Parco Archeologico e Castello di Manfredonia, parlano i neo direttori Treglia e Longobardi. “Sempre più arte contemporanea per la lettura dell’antico”

by Michela Conoscitore

Dopo Alfredo De Biase, alla guida del Museo Archeologico Nazionale di Manfredonia, sito nel Castello Svevo-Angioino, e del Parco Archeologico di Siponto, da pochi giorni, si sono insediati i due nuovi direttori, rispettivamente la dottoressa Annalisa Treglia, archeologa, e il dottor Francesco Longobardi, architetto. Le loro nomine giungono proprio nell’estate post-Covid, quando una ripartenza, soprattutto culturale, è auspicata in tutta Italia: puntare sul patrimonio artistico e archeologico per riattivare l’economia delle regioni, è questo il principio da seguire.

Il Museo di Manfredonia e il Parco Archeologico di Siponto, negli ultimi anni, hanno percorso un cammino in salita dovuto ad alterne vicende, ricordando comunque l’enorme successo dell’opera di Edoardo Tresoldi, la ricostruzione della basilica paleocristiana, nelle immediate vicinanze della chiesa romanica di Santa Maria Maggiore di Siponto, che ha catalizzato grandemente l’attenzione di media e pubblico.

bonculture ha intervistato i due nuovi direttori degli enti culturali sipontini per analizzare insieme potenzialità, obiettivi e speranze per i due siti artistici che, se giustamente valorizzati, accrescerebbero l’attrattiva turistica non solo della città di Manfredonia ma dell’intera provincia di Foggia:

Come avete accolto le vostre nomine al Museo Nazionale di Manfredonia e al Parco Archeologico di Siponto?

Longobardi: Sicuramente bene, e tra l’altro è un prosieguo del mio lavoro a Siponto dopo il progetto POIn che ha visto appunto la nascita del Parco Archeologico e quindi sono affezionato al luogo. Questo ritorno mi riempie di gioia, e ci metterò impegno per ripartire. Devo fare un ringraziamento al mio predecessore, Alfredo De Biase che, nel 2016, ha avviato tutta la gestione del Parco Archeologico. Adesso dobbiamo continuare sul percorso che, finora, ha portato avanti il dottor De Biase. Stiamo pensando già ad una serie di iniziative e ad una più attenta valorizzazione del Parco. Il sito recentemente è stato interessato da attività di scavo ed indagine archeologica, studiato da Marina Mazzei solo nel secolo scorso. Dopo la Mazzei, in pochi si sono dedicati a Siponto. Il nostro intervento, anche col recupero dei mosaici, ha risanato il sito trasformandolo in un forte attrattore per Manfredonia. E non è l’unico, ricordo anche gli Ipogei Capparelli, nei pressi della Basilica, il Museo Diocesano e il Castello.

Treglia: Sono felice di aver accolto questa sfida e di portare avanti l’impegnativo compito di contribuire a riconnettere il Museo al territorio, pur alla luce delle difficoltà contingenti che il museo sta vivendo. Il Museo si è dato un obiettivo chiaro, quello di ristabilire la sua funzione educativa e quindi il suo ruolo come presidio culturale del territorio di riferimento per consentire alla comunità di rispecchiarsi nel valore culturale e identitario delle testimonianze di cui è custode. Occorre favorire la formazione di un’eredità culturale, accompagnando tale processo di crescita attraverso azioni mirate volte a ristabilire un legame tra le collezioni e il contesto territoriale.

Direttrice Treglia in queste ultime settimane che hanno preceduto la sua nomina sono state numerose le polemiche sulla chiusura del Museo, interdetto al pubblico ormai da cinque anni. Perché si è creata questa situazione e quali saranno gli altri eventuali interventi strutturali che interesseranno il Castello nei prossimi mesi?

