La professionalità, la dignità e la vergogna

by Claudio Botta

La notizia: il Comune di Vico del Gargano ha pubblicato lo scorso 25 maggio un avviso pubblico relativo a “una indagine conoscitiva per l’individuazione di un Esperto della comunicazione istituzionale” che ha così la ghiotta opportunità di prestare la propria esperienza e professionalità al servizio dell’ente, per un tempo legato alla durata del mandato del sindaco attualmente in carica. Requisiti richiesti non proprio i soliti, a parte il non aver riportato condanne penali: iscrizione all’Albo dei Giornalisti per almeno cinque anni, avere svolto in precedenza attività di Addetto stampa presso pubbliche amministrazioni, “avere realizzato in precedenza articoli giornalistici, fotoreportage e video, promozione di eventi e manifestazioni pubbliche e del mondo associazionistico, articoli su tradizioni e ricorrenze, il tutto riferito ad enti locali”.

Incarico di natura fiduciaria, la valutazione dei curricula in arrivo affidata direttamente al Sindaco che può poi procedere in assoluta discrezionalità alla scelta (magari con petali di rose che piovono dall’alto dell’aula consiliare, una versione istituzionalpop di Uomini & Donne) senza alcuna graduatoria né ora né mai: si tratta infatti di “una collaborazione professionale di lavoro intellettuale autonomo che si concretizza in una prestazione comunque non a carattere subordinato”. Al fortunato onori e oneri: i secondi, “cura dei rapporti del Comune con gli organi di informazione e il flusso della comunicazione pubblica”, “organizzazione delle conferenze stampa, predisposizione dei comunicati, collaborazione alla redazione delle pubblicazioni comunali, redazione giornaliera della rassegna stampa”, “programmazione di interviste radiofoniche e televisive”, “organizzazione e supervisione dei servizi televisivi dedicati all’attività dell’Ente-Comune e al Comune in generale”, “gestione dei rapporti con i vari Settori per la definizione di piani di intervento comunicativo relativi alle iniziative e problematiche”, “direzione della newsletter”.

Una boccata d’ossigeno per comunicatori con tesserino da giornalista alla ricerca di una nuova opportunità, di uno scoglio (pubblico) cui aggrapparsi in un oceano di precariato (il bando attraverso i mille rivoli della rete ha avuto una diffusione nazionale)? Difficile che lo diventi, visto che “per lo svolgimento dell’incarico” il primo cittadino, la giunta, i dirigenti hanno “previsto un compenso forfettario lordo mensile di 420 euro, comprensivo di ogni onere previsto per legge, incluse spese di viaggio ed altro. Il pagamento sarà corrisposto a seguito di emissione di fattura elettronica dall’operatore con una periodicità mensile”. Nessun refuso: la cifra è proprio quella, quattrocentoventi euro mensili onnicomprensive.
Le riflessioni, in ordine sparso.
Per iscriversi all’Albo dei Giornalisti, bisogna passare per anni di praticantato e un esame (professionisti), o comunque per almeno di due anni di collaborazioni per larghissima parte retribuite malissimo (la “gavetta” obbligatoria per i pubblicisti).

Per lavorare come addetto stampa per una pubblica amministrazione, una laurea non è un optional, ma – spessissimo – una precondizione. L’identikit tracciato per l’aspirante Esperto è quindi di un professionista qualificato e formato da anni di studio, formazione ed espressione delle proprie qualità e capacità, di un “intellettuale” che sarà pure “autonomo” nello svolgimento dell’attività lavorativa, ma il cui impegno previsto è quotidiano, non vengono soltanto specificati gli orari.

Sarà poco intellettuale fare calcoli, e ce ne scusiamo con le menti eccelse che hanno partorito l’avviso pubblico, ma calcolando una media minima di cinque ore per cinque giorni a settimana (25) per quattro settimane al mese, viene fuori un totale di 100 ore. Rapportate alla retribuzione, la media per ora è 4,2 euro, comprensive di qualsiasi spesa. Ragionando in termini di mera quantità, vale davvero così tanto (cioè, nulla) il “lavoro intellettuale”, lo studio, la formazione, la gavetta, l’esperienza? E che qualità si aspetta una pubblica amministrazione, da chi manderà il suo curriculum all’ente?
Altro che legge 150/2000 riveduta e corretta, la comunicazione istituzionale la si cerca al discount con le stesse logiche che alimentano la catena alimentare, partendo da sfruttamento e capolarato, in provincia di Foggia e altrove. La platea è quella dei tanti giornalisti su piazza, disponibili perché spesso chiusi nelle varie (poche) redazioni da colleghi che hanno un lavoro fisso – anche di altra natura-, e nel tempo libero si dedicano al loro hobby preferito a costi contenuti o a costo zero per gli editori (essere bravi è una colpa e un limite, perché i margini di trattativa e considerazione sono esigui). La platea è disponibile per campagne elettorali di ogni ordine e grado, a prezzi sempre da discount perché se il tuo candidato viene eletto può garantirti, se riconoscente, una paghetta legata al suo mandato, oppure se apri la partita Iva qualcosina in più, ma devi sapere che nel budget a disposizione per lo staff il comunicatore ha un peso specifico insignificante o comunque marginale rispetto a gerarchie e amicizie da collocare e sistemare, almeno temporaneamente. E se hai la partita Iva puoi comunque pensare di unire le paghette, per prenderti più lavoretti qualsiasi lavoretto per arrivare a fine mese, sperando che bastino al netto di tasse e contributi da versare. Così fan parecchi, della nuova classe dirigente di ogni ordine e grado. Così si piegano parecchi, dei vecchi/nuovi comunicatori con tesserino dell’Ordine.
Caporali-nuovi schiavi-mano d’opera a prezzo sempre più basso-prodotti a prezzo sempre più basso vs Candidati/avvisi pubblici-curricula/colloquio-mano d’opera a prezzo sempre più basso-Pubblica amministrazione-politico-testata giornalistica sempre più scadente: un confronto in cui perdono tutti, e tutti perdono la faccia. Perché la professionalità non è un optional, anche se ignorata e “ci si passa sopra almeno due o tre volte i piedi come sulle aiuole” (cit. Samuele Bersani). Perché esperienza e qualità sono elementi distintivi e in una comunicazione seria fanno la differenza, ti indicano quali contenuti condividere o meno sui social, come e quando, quali foto postare o meno, ti aiutano e indirizzano nella definizione di identità e immagine (l’armocromia non è una cazzata, se non sai vestirti e non sai abbinare i colori), riempiono di spessore gusti vuoti, suppliscono a carenze vistose. Vale per i singoli, vale per le pubbliche amministrazioni, Comune di Vico del Gargano compreso. Dove in tanti/troppi non hanno però compreso il senso del sostantivo “dignità”, anche slegato da “professionalità”. E non conoscono un altro sostantivo: “vergogna”.

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