La rinascenza culturale di Manfredonia riparte dagli Apocrifi. Severo: «L’anima, questa compagnia l’ha trovata qui».

by Felice Sblendorio

Andrebbe riscritta parola per parola la dichiarazione d’amore per la città della Bottega degli Apocrifi che ieri ha aperto “Mille di queste notti”, la rassegna estiva di teatro, musica e incontri sotto il cielo di Puglia. Andrebbe riscritta per amplificare un verbo che, da quasi 17 anni, con l’insistenza dei cambiamenti più profondi e l’orizzonte delle rivoluzioni più autentiche, tenta di riscrivere e immaginare meglio il destino di una comunità. In un momento storico dove tutto è possibile (e probabile), a Manfredonia si è ristabilito un dialogo politico: ovvero quel patto di fiducia e amore che lega una città al suo teatro. Affare politico, sì: teatro e polis, da Aristofane agli Apocrifi che, dal 2004, hanno coltivato il deserto in questo piccolo posto del Sud. Quel deserto, oggi, si è popolato, trasformando quella solitudine iniziale in un percorso da immaginare insieme. L’ha raccontato in scena un Cosimo Severo empatico, quasi emozionato.

«Questa città è in partenza, continuamente con una valigia in mano, con uno sguardo altrove e mai qui. Una citta che oscilla fra la smania di successo e l’assenza di fiducia». Oggi, ribatte Severo, bisogna prendersi cura del marginale. «Il teatro e la cultura non sono affari di estetica o di convegni, ma hanno un ruolo fondamentale per rendere una città all’altezza dei cittadini che vorremmo. È arrivato il tempo che questa città decida se essere narrata fra le cento storie di meraviglia o fra le mille e mille altre storie di fallimento per mancato amore».

La storia d’amore fra gli Apocrifi e la città di Manfredonia è, tutt’oggi, una relazione di impegno e fatica, di sudore e resistenza. In quasi vent’anni il Teatro “Lucio Dalla” si è trasformato in un crocevia di generazioni e pezzi di comunità, in uno spazio che ha garantito una continuità culturale solida, innescando meccanismi virtuosi che hanno generato buone economie e la crescita di professionalità che proprio lì, per amore o per stimolo, sono nate e si sono riconosciute. Un luogo di ortodossia (quasi), di retta opinione, di confronto reale che ha contenuto un lavoro generativo che, anno dopo anno, si è aperto alla comunità in una prospettiva di coinvolgimento, recupero, democraticizzazione dei (e avvicinamento ai) consumi culturali. «L’anima, questa compagnia l’ha trovata qui», ha raccontato Cosimo Severo.

Ed è proprio così: l’ha trovata e l’ha contaminata in questo territorio, coinvolgendo la città in quel rito del farsi-luogo che è il teatro. Basta osservare lo storico delle loro produzioni teatrali: la città, il coro di questa città, è entrato sempre di più, sempre con più forza, nelle produzioni degli Apocrifi, a testimonianza di una relazione autentica, fiduciosa, amorevole. «L’anima l’ha trovata con migliaia di adolescenti che ci hanno aiutato a riconoscere meglio com’era e che cos’era per noi il teatro. Dal 2004 abbiamo provato a immaginarci il teatro di, per e con questa città e i suoi cittadini. Ogni volta che portiamo uno spettacolo in giro, insieme a noi c’è Manfredonia: come carattere identitario riconoscibile. Oggi, sicuramente il teatro italiano conosce Manfredonia più di quanto Manfredonia conosca il teatro italiano».

A Manfredonia, il teatro ha avuto la funzione di mettere in vita quello che succedeva, diventando così un riferimento culturale e sociale della comunità. Peppino D’Urso, presidente del Teatro Pubblico Pugliese, l’ha confermato. «La Bottega degli Apocrifi è la compagnia teatrale più qualificata del territorio foggiano. In questi anni non hanno solamente distribuito spettacoli di ottimo livello, ma hanno scommesso puntando sul capitale umano della propria comunità». D’Urso, come Severo, ha centrato l’obiettivo sull’incisività della proposta culturale in territori complessi come quelli della Capitanata. «Sono sostenitore di una nuova idea di teatro, soprattutto dopo la pandemia. Se non deve essere tutto come prima, i teatri devono diventare sempre più presidi culturali di prossimità. Non devono solo intrattenere, ma lavorare per un confronto e per una crescita delle comunità. Dobbiamo incentivare questo profilo perché anche le imprese culturali possano dispiegare il loro impegno per contrastare i fenomeni mafiosi e illegali».