Sicuramente siamo in una fase complessa, ma allo stesso tempo piena di opportunità per rilanciare il Museo. Bisogna guardare al presente e non al passato. Il Museo è stato oggetto di due importanti finanziamenti europei, di cui il primo ha riguardato, in particolare, oltre alla progettazione scientifica del percorso espositivo, le opere di riqualificazione e di restauro degli ambienti del complesso monumentale. Il secondo progetto, partito a settembre 2019, riguarda il superamento delle barriere architettoniche, la realizzazione degli impianti di illuminazione lungo i camminamenti esterni e il completamento degli allestimenti, anche attraverso la realizzazione di nuovi strumenti didattici e di facilitazione dei percorsi di visita.

Ha pensato a come ottimizzare la presenza delle Stele Daunie, i reperti più preziosi e unici del territorio?

Le stele daunie costituiscono uno degli aspetti più rappresentativi dell’identità culturale dei Dauni. Dovrà essere impostata una adeguata campagna di digitalizzazione per consentire, attraverso l’uso delle tecnologie digitali, un approccio diverso dell’apprendimento e creare contenuti innovativi fruibili anche a distanza.

Quale valore riveste, per il territorio e la cittadinanza, il Museo Nazionale di Manfredonia?

Il Museo nazionale archeologico di Manfredonia ha una peculiarità che va valorizzata, in quanto attraverso le sue collezioni consente di raccontare, partendo da una scala cronologica più ampia, l’organizzazione sociale ed economica delle comunità preistoriche e protostoriche pugliesi fino ad analizzare lo sviluppo di culture progressivamente più complesse e articolate che iniziano a prendere consapevolezza della propria identità etnica, coincidenti appunto, nella Puglia settentrionale con la civiltà dei Dauni.

Direttrice Treglia, quali progetti e obiettivi ha in serbo per il Museo Nazionale di Manfredonia?

Il Museo deve diventare un luogo in grado di svolgere appieno il suo ruolo educativo e inclusivo e rappresentare un punto di riferimento per i cittadini, le associazioni e i soggetti pubblici e privati che operano sul territorio. Vorrei attivare delle relazioni e delle connessioni con la comunità. In questo obiettivo credo fermamente perché penso che le azioni condivise siano in grado di innescare processi di cambiamento e occasioni di crescita e di sviluppo culturale e sociale. Mi auguro che la cittadinanza possa diventare così parte attiva nella definizione e attuazione del programma culturale del museo e che il Museo diventi un luogo di incontro, di aggregazione e di riflessione. Soprattutto intendo pormi in una posizione di ascolto e di confronto per raccogliere le esigenze conoscitive della collettività e implementare gli strumenti di fruizione e di valorizzazione nell’ottica di soddisfazione di tali esigenze, programmando una serie di iniziative che possano precedere la riapertura del Museo. Altro importante obiettivo sarà quello di puntare alla catalogazione e alla digitalizzazione del patrimonio culturale, per realizzare mostre tematiche che possano essere fruite anche virtualmente e che collegheranno il Museo di Manfredonia sia ai musei locali sia a quelli del territorio nazionale che ospitano contesti di provenienza dal territorio pugliese. Proprio in tale ottica sarebbe auspicabile un accordo di valorizzazione integrata con il Museo civico di Mattinata per potenziare l’offerta culturale su un territorio le cui collezioni museali sono connesse e quindi vanno studiate e presentate al pubblico in modo, appunto, integrato. Il Museo intende, inoltre, favorire un’alleanza con i privati e le imprese del territorio attraverso sponsorizzazioni (finanziarie e tecniche), Artbonus, atti di mecenatismo e accordi di partenariato pubblico-privato. L’obiettivo è quello di facilitare la realizzazione di interventi che migliorino la conservazione, la sicurezza, l’esposizione, il godimento pubblico e quindi la complessiva valorizzazione del Castello e delle collezioni museali, non solo a vantaggio dei turisti, ma anche e in primis delle famiglie e delle scuole del territorio.

Direttore Longobardi, attualmente qual è la situazione del Parco Archeologico di Siponto, può descriverci carenze e punti deboli?

