“La Villa presidio di bellezza e casa dei bambini”. La cultura per il Foggia Estate di Anna Paola Giuliani riparte dall’infanzia

by Antonella Soccio

…trovate il perimetro dell’allegria ,
la superficie della libertà
il volume della felicità…

Gianni Rodari

La fase 3 per la cultura e lo spettacolo è sopratutto una questione di spazi e delimitazioni, tuttavia come hanno dimostrato molte iniziative pubbliche non si è mai abbastanza lontani per ritrovarsi e dal 15 giugno con la riapertura dei teatri abbiamo compreso che l’amore per la cultura si nutre anche di lontananza, di assenza.

L’assessorato alla Cultura del Comune di Foggia ha deciso di declinare il suo consueto Foggia Estate tutto sui bambini e sui ragazzi dai 3 ai 14 anni, per assicurare loro un clima di vacanza e di svago, favorevole allo sviluppo della socializzazione, attraverso percorsi ricreativi ricchi di iniziative utili ad aumentare le conoscenze e stimolare la curiosità, prevedendo attività di carattere artistico-culturale e motorio.

L’Amministrazione ha aperto un avviso pubblico dedicato alle associazioni operanti sul territorio, interessate a offrire contenuti per la realizzazione di una serie di attività per l’apprendimento e il consolidamento di nuove discipline da parte dei bambini e ragazzi. Dai laboratori di disegno ai muppets e pittura fino ai laboratori di lettura con percorsi ludici/istruttivi e ancora laboratori di fumetto, di archeologia, percorsi avventura, percorsi botanici e cicli sulla dieta mediterranea.

Noi di bonculture sul tema abbiamo intervistato l’assessora Anna Paola Giuliani.

Assessora, quale parte del Foggia Estate si salverà?

La parte che si salverà è quella legata molto al mondo dei bambini, lo avevamo già immaginato nella prospettiva di Libando. I bambini sono quelli che più hanno sofferto durante il lockdown, lontani dagli amichetti, dalla scuola, dalla palestra, dalle attività pomeridiane. Abbiamo inteso aprire un avviso pubblico e sono arrivate molteplici manifestazioni di interesse, tutte con iniziative molto carine. Ci sono tantissimi laboratori, si è creata una gara di eccellenza.

Dove avverranno tutte queste attività?

Si svolgeranno tutte in Villa, che sarà la vera casa dei bambini, la città si riapproprierà del cinema all’aperto e del teatro, monteremo un palco e un maxi schermo, l’attenzione dedicata ai bambini è davvero massima, ma ci saranno anche iniziative per gli adulti, sta andando in scena una bella gara tra associazioni, ognuno ha dato il meglio di sé.

Avete accolto quella sollecitazione arrivata dalla campagna elettorale di organizzare le manifestazioni con dei bandi pubblici, come mai? È mancato il tempo per immaginare dall’alto una programmazione?

Siamo sinceri, noi negli uffici tra febbraio e marzo ricevevamo dalle 10 alle15 persone al giorno, tutte che presentavano idee, iniziative. Con lockdown e con l’impossibilità di essere fisicamente sul posto è stato complicato sentirsi, io ho ripreso da poco ad essere tutti i giorni in assessorato, inoltre la gente era scettica non sapeva fin dove potersi proporre. Oggi siamo tornati nel fantastico mondo del quinto piano di Via Gramsci, nel palazzo comunale, è una comunità che si rianima, c’è una voglia di ripresa, sono tutti bravi e generosi. C’è una vera e propria gara di rinascita.

Molti pensatori sostengono che dopo la lunga quarantena ci si è tutti un po’ inaspriti, ci siamo inariditi a causa del distanziamento sociale, tu racconti invece una esperienza diversa. Che idea ti sei fatta?

La mia realtà è molto inedita, c’è un mondo della cultura, dello spettacolo dal vivo che si sta organizzando, sono tutti preoccupati nei confronti degli altri , nessuno vuole scavalcare gli altri, tutti chiedono se c’è spazio e posto per gli altri. È una novità in questo settore, che è sempre molto competitivo. Questa emergenza ha rimesso in asse i rapporti umani, il che è una bella sfida, è anche una bellissima soddisfazione, c’è una coralità. Mi sento felice, un po’ la mamma di tutti, è come vivere l’esperienza di vedere i propri figli per un intero weekend in condizioni di armonia idilliache. Accade raramente.

È come se il Covid avesse creato un fuoricampo.

Sì, questo spaccato è bellissimo, c’è armonia, si sta creando una società di mutuo soccorso, sono fortunata e privilegiata, sono cadute giù tutte le invidie e le rivalità. Questo mondo ha sofferto moltissimo, più di tutti: artisti, operatori, musicisti sono stati fermi, senza aiuti, senza contributi, in un clima di incertezza.

Una incertezza che a differenza di altri settori sopravvive e permarrà e non sappiamo per quanto ancora.

Certo, dobbiamo comprendere tutti che per questi giovani la cultura, l’arte, lo spettacolo sono lavoro e noi abbiamo rischiato di minarli in quello che c’è di fondamentale per l’essere umano, nella dignità personale. Se non c’è lavoro, non c’è dignità.