Anche Aldo Patruno, direttore del Dipartimento turismo e cultura della Regione Puglia, ha confermato la “rinascenza” culturale pugliese alimentata dall’impegno e dalla professionalità di realtà come quelle degli Apocrifi. «La ripartenza in questa regione è una ripartenza culturale. Il Paese ci guarda e ci ammira da questo punto di vista. Prima della pandemia, al 31 dicembre 2019, in Puglia erano nate 250 nuove imprese che hanno generato 4mila e 200 posti di lavoro, posti di buona occupazione. Da tempo gli Apocrifi, con bandi, residenze e procedure, dimostrano a livello regionale che si può lavorare professionalmente in questo settore. Non basta più il volontariato o l’associazionismo; ma bisogna rafforzare un sistema culturale che in Puglia ha una sua dignità e riconoscibilità. La Regione deve favorire e seguire questi processi, facendo sì che siano progetti senza soluzione di continuità. Il lavoro delle realtà culturali non si può interrompere perché è da qui che si riparte, da questa nostra rinascenza culturale».

La rinascenza culturale a Manfredonia ritornerà in scena da oggi al 21 agosto con 15 titoli in 5 luoghi della città: la veranda dell’Info point Piazzetta Mercato, il Parco Archeologico di Siponto, il Castello di Manfredonia, Piazza dei maestri d’ascia e la nuova piazza di Comunità.

«Mille di queste notti quest’anno è dedicata ai lavoratori dello spettacolo e ai luoghi della cultura che sono stati chiusi. Per gli Apocrifi è stato un anno di lunghi silenzi, perché il nostro modo di mettere parola politica sul mondo è sempre stato attraverso il lavoro, gli spettacoli, i laboratori; attraverso la programmazione: ovvero scegliere con cura chi e cosa portare qui e farlo incontrare con la nostra realtà teatrale di riferimento», ha raccontato la drammaturga Stefania Marrone.

Si comincia questa sera al Parco Archeologico di Siponto con le Classiche armonie d’estate dell’Orchestra Roma Tre. «Ognuno di questi spettacoli – continua Marrone – è un invito alla felicità, dove la felicità è la tensione verso i propri desideri e non la soddisfazione dei propri bisogni. Mille di queste notti non nasce per intrattenere, per tenere lo spettatore dentro confini stabiliti, ma per aiutare lo spettatore a scavalcare quei confini, per provare a scoprire nuovi desideri».

In programma, successivamente, i Sonetti di Shakespeare (29 e 30 luglio), il pluripremiato Nel Bosco Addormentato (4 agosto), Il teatro nel cinema del Teatro delle Albe (5 agosto), l’Intelletto d’amore di Lella Costa (10 agosto), Le avventure di Pinocchio con Flavio Albanese (11 agosto), Italia Mundial con Federico Buffa (18 agosto), le donne dell’Opera con Francesca Rinaldi (19 agosto) e il concerto all’alba, dopo la notte più lunga, il 21 agosto.

Conclude l’operazione, una poesia dei prezzi. Ne segnaliamo due, fra le tante combinazioni possibili: il biglietto a 1 euro per Racconto Personale con Mamadou Diajité, «perchè tanto poco sembra valere a volta la vita di una persona, ma altrettanto poco serve per conoscerla e restituirle il valore che merita». E la riduzione (per tutti gli spettacoli) dedicata agli under 19. Una riduzione per chi ha resistito, per chi ha fatto i conti con la rinuncia, con la morte e con l’assenza. «Questa non è una riduzione sul biglietto, ma è il piccolissimo pezzo di futuro che noi, oggi, proviamo a restituirvi», ha concluso Marrone. Ancora politica, dunque, incarnata nei sogni e nell’orizzonte di una città in ripartenza che, forse, dovrebbe assimilare quella visione lunga, generativa e concretissima di certi teatranti.

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