“Naturalmente alla bottega di madre natura” alla scuola Alfieri Garibaldi di Foggia per germinare pensiero critico nei bambini coi «campi di esperienza»

by Daniela Tonti

Un progetto che promuove il pensiero scientifico e l’abitudine al ragionamento nei bambini della scuola dell’infanzia e della primaria: dalla creazione di colori sfruttando gli elementi naturali trovati in giardino (come fiori e foglie) alle reazioni chimiche osservate in un laboratorio attrezzato fino a una dimostrazione di fine anno.

E’ Naturalmente alla bottega di madre natura, un progetto ideato dalla scuola Alfieri Garibaldi di Foggia che ha due obiettivi: sviluppare l’abilità del ragionamento scientifico attraverso una dimensione creativa e germinare gli strumenti di un pensiero critico, in una generazione sempre più veloce abituata a fruibilità ed esperienze brevissime, volatili e accelerate.

Succede a Foggia, 90seima nella classifica della qualità della vita dei bambini (che scivola al 101 posto se si considerano i mq di verde per bambino) nel Sud semi-depresso, città della quarta mafia che non ha mai avuto una visione progettuale a lungo raggio sull’infanzia, sul tempo e sul bello per i bambini.

L’ultima speranza e l’ultimo baluardo di conoscenza, disposizione alla cittadinanza e possibilità sono le scuole. Resistenti e in prima linea, portano avanti progetti nuovi con le risorse che hanno a disposizione, sperimentano linguaggi multimediali e avvicinano i più piccoli alla scienza seguendo le indicazioni dell’Agenda 2030 sul clima e l’ambiente.

Perché è importante la scienza per i bambini? Ce lo ha spiegato bene Leonarda Di Matteo, ideatrice del progetto. “Il pensiero scientifico attiva una sequenza di ragionamento ‘per step’ e aiuta a risolvere i problemi, mettere in fila le risposte. È un pensiero costruttivo perché ‘si costruisce’ per un fine che non viene mai perso di vista ma soprattutto insegna ai bambini ad aggiustare il tiro, a intervenire e modificare in questa sequenza quello che non funziona. Abitua il bambino al fatto che c’è un prima, un durante e un dopo e che durante puoi modificare e addrizzare il tiro e modificare. E questo modo di pensare la porterà dietro nella vita. Aiutare a ragionare è la strada principe per avere un mondo migliore.

Se si parla di scienza e natura l’apprendimento più efficace è l’esperienza empirica ed è per questo che gli alunni si sono alternati in laboratorio mettendosi alla prova con strumentazioni all’avanguardia.

Ne abbiamo parlato con il dirigente Sergio Russo.

Dirigente come nasce questo progetto nella scuola dell’infanzia?

È molto importante che anche la scuola dell’infanzia di senta protagonista attiva della costruzione del curriculum verticale. Come scuola abbiamo recepito gli inviti della comunità europea e attivato un curriculum per l’approfondimento delle STEM e abbiamo deciso di declinare queste attività a partire dall’infanzia, consapevoli degli ultimi dati pubblicati dalla piattaforma Euridice che ci dicono che i bambini che seguono un percorso di qualità nell’infanzia sono bambini estremamente avvantaggiati nel loro percorso di formazione continua. Abbiamo dedicato la stessa attenzione agli altri due gradi di istruzione e alla scuola dell’infanzia declinando l’offerta in base all’età, alle attitudini e ai campi di esperienza. Lo abbiamo fatto con la fantasia che contraddistingue le maestre di questa scuola, sempre attenta alla ricerca e alla sperimentazione.

Tutto con risorse interne?

Sì, la scuola d’infanzia si caratterizza per le proposte molto innovative e differenti che proponiamo ogni anno.

I bambini hanno apprezzato? Quanto è importante avvicinarli alle scienze dall’infanzia?

