L’Associazione Antiracket Aurelio e Luigi Luciani e «l’urgenza di esporsi» come un monolite contro la Quarta Mafia

by Antonella Soccio

Sono serviti due anni di riunioni per mettere su a Foggia, città di Quarta Mafia, il cui Comune è stato sciolto per infiltrazioni mafiose, una associazione antiracket con quindici tra imprenditori e commercianti, che porterà il nome dei fratelli Aurelio e Luigi Luciani, vittime della strage del 9 agosto del 2017 nelle campagne tra San Marco in Lamis e Apricena.

Quella del 17 gennaio 2022 sarà davvero una giornata di non ritorno per la Società, così come auspicato dal presidente onorario Fai Tano Grasso? Solo il tempo, la coesione senza invidie, monopoli e personalismi e i riflettori costantemente accesi sull’impellente urgenza di legalità potranno dirlo.

A Foggia sono arrivati i massimi riferimenti dello Stato. Le prime pagine dei giornali nazionali hanno finalmente Foggia nei tagli di apertura. Non è giunta solo la Ministra Luciana Lamorgese a presiedere il comitato provinciale di ordine e sicurezza pubblica in Prefettura, ma anche Giovanna Cagliostro, commissaria straordinaria del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket ed antiusura.

Alessandro Zito anni fa è stato vittima di estorsioni e intimidazioni. Tale è stata la minaccia nei suoi confronti e nei confronti della sua famiglia che l’imprenditore ha sentito la necessità profonda di cambiare aria, di trasferirsi a Pescara alla ricerca di futuro e salvezza. Ma ora ha deciso che era il momento di impegnarsi nella presidenza dell’associazione contro la “tassa di sovranità” delle mafie, insieme ad altri colleghi, che come lui hanno denunciato il racket. Luca Vigilante del Gruppo Telesforo, Lazzaro D’Auria di San Severo e tanti altri.

«Vogliamo portare le vittime per mano, la Fai ha un ruolo strategico ma guai a pensare di caricare di eccessive aspettative su questa nostra associazione, per la comunità la nostra presenza potrebbe essere un alibi. Abbiamo l’onore di portare il nome di due persone perbene, due padri di famiglia che hanno perso la vita per colpa di un sistema che ha soggiogato la società civile. Agli imprenditori dico: siamo pronti ad accogliervi o solo per ascoltarvi, la nostra forza è il gruppo, insieme possiamo avere un coraggio importante, ma dobbiamo stare attenti a non sprecare questo momento di cambiamento», ha detto Zito.

Cosa si prova ad essere testimoni di legalità in un territorio che rischia di conoscere solo il rumore delle bombe che esplodono? Cosa si prova di fronte ad ogni attività ferita e violata? La vedova Arcangela Luciani è diventata suo malgrado una eroina dell’antimafia.

«Ogni bomba è un pugno nello stomaco– ha ammesso a bonculture– a volte mi chiedo se quello che faccio io e tutti quelli che si espongono sia giusto, se vale la pena. A volte c’è anche questo sconforto, ma io ho bisogno di chiedere verità e giustizia per i miei cari. Loro meritano giustizia, loro come ovviamente tutte le altre vittime innocenti delle mafie. Gli imprenditori hanno diritto ad essere protetti, ad avere la loro attività, a stare bene. È solo per questo che ci dobbiamo battere, per il nostro benessere, per il futuro dei nostri figli. Ultimamente i giovani di questa terra nella migliore dell’ipotesi preparano la valigia e vanno via e questo non è giusto. Dobbiamo lottare. Mi auguro che l’associazione antiracket sia sostenuta dall’intero territorio, chi denuncia non lo fa solo per se stesso, ma per l’intera comunità, così come un familiare di una vittima di mafia che si espone. Arrivi al punto di credere che la tua stessa vita non abbia ragione di essere. Mi auguro che questo territorio martoriato dalla mafia inizi ad alzare la testa. Abbiamo una ulteriore possibilità e non dobbiamo sprecarla. Se ad esporsi sono in pochi non facciamo nulla, ma se ad esporsi è l’intera comunità faremo la differenza».

Eppure stando ai numeri della commissaria Cagliostro e della Ministra Lamorgese, la percezione di insicurezza e di illegalità è maggiore rispetto ai reati reali denunciati.

La Capitanata è però il secondo territorio d’Italia per richieste al Fondo antiusura e antiracket, con una forte presenza di domande per usura bancaria, 56 nel 2020 e solo 7 nel 2021. Il trend dell’ultimo triennio è così preoccupante da aver indotto il governo ad istituire un osservatorio.

«Le vittime devono essere accompagnate durante tutto il percorso dalla denuncia alla costituzione di parte civile. Le vittime devono essere certe che conviene denunciare e stare dalla parte dello Stato. Spesso la vittima è disorientata e la elargizione di denaro non basta. Quando infatti la vittima non riesce a reinserirsi nell’economia legale non riesce a restituire il mutuo erogato. L’85 per cento delle vittime a cui vengono elargiti aiuti, non riescono a restituire l’importo dei mutui», ha dichiarato Cagliostro.

