«L’importanza di rompere il silenzio» Krizia Colaianni e l’impegno de La forza delle donne

by Angela M. Lomoro

Il 25 novembre ricorre la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Una ricorrenza che di anno in anno invita a tenere i riflettori accesi su un fenomeno ancora largamente diffuso.

Facciamo il punto con Krizia Colaianni, presidente dell’associazione “La forza delle donne”,  che opera in difesa delle donne vittime di violenza e che ha referenti in Puglia e in Basilicata.

Quali sono le attività di contrasto promosse dall’associazione “La forza delle donne”?

L’associazione ha come obiettivo quello di combattere la violenza di genere, intesa in tutte le sue più svariate forme.

L’associazione è formata da tante socie professioniste, divise in area medica, legale, psicologica ed educativa, abbiamo anche l’area della consulenza di bellezza, ma è formata anche da tante socie che hanno come mission ed hanno sposato la nostra mission di battagliare con le donne e per le donne. Nell’associazione abbiamo anche tante donne socie recuperate, attraverso un percorso, da rapporti violenti ed oggi in grado di supportare ed aiutare. Ecco questa è l’espressione ed il senso della nostra associazione.

Circa le attività di contrasto alla violenza di genere, noi crediamo molto nella formazione, informazione e sensibilizzazione quotidiana. Sì proprio quotidiana: sulle nostre pagine facebook ed instagram siamo presenti tutti i giorni, in particolare le nostre socie dell’area medica (abbiamo anche un dottore; lunedì e martedì vanno in pagina le nostre socie psicologhe, coordinate dalla vice presidente dell’associazione la dott.ssa Angela Noviello, psicologa forense e psicoterapeuta; il mercoledi l’area legale. Abbiamo anche rubriche di consigli vari sulle donne e sulla loro bellezza, perché crediamo anche molto nel recupero dell’autostima, poiché le donne vittime di violenza sia essa fisica o psicologica perdono in primis la loro autostima.

Le nostre socie sono inoltre presenti sui vari municipi di Bari attraverso degli sportelli d’ascolto. Infatti, l’associazione è stata promotrice del “Patto per non lasciare da sole le donne”, approvato a luglio all’unanimità dal Consiglio Comunale di Bari, che tra gli altri punti prevede l’apertura degli sportelli d’ascolto uno in ogni municipio. Ad oggi sono operativi due, nel V municipio di Bari, nelle giornata del martedì e giovedì dalle ore 15.30 alle 18.00; e nel II municipio di Bari, nella giornata di martedì dalle ore 10.00 alle 13.00. Siamo già pronte per l’apertura negli altri municipi dove abbiamo già presentato la relativa istanza ai Presidenti.

A chi si rivolge la vostra associazione?

La nostra associazione si rivolge a tutte le donne coinvolte direttamente ed indirettamente negli episodi di violenza, ripeto di qualsiasi genere fisica ma soprattutto di violenza psicologica. Se ne parla poco, ma la violenza psicologica anche se non visibile e non tangibile lascia dei traumi irreparabili nelle donne e nei confronti di tutti coloro che la subiscono. È la forma di violenza più subdola, consiste nel controllo, possesso, manipolazione, bugie continue.

Cerchiamo nello specifico di rompere il silenzio, e questo lo si può fare solo se le donne iniziano a credere di non essere sole. Molte donne hanno paura di denunciare, perché sono sfiduciate dalla giustizia ahimè, dalle istituzioni. Ci sono lungaggini e costi dei processi.

La paura di ritorsione, soprattutto quando ci sono dei minori di mezzo, la paura (cosa che accade molto spesso) di non essere credute, l’aspetto economico, tutti punti che aiutano il silenzio. Il silenzio che dobbiamo rompere!

Krizia Colaianni

Durante il lockdown molte donne – vittime di violenze – sono state costrette a restare a casa, cioè nel luogo dove maggiormente hanno luogo gli episodi di violenza. Quanto e come sta influendo l’attuale emergenza sanitaria del Covid sulla situazione di queste donne?

Il Covid ha influito maggiormente, soprattutto in un primo periodo dall’8 marzo al 15 marzo 2020, ad incrementare il lato oscuro della violenza, ossia tutte quelle donne che non denunciano. A livello nazionale i numeri riportano un calo del 55,1% durante l’emergenza COVID-19.

