Parcocittà, la rigenerazione urbana in terra di Quarta Mafia e una convenzione che scade

by Antonella Soccio

Un bar pasticceria, una ritrovata pizzeria con impasti speciali anche per celiaci, un chiosco riqualificato che d’estate ospita decine di famiglie. L’illegalità definitivamente sconfitta, dopo il danneggiamento dell’auto all’animatore numero uno, Peppino D’Urso. Un luogo sicuro durante il lockdown per tanti genitori con figli diversamente abili.

Prima di Parcocittà al Candelaro, quartiere storicamente difficile e popolare di Foggia, città di Quarta Mafia, a Parco San Felice queste realtà semplicemente non esistevano. Parco San Felice era un luogo frequentato solo dai runner più incalliti e dai giovanissimi che lì trovavano spacciatori e sostanze e si rifugiavano tra le rovine del centro polivalente e dell’anfiteatro distrutto per fumare o bucarsi.

Oggi lo spaccio non è del tutto debellato, restano zone franche, ma il centro del Parco, grazie a Parcocittà, è diventato vitale, un cuore pulsante di iniziative, un fulcro di legalità e di imitazione per tutti gli operatori e i commercianti della zona, che con sana competizione si sono messi in gioco. Migliaia di cittadini oggi lo frequentano anche grazie a quello che è stato creato proprio nel bel mezzo del parco. Visibile e accessibile.

Il progetto Parcocittà nasce dall’avviso pubblico “Giovani per la valorizzazione dei beni pubblici” (pubblicato in data 7 novembre 2012 sulla Gazzetta ufficiale della Repubblica Italiana) promosso dai ministri pro-tempore per la Coesione territoriale e per la Cooperazione internazionale e l’Integrazione e attuato, rispettivamente, dal Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione economica e dal Dipartimento della Gioventù e del Servizio civile nazionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Nel 2013 all’avviso pubblico partecipa, vincendo il bando, una Ats (Associazione temporaneadi scopo) composta da un gruppo di realtà facenti parte del privato sociale di Foggia e Provincia. I nomi: “Energiovane”, associazione di promozione sociale, in qualità di capofila; “L’Aquilone”, associazione di volontariato; “Monti Dauni Multiservice – Onlus”, cooperativa sociale; Fondazione “Apulia Felix Onlus”.

Con il sostegno della Fondazione dei Monti Uniti e del Comune di Foggia, l’Ats viene autorizzata dall’Ente locale alla gestione dell’area individuata dal progetto con una concessione della durata di 5 anni.

Ebbene, in autunno, a novembre 2020, la concessione scadrà e il Comune di Foggia, come fa sapere a bonculture l’assessora alla Cultura Anna Paola Giuliani che potrebbe ricevere tale competenza dal sindaco Franco Landella, intende indire un avviso pubblico, al quale potranno partecipare tutti i soggetti interessati. Anche soggetti che a Parcocittà non hanno mai messo piede.

“La convenzione non è rinnovabile dietro richiesta, per cui l’avviso pubblico avremmo dovuto rifarlo. Sarà il Sindaco a aprire il tavolo, sicuramente quel luogo non smetterà di vivere. Nessuna preclusione”, ha assicurato l’amministratrice.

Tra coloro che si sono inventati il concetto stesso di Parcocittà c’è ovviamente il timore che quanto costruito faticosamente in questi anni possa essere spazzato via, trasformando lo spazio in un mero luogo ricreativo, senza quell’anima sociale di sussidiarietà orizzontale che è il fondamento di Parcocittà.

“Un gruppo di associazioni decide di rispondere ad un bisogno collettivo, prendersi cura di un pezzo della città di Foggia, maltrattato, abbandonato, ma sempre amato, Parco San Felice, un grande parco urbano confinante con quartieri popolari, che per anni è stato lasciato al degrado e alla degenerazione urbana, infondendo nei cittadini foggiani un senso di sfiducia e malessere.

Come in tutti i luoghi di degrado, dove regnano il brutto e il disordine si sono aggiunti negli anni atti vandalici, criminalità e comportamenti anti – sociali. Questo il tema fondativo del progetto “Parcocittà” che ha posto le condizioni per avviare un processo non solo di ristrutturazione ma di rigenerazione urbana più esteso, capace di restituire un’idea di parco pubblico, ridando fiducia e ottimismo non solo alla comunità del quartiere, ma a tutti i foggiani. L’obiettivo quindi è stato partire dal brutto e trasformarlo in bello”, si legge in un corposo report, che fa il punto dei risultati raggiunti da Parcocittà, dall’inaugurazione del 5 novembre del 2016 ad oggi.

