle donne che la abitano. Possiamo amare i più fragili.
In un mondo devoto al denaro, la beatitudine viene dalla gratuità, dal dare. Insieme possiamo cambiare molto. Ringrazio le autorità civili e militari, in particolare le due sindache, grazie alle forze di polizia, assicuro loro che mi compromettero’ nel collaborare per rendere più bella questa terra”.

Nel suo inizio di Ministero pastorale Sua Eccellenza Monsignor Giorgio Ferretti, che scelto il Cristo Pantocratore come sua immagine e il motto “si è più beati nel dare che nel ricevere”, ha avuto parole vere e colme di speranza per Foggia e la sua provincia.
La comunità ecclesiale ha mostrato molta gioia, l’arcivescovo Vincenzo Pelvi non sempre aveva saputo animare una comunità molto dedita alle tradizioni e ad una fede devozionale. Anzi, spesso aveva avuto contrasti con i parroci, con le confraternite, con gruppi di carità consolidati.

Nel suo saluto e commiato Pelvi non ha nascosto le asprezze di questi suoi nove anni.
“Nove anni non sono un tempo lungo per una diocesi. La progettazione richiede tempo, le imprese umane e spirituali richiedono tempo, decantazione e assestamento. Questi anni sono stati anni benedetti. Qualche suggerimento: mi viene spontaneo il tema del cuore, della interiorità della tenerezza. L’arte dello spirito, amiamo questa chiesa con gratitudine. Il Vescovo deve essere l’uomo della misericordia, che sa essere nascosto, che sa mettere su una discussione, un uomo vero. Troverai una realtà complessa in certi ambiti degradata ti arriveranno dal basso le urgenze- ha detto rivolto al suo successore In te la Chiesa trovi il punto di riferimento e il forte bisogno di una guida. Incontrerai una chiesa bella. Portaci tutti nel cuore, ora apparteniamo alla tua storia sii lieto a dare la tua disponibilità a chiunque”.

Non è stato formale neppure il saluto della sindaca di Foggia Maria Aida Episcopo.
Ecco il testo integrale.

La accogliamo, Eccellenza, con l’ammirazione che merita una persona come Lei che ha scelto l’altro più fragile come fratello, amico, la parte più bella e profonda di sé. Testimoniando con la sua fede e la sua opera l’aderenza al Messaggio lanciato da Papa Francesco in occasione della Terza Giornata dei Poveri celebrata nel 2019:
“I poveri si avvicinano a noi anche perché stiamo distribuendo loro il cibo, ma ciò di cui hanno veramente bisogno va oltre il piatto caldo o il panino che offriamo. I poveri hanno bisogno delle nostre mani per essere risollevati, dei nostri cuori per sentire di nuovo il calore dell’affetto, della nostra presenza per superare la solitudine. Hanno bisogno di amore, semplicemente. A volte basta poco per restituire speranza: basta fermarsi, sorridere, ascoltare. Per un giorno lasciamo in disparte le statistiche; i poveri non sono numeri a cui appellarsi per vantare opere e progetti. Sono persone a cui andare incontro: sono giovani e anziani soli da invitare a casa per condividere il pasto; uomini, donne e bambini che attendono una parola amica. I poveri ci salvano perché ci permettono di incontrare il volto di Gesù Cristo”.
Lei ha scelto di essergli accanto, di camminare insieme all’altro; di combattere l’emarginazione, i pregiudizi, le discriminazioni con il coraggio della preghiera e la forza della fede; l’impegno quotidiano silenzioso e meraviglioso. E gliene siamo profondamente e sinceramente grati.
La accogliamo, dopo aver salutato mons. Vincenzo Pelvi che è stato imprescindibile riferimento nei suoi anni di servizio amorevole e intenso, come nostra guida spirituale nel viaggio nella sua nuova missione, Foggia: una comunità che lei amerà nell’anima solidale, generosa, operosa; che sosterrà nelle difficoltà; che capirà nelle sue contraddizioni e aiuterà a curare nelle sue ferite. Una comunità che ha già saputo rialzarsi e ritrovarsi dopo momenti terribili, e che saprà ascoltare le sue parole illuminate e dettate dal cuore, fare tesoro della sua testimonianza così profonda e vissuta, seguire il suo esempio, farsi contagiare e consegnarsi alla sua umanità.
La seguiremo passo dopo passo, con entusiasmo e curiosità, offrendole la massima collaborazione e sapendo di poter contare sul suo indispensabile aiuto. Ci uniranno l’attenzione per gli ultimi, per i nostri fratelli e le nostre sorelle scivolate ai margini della società, gli sforzi per garantire dignità e diritti negati; la luce della salvezza e del riscatto da cercare e trovare nel buio della violenza, dell’indifferenza, del degrado, dell’egoismo; la volontà di non lasciare nessuno indietro.
La sua appartenenza alla Fraternità missionaria di Sant’Egidio e l’esperienza esaltante che ha vissuto in Mozambico rappresentano un bagaglio prezioso nella direzione indicata anche dal Santo Padre Francesco: una Chiesa ancora più vicina alle persone, ai loro problemi e disagi, alle loro speranze. Una Chiesa di frontiera in una realtà complessa, dalle tante sfumature, che merita di più, molto di più, di quello che ha ricevuto negli ultimi anni.
Il mio saluto è quindi quello della città tutta, delle istituzioni e delle organizzazioni sindacali e datoriali, delle associazioni e delle centinaia di volontari e operatori del Terzo settore che sono ogni giorno e ogni notte accanto a chi ha bisogno; dei commercianti, dei lavoratori e di chi il lavoro lo ha perso o lo cerca; degli anziani soli e fragili, dei ragazzi intrappolati in un continuo presente, delle donne calpestate, dei nostri fratelli immigrati: una famiglia allargata che da oggi è la sua famiglia, Eccellenza.
Una famiglia che non ha paura del diverso, ma che lo abbraccia, lo sostiene, lo protegge.
Una famiglia che sventola la bandiera della pace.
Una famiglia che pregherà con lei e per lei, con devozione e con amore.
Benvenuto a Foggia, Eccellenza.

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