“15 anni fa la Puglia non esisteva nelle cartine geografiche, oggi è la regione più conosciuta al mondo, per la sua visione politica”. Nico Bavaro e la sinistra per Emiliano

by Antonella Soccio

Cinque candidati presidente per la Regione Puglia- Michele Emiliano, Raffaele Fitto, Mario Conca, Ivan Scalfarotto, Antonella Laricchia- e una campagna elettorale sicuramente in salita per il governatore uscente Michele Emiliano, che ha con sé il rassemblement ecologista e della sinistra, unita ai movimenti. Sul governo regionale di questi 5 anni, sulle occasioni perdute e su cosa sia da difendere strenuamente noi di bonculture abbiamo intervistato Nico Bavaro, segretario regionale di Sinistra Italiana che insieme agli alleati ha lanciato la lista Puglia solidale e verde.

Bavaro, c’è stata l’intervista di Nichi Vendola, ma oggi molti si chiedono come mai la sinistra abbia deciso di appoggiare in maniera così solida Michele Emiliano.

Stiamo provando a fare un investimento sul futuro, noi non siamo stati per nulla teneri con l’esperienza di governo con Michele Emiliano, però siamo ad un punto in cui bisogna fare i conti col contesto politico generale, che vede in Puglia il rischio concreto dello scivolamento verso la destra peggiore che la storia della Repubblica ricordi. Una destra oscurantista, retrograda, nazionalista, razzista.

Anche se qui in Puglia questa destra ha il vestito buono, forse usurato e riconoscibile, di Raffaele Fitto…

Sì, sarà pure la destra in doppiopetto, però a maggior ragione vale quel ragionamento, perché è una destra che si ricicla, che prova a ripresentarsi sotto mentite spoglie. Io 20 anni fa quando Fitto si è presentato la prima volta ero un ragazzino e siamo oggi agli eterni ritorni, segno peraltro che i pugliesi dovrebbero considerare che la destra non è riuscita a creare ricambio nella sua classe dirigente: questo è segno di un fallimento. Noi invece abbiamo creato una storia in tutta la Puglia, che non riguarda soltanto i presidenti. Bisogna guardare quello che siamo riusciti a costruire città per città. Questo credo sia un elemento di differenziazione non di poco conto. E poi noi stiamo cercando di fare un investimento sul futuro, non stiamo cercando di tutelare Emiliano, noi stiamo cercando di tutelare la Puglia e i pugliesi da una possibile maggioranza della destra che proporrebbe un modello che sarebbe un disastro.

Tuttavia Michele Emiliano in questi anni ha troppo indugiato su tecniche di allargamento della sua maggioranza che sono apparsi dei veri e propri trasformismi.

Devo dire che purtroppo con la fine delle grandi narrazioni politiche che possiamo datare a 30 anni fa, agli inizi degli anni Novanta, il dato del trasformismo è diventato strutturale nella politica italiana. Però ci sono esperienze politiche, partiti, movimenti civici che nascono su vertenze e storie vere, ci sono esperienze personali che fortunatamente parlano un linguaggio diverso, che non è quello dell’obbedienza cieca, ma della coerenza e della fedeltà ad una idea e a un modello. Credo che quanto meno da questa parte esperienze di questo tipo ce ne siamo.

Prima parlavi delle tante esperienze di centrosinistra nelle città pugliesi. Quali sono gli esempi più fulgidi del vento di cambiamento che da 15 anni spira in Puglia?

Bari è innegabile che abbia vissuto una vera e propria rivoluzione positiva negli ultimi 15 anni, a Lecce siamo riusciti a cambiare di segno una città che aveva un destino abbastanza segnato, adesso c’è Brindisi, con Riccardo Rossi, ma potrei citare molte altre città non capoluogo su cui si sta facendo un grande lavoro. Penso ad Altamura, Acquaviva, Melendugno, Grottaglie, Massafra. Insomma ci sono molte realtà territoriali, in cui è cresciuta una classe dirigente che sta in maniera innegabile cambiando in meglio il volto dei territori. È una cosa che riconoscono tutti altrimenti non avremmo rivinto tutte le volte che si è votato.

Quali sono i punti imprescindibili di questi 15 anni che non possono essere assolutamente negati in questa campagna elettorale aspra e difficile? Quali sono gli elementi messi in campo dal centrosinistra in questi 15 anni che neppure la più strumentale propaganda potrà scalfire agli occhi dell’elettorato?