Dall’ 8 al 15 marzo del 2019 le chiamate al 1522 sono state 1.104, nelle stesse settimane di marzo di quest’anno si è passati a 496.

I numeri delle chiamate sono diminuite e anche le denunce, ma questa non è una buona notizia! Questo ci dimostra l’acuirsi dei casi di violenza e l’impossibilità di chiedere aiuto da parte delle donne.

Quello che emerge dalle chiamate ricevute in questo periodo al 1522 è la difficoltà delle donne di poter esporre il pericolo, di non avere modo di chiamare per ricevere un supporto perché il loro compagno è in casa con loro.

In casi di emergenza dove è chiesto l’allontanamento da casa e quindi dal coniuge maltrattante, subentrano altre difficoltà legate all’emergenza sanitaria coronavirus.

Proprio in questo periodo siamo intervenute con delle nostre linee guida, abbiamo attivato un numero verde anche assieme ad altre associazioni, tra cui “Fermi con le mani” della mia collega Tiziana Cecere. Le nostre socie si sono rese disponibili 24h su 24h, anche con delle safety words per cercare di intervenire nell’immediato.

E proprio data la situazione insostenibile, con il Comune di Bari abbiamo cominciato a dialogare, in particolare con la Commissione Pari opportunità, nella persona della Presidente Silvia Russo Frattasi, socia ad honorem de La forza delle donne e siamo riuscite nel grande obiettivo del “Patto per non lasciare da sole le donne”. Un altro punto fondamentale del patto è la costituzione di un servizio di pronto intervento come per esempio un “taxi salvavita” che possa fornire servizio di trasporto per le esigenze di particolare gravità e urgenza, tenuto conto che spesso la mancanza di indipendenza economica lede la possibilità di allontanarsi dalla propria residenza per salvarsi la vita.

Qual è il ruolo della cultura e dell’educazione (soprattutto dei più giovani) nel percorso di contrasto alle discriminazioni e alle violenze di genere?

Siamo portatrici della cultura di rispetto. Lo abbiamo fatto anche in diverse scuole superiori, anche al Liceo Polivalente di Cisternino. ll contrasto e la prevenzione alla violenza di genere e agli abusi passa quindi anche dall’educazione, dalla formazione e dalla sensibilizzazione dei giovani, così come è stato formalmente stilato nella Convenzione di Istanbul del Consiglio di Europa dell’11.05.2011; poiché spesso non basta legiferare opportunamente e sanzionare adeguatamente, è necessario proteggere le vittime di violenza sessuale e di genere con azioni di intervento multidisciplinari a carattere trasversale: prevenire il fenomeno attraverso specifici programmi scolastici (educazione di genere, parità dei sessi, affettività, rispetto per l’integrità personale e per la salute), potenziando i centri antiviolenza e i servizi di assistenza e formando adeguatamente tutti gli operatori.

Quali sono gli strumenti legislativi a tutela delle donne?

Sicuramente, noi consigliamo a tutte le donne vittime di violenza di genere di denunciare e di allontanarsi nell’immediato dal carnefice.

Sappiamo bene quanto sia difficile, ecco perché è importante trovare dei punti fermi come può essere la nostra associazione e tante altre associazioni territoriali. Bisogna intraprendere un percorso per uscire dalle violenze un percorso tremendo ma sicuramente necessario per una rinascita.

Trovare il coraggio di affidarsi è il primo atto d’amore per se stessa.

Sempre richiamando il “Patto per non lasciare sole le donne”, voglio sottolineare la nostra battaglia per l’introduzione del protocollo Zeus anche nel Comune di Bari.

Il protocollo Zeus sarà siglato tra Questura di Bari e Centro Antiviolenza del Comune di Bari, con una rivoluzione del sistema che decide di «prendersi cura anche di chi agisce violenza», per prevenire la commissione di reati. Una sorta di pre-crimine che prende per le corna uno dei problemi della violenza di genere: l’incapacità di gestire le emozioni e controllare la rabbia o la frustrazione. Alla base del protocollo c’è l’ingiunzione trattamentale, ossia l’obbligo a seguire un trattamento, inserita nell’ammonimento, una sorta di avviso che il Questore manda ad autori di violenze o atti persecutori su segnalazione della vittima o, nel caso di violenze domestiche (dove la donna può aver paura ad esporsi), anche di terzi per esempio ospedali. È una misura che precede la denuncia vera e propria e ammonisce appunto il destinatario di interrompere i comportamenti molesti.

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