Tu hai sempre molto apprezzato il lavoro del Ministro Dario Franceschini, che hai avuto modo di conoscere per le celebrazioni in onore di Umberto Giordano, ti è sembrato all’altezza del ruolo in questi mesi? Tanti tuoi colleghi amministratori lo hanno assai criticato.

È stato un po’ defilato, è vero, forse per motivi politici: c’è stato un momento in cui la cultura è stata la grande assente nel dibattito pubblico. Ma non voglio credere che sia stata una sua mancanza. Da Ministro ha sempre fatto bene, è bravo dobbiamo essere propositivi, non dobbiamo demolire, dobbiamo riconoscere a Franceschini i suoi meriti. Sicuramente va data più attenzione ora alla Cultura e già ci sono dei segnali nel piano Colao. Dobbiamo stare attenti a non mortificare l’arte, che è un mestiere. Prima dell’emergenza per noi era tutto scontato, ora il bello si lega al necessario. Se avessimo avuto delle restrizioni più severe, avremmo dato il via libera allo streaming, ma il clima ci accompagna, non dobbiamo abbassare la guardia, per tornare a sperare serve prudenza. Il distanziamento lo detesto, ma se serve ben venga, ci ha reso persone migliori, più consapevoli, abbiamo imparato a vivere un tempo nuovo, che non è stato tempo perso, e devo dire che anche gli artisti, le compagnie, gli operatori hanno imparato a partorire idee nuove.

Che tipo di idee? Si può dire che la pandemia ha costretto tutti a rivedere le proprie priorità anche a livello contenutistico? Prima ognuno pensava di poter portare in scena o di traghettare il pubblico in un immaginario personale, oggi forse anche i contenuti sono pensati collettivamente. È così?

Sarei presuntuosa a definirle del tutto nuove, ma sono idee sicuramente diverse, tutti sono stati propositivi, mi hanno colpito, credo che la pandemia stia erodendo una parte di sé per far spazio agli altri, si sono messi tutti un po’ a disposizione, hanno voglia di dare un contributo vero alla città.

La normalità è diventata una chimera, le priorità sono cambiate, sono cambiati i ritmi di vita e la percezione della quotidianità da cui ci facevamo anche triturare, con i ritmi febbrili ti lasci indietro le piccole cose: sono convinta che questa esperienza ci abbia segnato tutti profondamente, io credo di essere diventata più consapevole.

Tu sei stata tra le poche amministratrici pugliesi che ha scelto di non mettersi in scena per la riapertura del 15 giugno. Il Teatro Giordano non ha proposto nessun recital, nessuna conversazione, nessuna manifestazione simbolica. Perché? Farlo ti sembrava propaganda?

Sono convinta che il mondo del teatro non abbia bisogno di propaganda, il teatro dovrà riaprire, ma dovrà essere pieno di contenuti e i contenuti si legano agli artisti. Con questo Dpcm il Teatro Giordano può ospitare al massimo 95 persone, arriviamo sotto i 100 al momento.

Il teatro è casa mia, però quando si apre una casa in vista di una festa, la vesti a festa e cerchi di allargare gli inviti a più parenti e amici possibile. Riaprire il teatro non sarebbe stata una grande festa, la nostra famiglia è grande, è fatta di affezionati, di abbonati, di persone che vivono il teatro per pochi spettacoli e di cittadini che magari non ci sono entrati mai. Sono d’accordo che ci dobbiamo stringere, ma la famiglia viene al primo posto, la nostra città è fatta di 160mila. Del resto il 15 giugno ogni stagione al Teatro Giordano era già terminata, c’era solo qualche saggio scolastico. Questo per noi è il tempo dell’attesa, daremo il meglio di quello che riusciamo a fare all’aperto. Ovviamente sono felicissima che tutte le compagnie teatrali locali abbiano riaperto i loro spazi. Anche per il Teatro Giordano arriverà il giorno della riapertura. Non è un sipario che è calato, è solo rinviato.

L’estate 2020 non avrà i grandi eventi con le grandi star, non è così?

Adesso è giusto rispettare le regole, avere fiducia e non abbassare la guardia. La diminuzione sensibile dei contagi è dovuta al sacrificio che ci ha condotti sin qui con una certa rilassatezza, la villa al momento è il posto giusto, perché è delimitata e garantisce il distanziamento con percorsi differenziati per l’entrata e per l’uscita. Tutte le prenotazioni saranno on line.

Prima di Libando natalizio e di pochissime altre manifestazioni la Villa viveva nell’abbandono. Realizzare il Foggia Estate lì non significa anche renderla finalmente un luogo di legalità?

Sarà un presidio di bellezza, di cultura, di bambini, prima del boschetto ci sarà il palco, racconteremo tutto in una conferenza stampa a fine giugno. Contiamo di iniziare già dalla prima settimana di luglio, tutte le sere in Villa.

You may also like

Non è consentito copiare i contenuti di questa pagina.