I bambini hanno vissuto con enorme entusiasmo questo progetto. Questa attività serve per coltivare una serie di competenze che si chiamano “campi di esperienza” da una parte avvicinano il bambino alla natura e al rispetto della natura sin dall’inizio del loro percorso e dall’altra parte inculcano nei bambini una mentalità scientifica che nasce da un’osservazione dei processi della natura, che nasce dalla maturazione del concetto di ‘trasformazione’ che è alla base delle scienze naturali. Tutto questo sotto forma di gioco.

Cioè?

Attraverso il gioco, attraverso l’espressione grafico pittorica sono stati avvicinati prima alla natura – capendo quali sono gli elementi fondanti della natura imparandone ad apprezzare l’apporto rispetto all’esistenza sulla terra – e poi sono arrivati a capire da questi elementi della natura cosa si può trarre attraverso il concetto della ‘trasformazione’, che è alla base dell’osservazione scientifica e della chimica. Quindi hanno estratto dei colori da elementi della natura ma non in maniera rudimentale anzi, utilizzando pipette, mascherine e occhialini e una serie di strumenti sia negli spazi chiusi che negli spazi aperti approntando un laboratorio mobile nel giardino.

Spesso la materia prima è stata ricavata direttamente da loro, dal giardino della scuola da cui hanno ricavato i colori con cui hanno realizzato dei disegni.

Quanto è difficile fare tutto questo rispetto a un contesto refrattario? Spesso la scuola educa in un modo ma poi basta uscire fuori per vedere un mondo di adulti che va da tutt’altra parte.

È una contraddizione che noi spesso osserviamo non solo per l’educazione ambientale. Spesso i nostri bambini vivono in un contesto che è contraddittorio con l’ambiente che noi simuliamo nella scuola. Però il ruolo della scuola è proprio quello. Cioè offrire un’immagine diversa del mondo, cercando di educare i bambini a perseguire ‘quella ‘immagine. Anche semplicemente far capire che fuori c’è un mondo ma nella scuola se ne costruisce uno parallelo, che può essere vero che si può realizzare-. Significa lavorare sulle competenze di cittadinanza, significa cominciare a educare un bambino, a insegnargli che attraverso l’esercizio di un pensiero divergente può capire da solo ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.

Un pensiero talmente forte da rivendicare la propria autonomia e correggere gli adulti.

Capita che noi adulti siamo ‘bacchettati’ dai bambini, “la maestra ha detto che…” allora vuol dire che la scuola ha funzionato che ha creato il pensiero critico del bambino che si distacca dall’atteggiamento consolidato perché lo vede tutti i giorni a casa e ha già recepito che esiste un atteggiamento alternativo, connotato positivamente al punto tale da correggere l’adulto che gli sta vicino. È il segnale del fatto che la scuola inculca qualcosa. E’ come un seme che si pianta e che dovrà dare i suoi frutti. Un percorso lungo ma che dimostra che i giovani possono crescere diversamente.

Un segnale i giovani ce lo hanno già dato, il Fridays for future che celebriamo da diversi anni è un movimento di giovani animato da una ragazza di 17 anni. Su questo aspetto la scuola italiana come quella europea segue le avanguardie educative che stanno riuscendo nel loro obiettivo.

Lei ha inserito nell’offerta formativa anche un percorso sulla cultura e il legame con il territorio.

Quando sono arrivato ho voluto inserire nel piano dell’offerta formativa il lavoro sul legame e sull’attaccamento al territorio. Tutte le città del sud hanno problemi ma quello che mi ha colpito da subito di Foggia è lo scarso attaccamento ideologico e culturale verso il proprio territorio. Si tende spesso a parlar male della propria città, bisognerebbe invertire questa tendenza, voler bene alla città e lavorare perché migliori.

Quando tornai al mio paese nel Sud,dove ogni cosa, ogni attimo del passato somiglia a quei terribili polsi dei morti che ogni volta rispuntano dalle zolle e stancano le pale eternamente implacati,compresi allora perché ti dovevo perdere:qui s’era fatto il mio volto, lontano da te,e il tuo, in altri paesi a cui non posso pensare.

Tu non conosci il Sud, Vittorio Bodini

You may also like

Non è consentito copiare i contenuti di questa pagina.