Innanzitutto la Puglia. L’idea stessa dell’esistenza della Puglia: fino a 15-20 anni fa la Puglia non esisteva nemmeno nelle cartine geografiche d’Italia e del mondo; da 15 anni la Puglia è uno dei luoghi più conosciuti al mondo e non solo per la sua bellezza, ma per l’esperienza politica che ha proposto, per la visione che ha messo in campo. C’è tutta la parte delle politiche del territorio, che se vogliamo personalizzare portano il nome di Angela Barbanente e che hanno reso la Puglia un vero e proprio avamposto non solo in Italia, ma in Europa di tutela ambientale e territoriale.

Una eredità quella della prof Angela Barbanente così pesante che in questi 5 anni quell’assessorato ha potuto vivere di rendita, non è così?

Certamente sì, il complesso delle leggi di Angela Barbanente su cui fortunatamente vale la continuità amministrativa, è ancora ampiamente lì a tutelare le nostre coste, il paesaggio rurale. C’è anche il complesso delle leggi sulle Politiche giovanili: la Puglia è stata per tanti anni una delle terre del Sud da cui si emigrava di più. Oggi si continua purtroppo ad emigrare, ma molto meno rispetto alla media delle regioni del Sud. Hanno vissuto nuova vita tante città, tanti piccoli centri nelle aree interne che andavano spopolandosi, ha vissuto nuova vita anche tutto un pezzo del mondo universitario, che ha potuto contare su investimenti e scelte politiche ben precisi.

Gli Atenei pugliesi si sono molto rafforzati.

Assolutamente sì, noi abbiamo una Scuola di Medicina a Foggia che è delle più importanti in Puglia, fino a 15 anni non c’era oggi c’è e attira studenti da tutta la Puglia e dalle regioni del Mezzogiorno.

La sanità sarà uno dei temi clou della campagna elettorale.

Fino a quando governava Fitto, la Puglia non aveva neppure una PET TAC pubblica, lo strumento per la diagnostica dei tumori, dal 2008-2009 noi abbiamo ogni provincia pugliese coperta da una PET TAC pubblica, per cui i famosi e odiosi viaggi della speranza che si facevano 20 anni si sono molto ridotti, purtroppo c’è ancora una quota di mobilità passiva.

Spesso è una quota volontaria, forse va ricostruita una fiducia attorno agli ospedali pubblici pugliesi, che col Covid è stata riaffermata.

Va ricostruita la fiducia e va aumentata la capacità dei servizi da proporre non tanto negli ospedali ma sul territorio. È un punto sui cui bisogna continuare a fare un investimento importante e su cui la destra invece ha un altro punto di vista e lo si è visto in Lombardia col Covid: loro sono saltati gambe all’aria perchpè non hanno un sistema basato sulla territorialità, che ha tenuto a galla invece una serie di regioni, compresa la Puglia, che ha una discreta rete territoriale, ma che va potenziata con tutte le forze che abbiamo a disposizione.

Il presidente Emiliano ha introdotto in una intervista a Repubblica il tema della legalità. In questi 15 anni, fatte salve alcune situazioni endemiche, la Puglia non è mai stata travolta da quegli scandali così comuni in altre regioni amministrate dal centrodestra. È questo un cavallo di battaglia che il presidente potrebbe utilizzare con più forza?

Sì, penso di sì. Il Consiglio regionale pugliese a differenza di altri consigli regionali in Piemonte,in Lombardia, con un protagonismo della Lega e dei Fratelli d’Italia, non è stato travolto: Fratelli d’Italia è nota perché quasi ogni mese portano via qualcuno, poi sono tutti innocenti fino a prova contraria, ma nell’ultimo anno hanno avuto tantissimi arrestati per ndrangheta, rapporti con la camorra. In Puglia effettivamente questo sfondamento della criminalità dentro le istituzioni non c’è stato. Parlano i fatti e le cronache. Tuttavia attenzione a pensare fuori da ogni forma di pericolo, perché segnalo sul piano sociale come un po’ in tutta Italia, il problema dello sfondamento dell’economia illegale nell’economia legale. Con la provincia di Foggia protagonista in negativo. C’è bisogno di continuare una battaglia vera, per questo c’è la necessità di una classe politica mai e poi mai compromessa.