Le promesse della Ministra dell’Interno

Lungo l’intervento della Ministra Luciana Lamorgese a seguito del comitato di ordine pubblico. «Ricordo a me stessa e a voi che nel 2019 a dicembre eravamo qui a fare il comitato provinciale, in quella sede annunciammo l’istituzione della Dia a Foggia e il 15 febbraio del 2020 inaugurammo la Dia. C’è stato il piano straordinario del controllo del territorio varato nel 2017 dopo la strage di San Marco in Lamis. Molte sono state le attività con significativi risultati sia sul piano dell’attività repressiva sia di indagini complicate e col sequestro e confisca di patrimoni per un ammontare di 30 milioni di euro. C’è tanta aspettativa per questo comitato, lo Stato non può che far sentire la sua presenza in maniera forte decisa e compatta mettendo risorse aggiuntive. Io vorrei ricordare che a seguito del 2017 ci fu la necessità di un nuovo modello di contrasto alla mafia foggiana e fu inaugurato lo squadrone dei cacciatori di Puglia così come fu inaugurato il reparto di prevenzione e crimine di San Severo. Integreremo gli organici: solo 50 unità mi si chiede? Noi daremo la massima attenzione ma non è solo un ampliamento di organici: serve un intervento strutturato. Lo scorso anno sono state assicurate tramite il reparto prevenzione e crimine 20mila unità. Questi reparti servono proprio per il controllo integrato del territorio. Non è la dotazione non sono i 50 in più o i 50 in meno a fare la differenza.

Il segnale va dato, dobbiamo essere presenti con le nostre divise, i nostri caschi le nostre armi. Per vincere questa battaglia dobbiamo fare la nostra parte».

Non manca la promessa di una revisione della struttura giudiziaria della provincia di Foggia, che oggi ha un solo tribunale. Una revisione ampiamente richiesta dal procuratore Ludovico Vaccaro.

«C’è la necessità di un ripensamento delle strutture, delle procure, dei tribunali. Queste sono scelte che sono state fatte nel 2012 quando si parlava sempre di spending review. Oggi la situazione è cambiata, bisogna tenere conto di una soluzione in evoluzione, anche gli interventi vanno calmierati secondo le esigenze. Abbiamo Cerignola, Manfredonia, sciolte per mafia dove c’è questa esigenza. Guardiamo il futuro. È stato chiesto di avere sistemi di videosorveglianza ad estrema risoluzione con l’audio. Ci sono fondi ad hoc per il 2020/2021. Sono stati stanziati 80 milioni di euro, la Prefettura ha avanzato i 36 progetti, anche il Comune di Foggia ha un progetto per 982mila euro. Su Strade Sicure abbiamo 70 militari che sono impegnati a Borgo Mezzanone, su cui è stato fatto un intervento importante con un hub sanitario, con la previsione di 250 moduli abitativi per 1000 persone, un protocollo».

Contro l’omertà

«La paura non può influenzarci, non può decidere se sia giusto o meno stare dalla parte giusta. Ci siamo chiesti dopo queste bombe se sono da leggere come un segnale di debolezza della criminalità o viceversa se sono un messaggio che mandano a noi per dirci che comandano sempre loro. La verità è sempre nel mezzo, certamente le operazioni le investigazioni le intercettazioni fanno sì che ci sia una certa preoccupazione dall’altra parte laddove lo Stato si impegna sanno bene che hanno dei problemi. Il livello investigativo non ha bisogno che ci sia qualcuno che tiri dalla giacchetta».

La Ministra ha annunciato dei «reparti inquadrati per operazioni ad alto impatto». Anche la Dda avrà un luogo fisico a Foggia, la Regione ha infatti trovato dei locali nella ex scuola di polizia.

La cultura dell’antimafia

il Procuratore nazionale antimafia Cafiero de Raho ha definito quella con Lamorgese una giornata memorabile per le linee programmatiche, una giornata storica per Foggia.

L’associazione antiracket, a suo avviso, è uno strumento fondamentale per contrastare le mafie, che tolgono la libertà. Ha ricordato i successi di Napoli e Casarta, con i bollini dell’adesione alle associazioni affissi sulle vetrine.

«Cosa manca alla vittima? la coesione, perché l’isolamento è il pilastro dell’omertà. La vicinanza della società avviene anche attraverso l’associazione, ma non basta. Lo Stato ha bisogno di rappresentare la sua sensibilità, bisogna avere un monolite, tutti uniti si vince. Insieme siamo imbattibili», ha osservato.

Presenta anche Daniela Marcone, vicepresidente di Libera e referente dell’Area Memoria, figlia di Francesco Marcone ucciso dalla mafia il 31 marzo del 1995 a Foggia.

«Gli anni Novanta furono anni del silenzio, di tante assenze e di tanta solitudine. Qui c’è qualcosa di importante che è cambiato e sta cambiando. Si può costruire un sentimento diverso, le comunità per stare bene hanno bisogno di serenità, felicità e bellezza. Solo la rete umana può accompagnare la denuncia, la convenienza è sentirsi dalla parte giusta. Le nostre mafie continuano ad uccidere».

A tal proposito sono risuonate forti le parole del procuratore Rossi, che ha riferito alcuni stralci dell’interrogatorio di un pentito, che ai magistrati ha detto: «Dopo che si è creato l’antiracket nessuno ha mai toccato quegli imprenditori perché era galera sicura».

Ebbene più collaboratori considerano la semplice partecipazione ad una associazione antiracket ragione per sentirli lontani dalla possibilità estorsiva nei confronti degli aderenti.

Sarà così anche a Foggia? Ci sarà un’adesione massiccia, una scelta di campo? C’è da augurarselo, la città non può andare più a fondo di così.

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