“La gente non perderà la voglia di andare al cinema, ma basta con le zone colorate. O si apre tutti insieme o si resta chiusi”. Il 2021 di Mimmo Morsuillo

by Gabriele Rana

Il cinema non si è fermato. Con ritardi, posticipazioni e fatica, la produzione dei film si sta lentamente riprendendo, sia all’estero che in Italia. La stessa cosa non si può dire dei cinema, che fatta eccezione per il breve periodo estivo, sono chiusi ormai da quasi un anno e, siano questi un multisala o sale cinematografiche minori, le loro strutture appaiono come scheletri vuoti, privi del vociare della gente e dell’odore di popcorn appena preparato.

Ciò che è accaduto alla Città del Cinema è la triste storia, paradigmatica, del destino di queste strutture abbandonate al vandalismo e al degrado. Il 5 gennaio sulla pagina Facebook sono state pubblicate alcune foto che mostrano la sporcizia e i danni causati al multiplex foggiano. bonculture ha intervistato il direttore della Città del Cinema, Domenico Morsuillo, che già a luglio aveva lamentato questa situazione.

Che cosa sta succedendo alla Città del Cinema?

Siamo chiusi da molto tempo e, purtroppo, alcuni hanno deciso di giocare sulla chiusura provocando danni alla struttura: rompendo marciapiedi e mattonelle, devastando tutta la zona laterale con le uscite e gli ingressi della struttura. A farlo sono stati dei ragazzini che si sono divertiti e scioccamente non hanno pensato alla presenza di fotocamere ad alta definizione.

Come vi siete adeguati alla pandemia? Il periodo estivo, notoriamente quello meno frequentato, è servito a tamponare la ferita aperta da così tanti mesi di chiusura?

Per niente. Nel 2020 siamo stati aperti soltanto a gennaio e febbraio. Il 5 marzo abbiamo deciso di chiudere per primi perché avevamo capito che si stava andando verso la chiusura generale. Questi due mesi, come il 2019, avevano segnato una grande ripresa del cinema e ci è dispiaciuto dover chiudere proprio quando il nostro settore era in ripresa. Quando ci è stato proposto di riaprire il 15 giugno non era fattibile, sia per la stagione, sia perché ovviamente il prodotto del cinema non era pronto per essere venduto. Abbiamo riaperto a fine agosto con le prime uscite importanti, tipo Tenet, che ci hanno permesso di attirare un po’ di pubblico in più.

E con i dipendenti?

I dipendenti si sono dimostrati molto professionali, hanno capito il momento di difficoltà della struttura. Purtroppo non è stato possibile rinnovare il contratto ai moltissimi ragazzi che avevano un contratto a termine e i trenta dipendenti che di solito abbiamo nel periodo invernale si sono ridotti a sette.

Avete un piano per invogliare la gente a tornare al cinema in caso di riapertura?

La riapertura non può avvenire in una situazione in cui il Paese è diviso per zone o per colori, come ho sentito ultimamente. Il circuito cinematografico è nazionale e internazionale. Nel momento in cui una casa di distribuzione deve farlo su scala nazionale, non può farlo solo per cinque regioni aperte: o si apre tutti insieme o si resta chiusi. Non abbiamo dubbi sul fatto che la gente abbia ancora voglia di tornare al cinema. Anche perché il cinema ha dimostrato di essere un luogo sicuro, in quei pochi mesi in cui è stato riaperto. Noi siamo pronti ad accoglierli con il sorriso e il servizio completo.

Non crede quindi che il forte utilizzo delle piattaforme di streaming possa intaccare la voglia che la gente ha di venire al cinema?

Andare al cinema non è la stessa cosa che vedere un film in casa con il proprio partner mentre si sta facendo altro o si pensa ad altro. Sono due binari completamente diversi. La magia e le emozioni trasmesse da un film proiettato in alta definizione, in una sala buia con un determinato audio, sono uniche e nient’altro riesce a far provare cose simili. La gente non perderà la voglia di andare al cinema. Lo streaming ha un altro percorso con la sua validità, ma quello per me non è cinema.

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