La Lezione di Papa Francesco e la follia del Saladino russo

by Mimmo Cicolella

Lo attendevamo un po’ tutti, è così è stato: Papa Francesco ha rotto gli indugi e andando anche contro i “sepolcri imbiancati” della sua Chiesa, si è portato a dialogare coi russi. Anticipiamo subito la risposta a chi, scetticamente, ci chiederà che senso può avere un atto del genere ai fini di un reale cessate il fuoco: nessuno, oppure tanto. Ma quell’atto da parte di Bergoglio è così alto, dal punto di vista etico, che non tutti possono coglierlo.

L’umiltà di un uomo di pace che rappresenta la Cristianità sulla terra, e che ripercorre la stessa strada che San Francesco fece per convertire il Saladino, non può, non deve avere un senso materiale dell’azione, quanto un segnale forte per tutto il mondo che è obbligato ad impegnarsi concretamente per la pace. Poi qualcuno, in tutto questo, mi spiegherà il ruolo della Chiesa Ortodossa Russa. Ma il discorso è un altro. Leggo con attenzione la riflessione del collega Ciccarelli sull’aggressione russa alla Ucraina. Ne condivido appieno l’analisi sull’assurdità delle motivazioni, sulle strategie e sulla storia che dice tutto il contrario di ciò che sostiene quello che Beppe Grillo definirebbe con un senso acuto di amara ironia, uno “psiconano”. Certo: bisognava prevederlo, gli americani hanno ancora uno spirito da “John Wayne”, e l’Europa conferma la tragicità di essere soltanto un puzzle di nazioni tipo il cartonato che ci facevano comporre alle scuole elementari ogni 9 maggio. Ma tutto questo non ha nulla a che fare con l’idea malata, nel 21esimo secolo, di aprire un fronte di guerra per invadere una nazione, che ha tutta la libertà, possibile ed immaginabile, di decidere ciò che vuole dalla propria sorte. Chi è Putin per dire “questo si fa e questo non si fa”? E soprattutto, ci riempiamo la bocca di parole quali: Democrazia, Principi, Morale, e poi? E poi si cercano motivazioni politiche per discorsi pseudo intellettuali, che servono solo a gonfiare il petto e sputare sentenze inconsulte su supposte colpe di questa o quella parte o di provocazioni fatte alla Russia. Ma di cosa stiamo parlando? Se esplode una guerra, l’unico colpevole è di chi ha deciso di farla esplodere. E in questo caso ci troviamo di fronte ad un dittatore obnubilato dal proprio narcisismo e dalla paura di aver chiuso in maniera ingloriosa il proprio ciclo. Vero, stiamo parlando di due ex grandi potenze militari, che sono rimaste ferme agli anni della “guerra fredda” e che sono ridicole nel mostrare ancora i “muscoli”. Ma è pur vero che quando sono stati sanciti i due Patti, l’Atlantico e quello di Varsavia, non abbiamo mai assistito all’invasione di una nazione alleata da parte degli Stati Uniti. A differenza dell’allora Urss, che invase la Cecoslovacchia nel ‘68 a causa delle riforme liberali. Ed oggi la storia si ripete. La Russia invece di avere una fisiologica evoluzione di stato democratico-moderno, soprattutto dopo il crollo del muro di Berlino, si è involuta fino alla ricostruzione di un naziolalismo pericoloso che ha portato ad una nuova tentata invasione. Insomma, il dittatore è convinto che il mondo ce l’abbia con lui, e forse da oggi ha ragione!

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