«L’assenza dell’esperienza culturale sta diventando cronica, ed è un pericolo per la coesione sociale». Le richieste di assessori e assessore alla Cultura al Governo Draghi per la ripartenza

by Antonella Soccio

Assessori e assessore alla Cultura delle maggiori città culturali italiane insieme chiedono un tavolo tecnico consultivo al Governo Draghi per essere soggetti attivi sul territorio e fornire al Ministero di Dario Franceschini uno sguardo sulle città. 585mila lavoratori e lavoratrici, un intero comparto industriale del Paese, una delle leve economiche e sociali d’Italia, attende di tornare a vivere, lavorare. Attende di ritrovare, nella ripresa, la propria identità.

All’alba del nuovo Governo i 12 assessori e assessore vogliono chiarezza in modo da garantire la riapertura dei luoghi di cultura con un protocollo unico, rendere le riaperture non reversibili per via del caos dei colori regionali, affinché sia assicurato il diritto universale alla partecipazione culturale. E ancora chiedono di garantire le riaperture dei luoghi di cultura nei fine settimana nel rispetto delle norme anti Covid cosicché tutti i cittadini possano frequentarli ed infine pretendono un tavolo della cultura con dei riferimenti stabili nell’ambito dei nuovi sottesegretariati con un contatto costante in Anci Mattia Palazzi

Quest’oggi gli amministratori e amministratrici Francesca Leon da Torino, Paolo Marasca da Ancona, Eleonora de Majo da Napoli, Ines Pierucci da Bari, Paola Piroddi da Cagliari, Raffaele Del Corno da Milano, Mario Zito da Palermo, Matteo Lepore da Bologna, dopo un anno di confronto e collaborazione sui temi legati alla pandemia, in collegamento web si sono confrontati con la stampa per per fare il punto sul comparto cultura e presentare concrete proposte di ripartenza condivisa.

Musei, spettacolo, weekend e rapporti tra politiche culturali delle città e Ministero sono stati i temi principali dell’incontro.

Il primo dato come ha sottolineato l’assessora di Napoli de Majo è che durante tutto l’anno c’è stata una comunità di intenti tra le varie città. “È un dato non banale non scontato, noi siamo sentinelle dei territori, siamo uno strumento utile, i nostri assessorati sono dei front office per l’ecosistema culturale , i Comuni sono le fondamenta della struttura democratica del Paese, siamo protagonisti della vita pubblica ed è necessario prendere parola tutti insieme, serve un tavolo consultivo permanente, abbiamo una conoscenza fisica dei territori e possiamo essere utili per la ripartenza e per il rilancio delle attività culturali”.

Il milanese Filippo Del Corno della Giunta Sala ha evidenziato che una ripresa è possibile e necessaria. “Vorremmo chiedere una ripresa programmata, seria e non reversibile della cultura. Quello che noi proponiamo è che tutti i luoghi della cultura riaprano in maniera programmata secondo una gradualità che è evidente e necessario e non è più frammentabile sulla scorta del cromatismo regionale. Le evidenze statistiche hanno dimostrato che i luoghi della cultura sono i più sicuri, perché essi hanno attivato tutti i canoni, senza rischi, l’esperienza che noi abbiamo maturato può essere utile per un protocollo unico, che coinvolga città piccole e grandi. Ci sono state moltissime privazioni, con senso di consapevolezza. Oggi avvertiamo che l’assenza dell’esperienza culturale sta diventando cronica, ed è un pericolo per la coesione sociale”.

Gli assessori e le assessore ricercano il vero e giusto significato della partecipazione culturale.

“Chiediamo al governo di assumere ad un primo atto e di estendere anche al weekend le strutture museali, garantirebbe un diritto di partecipazione, ci rendiamo conto che attribuire uno stigma agli assembramenti nei weekend negli assi viari principali è controproducente. I cittadini che noi rimproveriamo per gli assembramenti nei corsi e nelle piazze non hanno altre alternative: uscire è una esigenza primaria per ricostruire quel tessuto di relazioni sociali che creano una comunità. Ecco perché dobbiamo garantire delle alternative per avere nuovi flussi, le strade saranno meno congestionate, perché ci saranno tanti cittadini che decideranno di andare a visitare una mostra, andranno al cinema”, ha aggiunto Del Corno.

“Siamo rimasti rinfrancati dalle parole del presidente Draghi, ci aspettiamo che seguano i fatti: la partecipazione culturale è un diritto inalienabile, restituiamo piena cittadinanza alla partecipazione culturale. Le amministrazioni comunali sono aperte per offrire conoscenza sulla sicurezza della cultura”. Sulla stessa linea Mattia Palazzi referente Anci per la cultura e sindaco di Mantova. “Il settore culturale per le nostre città rappresenta la leva. Centri storici, commercio, promozione di lavoro nelle periferie, lavoro degli operatori sono questi i temi delle città. Sappiamo quanto sia stato importante il blocco dei licenziamenti, ma il blocco non ha toccato i contratti a tempo determinato del mondo della cultura. La componente giovane che ha sviluppato impresa creativa è oggi, per le dinamiche economiche e sociali, la più colpita. Quando si chiede una ripartenza, si è consapevoli che l’innovazione rappresenta per le nostre città uno snodo fondamentale anche dal punto di vista economico. Come Anci abbiamo chiesto un tavolo per accompagnare questa nuova partenza, per condividere gli snodi, da una parte dobbiamo riuscire ad aprire i luoghi di cultura, ma sappiamo che questo non basta, dovremo inventarci misure e modalità nuove per dare fiato ad un settore che è fatto di realtà grosse che gestiscono processi culturali importanti ma anche di microrealtà. C’è una filiera associata alle nostre città, dobbiamo chiedere delle misure, ma è necessario darsi una road map insieme, riteniamo sia necessario darci un calendario e costruire un percorso che veda le città protagoniste su come creare gli elementi di innovazione”.

Secondo tutti senza distinzioni politiche ed ideologiche c’è bisogno di una nuova partenza, il territorio culturale va rigenerato dopo mesi di lockdown. Serve un governo capace di dialogare con le città, questo assunto richiede che lo Stato non sia centralista ma che abbracci il principio di sussidarietà, secondo Palazzi.

Da Bari Ines Pierucci ha lanciato molte idee. “Da un anno abbiamo condiviso questo viaggio, necessario per le scelte compiute in ogni territorio. La pandemia ha prodotto una disastrosa riduzione del fatturato degli operatori della cultura. Noi ci interroghiamo su quali saranno i protocolli, anche con le nuove varianti. Ma non possiamo più accettare la diversificazione dei colori dell’indice del territorio, servono investimenti he potrebbero portare avanti delle attività interrotte, a seconda della riduzione degli ingressi si potrebbero ripensare gli orari. Ci sono altre sperimentazioni in Europa, come quelle di attivare dei tamponi prima dell’evento. Dobbiamo pensare la riorganizzazione degli eventi all’aperto, la scorsa estate abbiamo dimostrato che in nessun caso abbiamo avuto casi di Covid”

Tommaso Sacchi da Firenze citando lo studio di Berlino sul contagio al museo, ha elogiato molto Mario Draghi, che nelle repliche ha pronunciato parole importanti come “la cultura è imprescindibile”

Da Cagliari il lockdown è stato più duro, netta Paola Piroddi: “Chi come noi è distante dal contesto nazionale, ha sentito ancora più forte l’isolamento, con le navi e i porti interrotti. Dobbiamo far sì che il sistema culturale non sia il prossimo utente del sistema sociale di welfare”.

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