I NUMERI

Come in tutti i luoghi di degrado, dove regnano il brutto e il disordine si sono aggiunti negli anni atti vandalici, criminalità e comportamenti anti – sociali. Questo il tema fondativo del progetto “Parcocittà” che ha posto le condizioni per avviare un processo non solo di ristrutturazione ma di rigenerazione urbana più esteso, capace di restituire un’idea di parco pubblico, ridando fiducia e ottimismo non solo alla comunità del quartiere, ma a tutti i foggiani. L’obiettivo quindi è stato partire dal brutto e trasformarlo in bello”, si legge in un corposo report, che fa il punto dei risultati raggiunti da Parcocittà, dall’inaugurazione del 5 novembre del 2016 ad oggi.

La riqualificazione della struttura di servizio e dell’anfiteatro in questi anni è stata anche occasione di lavoro per molti giovani, oltre che contesto di socialità per le famiglie e per i bambini disagiati del quartiere e di molteplici iniziative culturali e sociali. Dal cinema all’aperto in collaborazione con Apulia Film Commission e lo stesso comune al teatro delle compagnie indipendenti, passando per decine di mostre d’arte e presentazioni di libri fino ai momenti di yoga e concerti.

Dal report si ottengono i numeri della gestione di Rita Amatore, Nicola Saracino, Paolo Delli Carri, Fabrizio Sereno e gli altri. Nel biennio 2016-2017 sostenuto dal Ministero con un finanziamento di circa 200mila euro hanno lavorato 28 collaboratori (di cui 3 tirocinanti, donne e stranieri) per un totale di circa47.000,00 euro di personale. Sempre in quei due anni si sono avuti 136 fornitori per servizi, attrezzature e altro materiale per un totale di circa 130.000,00 euro.

Anche quando sono finiti i soldi pubblici, nel post progetto ministeriale, l’Ats ha generato ricchezza. Nel solo 2018 hanno lavorato 36 tra dipendenti e collaboratori (di cui 2 tirocinanti con Garanzia Giovani) per un totale di circa 17.000,00 euro di personale, mentre sono stati chiamati 20 fornitori (servizi, attrezzature, materiale, ecc..) per un totale di circa 44.000,00 euro. È andata ancora meglio, in termini salariali, nel 2019 con 30 tra dipendenti e collaboratori (di cui 4 tirocinanti: 1 tirocinante vittima di violenza, 1 tirocinante in pena alternativa, 1 tirocinante Garanzia Giovani, 1 tirocinante universitaria) per un totale di circa 60.000,00 euro di personale e si sono richiamati 82 fornitori per un totale di circa 100.000,00 euro di spese.

TUTTE LE INIZIATIVE

Gli animatori di Parcocittà, come scrivono nel report, indicano “le loro intenzioni con i fatti”. In questi anni sono stati messi in campo 4 progetti di contrasto alla povertà educativa minorile attualmente attivi, coinvolgendo 287 famiglie con 377 minori; più di 400 spettacoli teatrali e musicali e cinematografici svolti nei cinque anni; 2 concorsi di idee innovative con premio finale, con cadenza annuale denominati “GiovaniMenti”; più di 50 associazioni che hanno organizzato annualmente oltre 200 tra attività, eventi, spettacoli, laboratori ospitati nell’anfiteatro e nella palazzina. Sono state organizzare 2 raccolte fondi a sostegno della struttura e delle attività, per un totale di 24mila euro raccolti grazie al contributo di oltre 700 cittadini che hanno sposato e supportato il progetto; 2 edizioni della rassegna musicalie “Non può finire mai” dedicata alle fragilità giovanili, in memoria di un giovane concittadino morto suicida all’età di 24 anni.

Cosa lasciano in dote nell’avviso pubblico gli animatori che hanno aperto il Parco a un centinaio di associazioni? Di certo un luogo dal forte significato sociologico, che conta un centro polivalente dotato di due sale attrezzate con impianto audio-video, per seminari, conferenze e mostre d’arte, dotato di bagni interni e magazzino; una sala adibita a spazio espositivo; un anfiteatro completamente attrezzato di impianto elettrico e luci per teatro, cinema e musica; un bagno pubblico esterno, molto richiesto dai cittadini del quartiere, in quanto unico in tutta l’area; un’area relax, dotata di panche, dove poter “stare” leggendo un libro, un giornale, o facendo due chiacchiere con amici; un verde curato, non solo all’interno, ma anche nell’area antistante l’ingresso di Parcocittà; una siepe composta da tre specie di piante, che circonda tutta l’intera recinzione, mitigandola; un’area fitness attrezzata frequentatissima dagli sportivi; un sistema di free wi-fi; un orto urbano; un angolo del buon-gusto, per la promozione di prodotti tipici locali e a Km 0; una biblioteca sociale (Librifero e SeminarLibri in collaborazione con la Coop alleanza 3.0e la Biblioteca La Magna Capitana).

Tanti i personaggi pubblici che hanno frequentato l’arena. Da don Luigi Ciotti a Michele Placido fino all’attore Rai Gianmarco Saurino o al poeta e scrittore Bruno Tognolini.

Insomma un patrimonio materiale ed immatriale, che non può essere né disperso né cancellato con una sostituzione di gestione fatta senza un portato di motivazioni ampie e condivise.

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