Il tema dell’agricoltura potrebbe rappresentare il tallone d’Achille esiziale per la coalizione di Michele Emiliano?

Certamente non c’è stata una gestione efficiente dell’agricoltura in questi anni di governo.

Tu che idea ti sei fatto e qual è la vostra opinione nel partito? Di chi è la responsabilità? Lo chiedo perché ormai l’ex assessore Leo Di Gioia si è sfrondato di dosso ogni colpa. Qual è stato il maggior deficit nella struttura regionale per una leva fondamentale per lo sviluppo della Puglia?

L’agricoltura ad un certo punto in questi anni è diventata un serbatoio per le grandi imprese, per il sistema della Gdo e per l’industria di trasformazione.

La Puglia è cioè solo un serbatoio di produttori impoveriti per questi sistemi.

Sì, siamo serbatoio di piccoli produttori che hanno fornito merce a bassissimo costo con prezzi alla pianta che hanno mortificato i piccoli produttori e che hanno ingenerato i meccanismi di sfruttamento e caporalato a cui abbiamo assistito. Come si rimette mano a questa situazione? Anzitutto con una visione politica chiara che solo la sinistra può avere perché paradossalmente la modalità che ha avuto Di Gioia di governare quell’assessorato è la medesima che avrebbero Raffaele Fitto e i suoi.

L’agricoltura pugliese si salva con un intervento forte, diretto e chiaro del sistema pubblico con un osservatorio sui prezzi che tuteli i piccoli produttori, i lavoratori, il sistema dell’impresa, che molto spesso in Puglia è composta dai familiari: il tema del Psr su cui si è fatto grande casino, attenzione anche lì, il vero scandalo è che il Psr è stato costruito male per privilegiare il sistema della Gdo. E sono stati mortificati tutti quei piccoli nostri produttori che sono la vera nostra ricchezza, che ti garantiscono la ciliegia ferrovia, il carciofo, la patata di Zapponeta, la cipolla di Acquaviva, la fragola. Quel sistema è stato mortificato, non è per un fatto di incapacità, ma di visione politica.

Eppure la visione di Dario Stefàno andava in questa direzione, cosa è cambiato? Ricordo che all’inizio del governo Emiliano si mise in piedi un grande tavolo di concertazione agricola con le categorie, le imprese. Non è stata forse questa volontà di mettere d’accordo tutti a far franare la visione politica?

Io penso di sì, tu puoi fare concertazione con chi ti pare, ma quando si ha l’onore del governo ci si deve confrontare con tutti, ma il punto è che visione metti in campo. E la visione messa in campo da Di Gioia, con cui sono sempre stato molto critico con Emiliano- perché avevo sempre detto che andava cacciato non tanto perché si fosse scoperto che era della Lega, ma perchè aveva governato malissimo il sistema dell’agricoltura facendoci un danno enorme, come pugliesi prima ancora che come coalizione- era prona alle grandi imprese. Noi invece dobbiamo tutelare la piccola produzione, con un ruolo diretto del sistema pubblico con un osservatorio sui prezzi, con accordi premiali sulla qualità della produzione.

Però la rete delle imprese di qualità contro il caporalato è stata un flop. Solo 100 imprese hanno aderito. Forse vanno obbligate a farlo.

Bisogna obbligarle, e bisogna inserire quello che non si è inserito: le premialità e le penalità. Se io contribuente non pago le tasse, lo Stato mi chiede il non versato e su quello mi chiede la mora, ho delle penalità. Per quale ragione se una grande impresa sfrutta le persone o anche le imprese o utilizza pratiche distorsive non è previsto un meccanismo di penalità? Se hai avuto accesso ai soldi pubblici e ti becco a fare queste robe, ti tolgo i fondi e ti metto pure una penale. Viceversa se stai in un percorso virtuoso, te li do i soldi: penso che questa sia la strada e c’è una Legge regionale che già prevede questi percorsi ed è la legge 28 del 2006 fatta da Marco Barbieri assessore al Lavoro del governo Vendola. Ce li abbiamo gli strumenti ma non sono applicati fino in fondo con chiarezza e tranquillità.

