Non solo Lonely Planet. L’eredità di Silvio Maselli nella Bari che verrà

by Antonella Soccio

Bari prima di Lonely Planet, per chi vive a Napoli con vista su un pezzo di cono del Vesuvio in cucina o a Palermo con i suoi larghi spazi o a Salerno ad uno schioppo di aliscafo da Amalfi o anche a Lecce con gli occhi abituati alla luce, era solo una città di grandi mercanti, con un corso con bei negozi e un lungomare, non liberato ma assai libero, con venditori di ricci. I racconti di San Nicola sulle acque sfioravano solo l’immaginario folklorico.

Oggi, invece, come scrive l’ex assessore alla Cultura Silvio Maselli, che torna ai suoi amori, “Bari è diventata una città grande, bella e sicura di se’”, che deve solo spiccare “il balzo definitivo verso la consacrazione”.

Dalla Primavera pugliese in poi, la percezione del capoluogo regionale pugliese è mutata profondamente, la città d’oriente è diventata attrattiva e raggiungibile, in una parola desiderabile. È indubbio che negli ultimi 5 anni questo processo di sviluppo turistico e di gentrificazione culturale sia passato anche e soprattutto dall’azione del manager del cinema, Silvio Maselli, direttore e “inventore” dell’Apulia Film Commission così come la conosciamo oggi.

Nel suo lungo commiato Maselli ha elencato, da buon amministratore, tutte le prassi di questi 5 anni. Un lavoro minuzioso e attento. Ma qual è la sua più grande eredità?

È indicativo che l’assalto al centrosinistra barese sia arrivato mesi e mesi fa in una famosa conferenza, faccia a sole, dei vari segretari del centrodestra regionale, che acclamavano Primarie in tutta Puglia, dal Fortino.

Un luogo, il Fortino, che prima di Antonio Decaro e Silvio Maselli, nessuno al di fuori di Bari e nelle ristrette cerchie elitarie penso conoscesse. Chi scrive non sapeva della sua esistenza e ci si è imbattuta quasi per caso percorrendo la strada dei mercatini di Natale 2018. Al posto più struggente di Bari dalla vista mozzafiato su tutto il lungomare e il centro storico, con tanto di camminamenti e scalinate, dentro un percorso autentico e identitario, che ricorda la città vecchia di Ibiza o la penisola di San Francesco di Vieste, un viaggiatore col vizio di camminare ci arriva solo superando un palazzaccio grigio.

Silvio Maselli

Ebbene, l’eredità di Maselli è aver cominciato ad intessere un discorso pubblico sulla “costruzione di luoghi di produzione di idee e di proposte culturali”, tali da allargare la base dei fruitori. Il mercato del pesce è stato solo abbozzato, ma sarà la sua geniale intuizione.

Maselli e Decaro hanno compiuto un grande lavoro sulla riapertura di luoghi della cultura, come il Margherita e tutto l’immensa opera sul parco della Caserma Rossani, che potrebbe riuscire davvero a cambiare l’assetto culturale e urbanistico di Bari. Secondo alcuni operatori, l’assessore uscente avrebbe dovuto anche far crescere una cultura di gestione dei luoghi culturali. A fronte di progetti eccezionali come il Polo del Contemporaneo manca ancora una cultura di gestione strategica della cultura: sono cresciuti poco gli operatori, gli artisti e anche il pubblico. Il prossimo quinquennio chi gli succederà dovrebbe lavorare su questo per non lasciare che le opere siano solo dei contenitori. Ma lo ha detto anche Decaro a noi di Bonculture: adesso tocca scovare i contenuti.

Se è vero che l’uomo è un animale politico possono esistere politici che fieramente difendono gli interessi di una comunità.  Nella propensione verso gli altri, declinata dal famoso inciso aristotelico, risiede l’essenza di un amministratore comunale.  E Silvio Maselli ha riflettuto su questa prospettiva politica.

La comunità da tutelare e agitare (con solletico culturale) richiedeva eventi e possibilità precedentemente confinate altrove o limitate a sporadiche élite cittadine. La sua inclinazione alla visione di ubertosi indotti culturali hanno fatto della città di Bari (senza alcun rischio di smentita), negli ultimi cinque anni, un comune virtuoso.

I palati raffinati hanno disdegnato i vari capodanno in piazza (e le tante altre manifestazioni pop) che, ictu oculi, hanno avuto la capacità di accalappiare i viaggiatori del weekend: sono cresciute le permanenze medie in città.

Oggi, il suo comprensibile ed opinabile abbandono dalla scena politica cittadina porta con sé un po’ di sconforto per quel che sarà. L’assessore con spiccati gusti musicali e attento conoscitore del sottobosco artistico ha meticolosamente indicato i punti di forza e le prospettive per i prossimi anni, speriamo vengano accolte. Silvio Maselli è riuscito a risvegliare una coscienza culturale in una città assopita e satolla di panzerotti fritti, sgagliozze e Peroni. Nessuno nega che ci debbano essere – per carità – ma non possono, nel 2019, assurgere ad essere l’unico punto di forza di una comunità che strizza l’occhio agli altri capoluoghi nazionali ed europei.

Ma siamo sicuri che ormai l’identità di Bari, divenuta città delle arti, è tutta da interpretare e rimescolare.

*Si ringraziano gli amici di Bari per la collaborazione

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