Le strade della fiaba di Laura Marchetti: “È lungo il cammino che incontriamo l’altro”

by Anna Maria Giannone

Guardare alla fiaba in questo momento di “buio feroce” significa ispirarsi a una grande lezione di uguaglianza  e cooperazione. Tutti nelle fiabe contribuiscono al trionfo della vita: bambini e adulti, principi e servitori, uomini, donne e natura. Del portato rivoluzionario della fiaba si è occupata lungamente Laura Marchetti, antropologa e docente di didattica delle culture all’Università di Foggia, studiosa e autrice di numerosi saggi fra cui La fiaba, la Natura, la Matria. Pensare la decrescita con i Grimm (Il Melangolo).

Membro della commissione Cultura del Collegio degli Esperti del Presidente della Regione Puglia, Marchetti è anche ideatrice e coordinatrice scientifica del progetto Le strade della Fiaba, l’intervento realizzato dal Dipartimento Turismo, Economia della Cultura e Valorizzazione del Territorio, in collaborazione con il Teatro Pubblico Pugliese, nato con l’obiettivo  di valorizzare e promuovere l’identità culturale regionale attraverso la conservazione e la rivitalizzazione della fiaba.

Se nelle fiabe non è importante tanto il contenuto manifesto, quanto il significato simbolico comune in qualsiasi società e tempo, rileggerle può aiutarci, anche oggi, a passare “attraverso il bosco”. Per questo abbiamo chiesto a Laura Marchetti di esplorare più a  fondo questa materia così densa.

La docente con il dirigente alla Cultura della Regione Puglia Aldo Patruno

Professoressa, il giornale tedesco Spiegel ha dedicato una copertina a Carola Rackete titolando “Carola, Capitana Europa”: quale fiaba racconta al nostro tempo questa vicenda?

Quella di Carola è la bella fiaba di un’eroina che sfida le avversità per portare soccorso, in “questo mondo grande e terribile”. La mia è una citazione di Antonio Gramsci, fine studioso della fiaba. Gramsci portò con sé in carcere le fiabe dei  Grimm ed è stato uno dei primi traduttori in Italia dei fratelli. Proprio in una delle sue versioni  più belle di Giovannino senza paura ci dice che “nessuno si salva da solo” . La fiaba ci insegna proprio questo, che esiste una grande comunità di soccorso. Anche se perso nel bosco, il protagonista troverà sempre una lanterna a illuminare la strada, una mano tesa, un albero amico. La capitana Carola ha espresso questo valore così importante in un tempo in cui i lupi sembrano prendere il sopravvento.

Fratellino e sorellina, Hansel e Gretel, I tre fratelli. “Nelle fiabe, i fratelli si aiutano, ma il valore della Fratellanza è ancora più ampio perché abbraccia la terra intera”. Esiste ancora questo valore?

La fratellanza è un valore etologico: è la sopravvivenza stessa della specie che richiede la fratellanza. Chi nega questo valore nega la possibilità che l’umanità vada avanti.  Ne I frutti puri impazziscono James Clifford, così come molta parte dell’antropologia  contemporanea, sostiene che le società competitive non sopravvivono, solo le società cooperative perdurano. La fiaba popolare è un racconto della comunità, ci insegna che l’eroe ha sempre bisogno di un vicinato. Tutti i personaggi pensano e cooperano in maniera solidale, anche la natura: se il protagonista è perso, il bosco diventa scuro, rifiorisce e gioisce invece con la sua salvezza. Nella fiaba tutte le esistenze si intrecciano per far trionfare la vita stessa. Chi si oppone all’idea di comunità sta ostacolando l’andamento della specie: la negazione della fratellanza non è solo feroce, ma anche contro natura.

Nelle fiabe il protagonista è sempre in viaggio, dove porta questo cammino?

Tutte le fiabe, dice Propp, sono un’unica fiaba. Ognuna è diversa, ognuna è portatrice di “aromi locali”, dell’ “odore della propria terra e della luce del proprio cielo”. Eppure tutte hanno la stessa struttura. Non c’è fiaba che non inizi da una situazione difficile che mette in cammino il protagonista. Questo avviene anche in tutti i classici. Se Ulisse non si fosse messo in viaggio sarebbe rimasto un pastore. Emigrare, spostarsi, magari per tornare a Itaca, è sempre il momento più alto di formazione dell’eroe. Per questo in Puglia abbiamo scelto di dare vita a La strada della fiaba: avremmo potuto scegliere di creare un parco, invece abbiamo preferito il cammino, perché è lungo la strada che incontriamo l’altro, che “il mio lupo diventa il tuo lupo, è mia la tua lanterna”.  Impedire il cammino significa mette a tacere il progresso, la poesia, la fiaba.

Nella fiaba i personaggi di tenebra muoiono o vengono puniti, qual è il valore del male  e delle sue rappresentazioni?

Quando gli inglesi arrivarono a Berlino, dopo la seconda guerra mondiale, misero al bando le fiabe dei fratelli Grimm, accusandole di aver influenzato la gioventù tedesca. Erano convinti che la pedagogia nera, attraverso l’elemento orrorifico della fiaba popolare, avesse contribuito a diffondere i valori del nazismo.  Bethellaim, uno dei più importanti psicanalisti dell’età evolutiva, che pur aveva vissuto in prima persona la deportazione in campo di concentramento,  ha fermamente confutato questa visione. Non è edulcorando e semplificando la realtà che si insegna il bene. La fiaba ci dice che il male esiste ma anche che si può sconfiggere. Si può parlare del male se il racconto avviene in un momento di scambio affettivo profondo, attraverso una voce che lo rende sopportabile. La voce è il cordone ombelicale, il legame con il ventre materno che ci aiuta a orientarci e a governare il male attraverso la complessità.

Qual è la sua fiaba preferita?

Ce ne sono tante. Fra tutte direi Frau Holle, la grande Madre Natura sulle cui tracce sono andata in pellegrinaggio in Germania. E poi Pollicino. Gli adulti delle fiabe sono sempre un po’ farabutti, abbandonano, tradiscono, mentre i più piccoli sono sempre i più astuti, i più intelligenti: basti pensare a come Pollicino trova la strada di casa.  Il “popolo dei piccini”, fatto di bambini, ma anche di bizzarri  ─ quelli che nella scuola odierna, in una bruttissima espressione, chiameremmo i BES (Bisogni Educativi Speciali) ─ nelle fiabe è sempre portatore di un’intelligenza superiore. Questa è una grande lezione di uguaglianza.

You may also like

Non è consentito copiare i contenuti di questa pagina.