Un altro tema che sarà abbastanza forte in campagna elettorale dentro i claim razzisti della Lega è l’arrivo dei migranti nei ghetti in Capitanata e nel basso Salento. Si agita lo spettro dello straniero per impaurire e polarizzare lo scontro. Sia gli agricoltori sia un pezzo di elettorato sono abbastanza inclini a credere alla narrazione di Matteo Salvini. In Emilia ci sono state le Sardine, è possibile che in Puglia ci sia un discorso nuovo e diverso che possa neutralizzare la loro propaganda?

Io penso sempre che raccontare la verità fino in fondo sia un atto rivoluzionario. La verità è che i ghetti dei migranti si creano perché sono funzionali al sistema della grande impresa. Se si pensa di risolvere quella problematica agendo sul piano dell’ordine pubblico non si è capito nulla della situazione. Giro la questione: abbiamo un sacco di italiani italianissimi che non vivono nei ghetti perché sono italiani e una casa ce l’hanno, ma sono sottoposti a fenomeni di caporalato esattamente come i migranti dei ghetti. Sono le donne che raccolgono le ciliegie del sud est barese, sono le donne che raccolgono le fragole nella zona ionica, sono gli uomini che raccolgono pomodori e angurie nel Salento, sono italiani, hanno la carta d’identità e la pelle come la nostra. O noi interveniamo sui diritti dei lavoratori, garantendo a tutti la giusta pag e un percorso di piena legalità oppure continueremo ad avere sfruttamento ghetti e il controllo ossessivo delle agromafie sul sistema economico pugliese.

Ultima domanda più politica. In questi cinque anni nonostante Emiliano sia colui che ha inventato il ReD e abbia fatto tante battaglie ambientaliste, dal No Tap ai no Triv fino alla tutela degli ulivi malati di Xylella, il M5S è apparso sempre così chiuso ad un dialogo. Anche in prospettiva nazionale, dove l’accordo sembra quasi strutturale, checché ne pensi Di Maio, perché non si è riusciti in Puglia a dialogare coi pentastellati? Si è ancora in tempo?

Questa domanda andrebbe posta ad Antonella Laricchia, non so rispondere. Penso ci sia stato un errore di fondo, forse hanno prevalso i personalismi. Personalmente ho provato decine di volte in forma pubblica e privata ad aprire un confronto, ho più volte chiesto al M5S e al Pd pubblicamente di sedersi ad un unico tavolo con noi, per provare a replicare in Puglia la coalizione che governa l’Italia in questo momento, ma non ho avuto disponibilità, soprattutto mi pare che se il punto di partenza deve essere il candidato presidente, è complicato anche solo proporre un dialogo. Credevo e continuo a credere che se si facesse una discussione sulla Puglia e sui pugliesi, tutto il resto viene di conseguenza. Non so se ci siano ancora gli spazi per queste manovre, noi saremmo ben disponibili a fare da cerniera.

A livello nazionale questo significherebbe anche la nascita della vecchia idea di Sel, col polo ambientalista, ci sono i germi sia nel M5S sia nella Puglia solidale e verde per creare questo fronte, no?

Sì, potrebbe diventare esattamente un polo ecologista, io immagino convergenze sulle questioni del Tap, ma anche sulla gestione dei rifiuti, dove abbiamo fatto un lavoro pesante in questi anni.

Un lavoro che è stato raccontato poco, è una mia impressione o condividi?

No, non è una tua impressione, è la verità ed è stato un errore, penso si debba recuperare in campagna elettorale. Il rischio è che Salvini ci faccia ripiombare negli inceneritori. Questa è una cosa che i pugliesi devono capire per bene: noi avevamo due strade, da un lato un piano dei rifiuti, fatto qualche mese fa prima del Covid con il protagonismo diretto di gente come noi, che dice che gli impianti in Puglia devono essere di recupero di materia e tutti completamente pubblici col progetto pilota di Brindisi, è un risultato che rivendico con tutta la forza possibile. Dall’altro lato il modello è quello degli inceneritori: Fitto aveva lasciato una Puglia con un piano con 7 inceneritori che sono stati cancellati. Consegno alla valutazione dei pugliesi, c’è un elemento di differenza importante tra noi e la controparte e i 5 Stelle stanno facendo un errore perché proprio su un tema come questo avrebbero potuto dire e dare molto.

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