Sicuramente sono da potenziare tutti i servizi relativi ai visitatori. Uno dei punti deboli del Parco è la carenza di personale, abbiamo al lavoro solo tre unità. Pertanto ci sono delle difficoltà per la turnazione negli orari di visita. Siamo riusciti a riaprire, dopo aver creato un percorso in sicurezza al Parco che segue le misure anti Covid, con un orario che va dalle 12 e 30 alle 21 e 30, con chiusure il lunedì e il martedì. Quindi nove ore assicurate, a cui il poco personale ha dato comunque la propria disponibilità. Naturalmente la situazione rimane critica, infatti ho richiesto al Comune di Manfredonia la possibilità di coinvolgere coloro che usufruiscono del reddito di cittadinanza, ne ho parlato col commissario, la dottoressa Crea, per incrementare gli operatori culturali del Parco. La gestione del Parco è relativamente giovane, quindi mancano anche tutta una serie di servizi legati ad un’ampia fruizione del sito da parte dei disabili, e la pannellistica per i non vedenti. A ciò rimedieremo al più presto. Inoltre, insieme al Comune e agli altri enti competenti, dobbiamo migliorare la segnaletica e le indicazioni per il Parco Archeologico. Inoltre, grazie ad un finanziamento POIn di cinque milioni di euro, attualmente in fase di progettazione, potremo ampliare l’area del Parco fino all’antica cinta muraria, e questo intervento rivestirà un’importanza naturalistica e paesaggistica, volto a favorire la visita e a proposito, creeremo delle aree di sosta e doteremo il Parco di supporti multimediali che forniranno le prime informazioni ai visitatori, spiegando loro che stanno per visitare Siponto, un’antica colonia romana, affinché la visita non sia legata soltanto alla basilica paleocristiana di Edoardo Tresoldi e alla chiesa di Santa Maria Maggiore. Tutto questo per valorizzare la storia del territorio.

Avete riaperto lo scorso primo agosto, quali sono stati i primi risultati?

Tra sabato e domenica, nonostante la poca pubblicità se non fosse per la comunicazione sui social e i comunicati della Direzione regionale musei, abbiamo contato ottocento visitatori. Sono dei buoni numeri.

L’opera avveniristica di Edoardo Tresoldi ha trovato concretizzazione soprattutto grazie a Lei: interventi artistici simili, in un parco archeologico come quello di Siponto, apportano ulteriore valore e attrattiva?

Indubbiamente: dal mio punto di vista, l’installazione contemporanea deve essere un nuovo linguaggio utilizzato come supporto per la lettura dell’area archeologica. Quando partì il progetto con Edoardo, si creò un gruppo di lavoro che gli fornì tutti i dati scientifici inerenti l’antica basilica paleocristiana, e su quei dati Edoardo realizzò la sua installazione. È importantissimo il legame che si crea tra l’installazione, l’artista e il luogo. Queste opere sono importanti perché mancando alle aree archeologiche la terza dimensione, è più difficile per i visitatori comprendere quella che era l’architettura del sito. L’opera di Tresoldi sta fungendo da volano per il turismo della zona, inserendosi nel percorso religioso che tocca Monte Sant’Angelo e San Giovanni Rotondo.

Saranno auspicabili vostre collaborazioni in futuro?

Treglia: La collaborazione con il collega Francesco Longobardi, Direttore del Parco archeologico di Siponto, va nella direzione degli obiettivi del Sistema museale nazionale, stabiliti dal DM n.113 del 21.02.2018, al fine di potenziare la fruizione del patrimonio culturale attraverso progetti di rete partecipativi e con il coinvolgimento di tutti gli attori presenti sul territorio.

Longobardi: Assolutamente sì. La scissione della direzione si è verificata per dare autonomia gestionale a due siti tra loro differenti, poiché il Castello è un museo mentre Siponto è un’area visitabile all’aperto, quindi sono diverse le attività gestionali che l’interessano. Ma essendoci queste due realtà culturali che coesistono sullo stesso territorio, indubbiamente con la dottoressa Treglia avvieremo delle iniziative comuni.

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