Agropastorizia, una soluzione per gli alberghi senza turismo e la difesa dell’ospedale. Le idee di Antonio Squarcella per San Giovanni Rotondo e la Capitanata

by Antonella Soccio

La basilica e San Pio. Il paese e il suo ospedale. Per molti italiani nell’immaginario comune ci sono il Salento, Gallipoli, Bari, Vieste e San Giovanni Rotondo, che più della città capoluogo rappresenta la Puglia Nord. Più di 20mila abitanti, un potere contrattuale decisivo sul Gargano, anche in tempi di Covid con Casa Sollievo della Sofferenza come hub contro la pandemia, eppure San Giovanni Rotondo da tempo non riesce ad esprimere un suo consigliere regionale.

In questa tornata elettorale ci sono diversi candidati: Nunzia Canistro per i Fratelli d’Italia, Matteo Masciale per il Pd, Maria Natale per la Lega, l’ex sindaco Costanzo Cascavilla per i pizzarottiani di Italia in Comune e Antonio Squarcella per i Popolari con Emiliano.

Sindaco negli anni più importanti per il paese del Santo di Pietrelcina, quelli della canonizzazione, del Giubileo e dell’inaugurazione della Basilica di Renzo Piano, l’avvocato Antonio Squarcella dopo molti anni di politica dietro le quinte, ha deciso di ritornare in campo, in prima persona nella lista ispirata dall’ex senatore Massimo Cassano, presidente dell’Arpal.

Noi di bonculture lo abbiamo intervistato.

Avvocato Squarcella, San Giovanni da almeno un decennio vive una profonda crisi politica, con un avvicendarsi di primi cittadini, che spesso non hanno superato i 2 anni di amministrazione. È questo anche un riflesso dello scarso peso a Bari?

Sì, c’è una crisi della politica. San Giovanni presenta una volatilità delle amministrazioni, che si traduce con una loro scarsa durata. Il paese paga il dazio di non aver avuto una leadership forte, negli ultimi anno molti sindaci provenivano dalla società civile, non sono mai stati sindaci che erano a capo di una coalizione per il loro peso politico, venivano scelti qualche mese prima della campagna elettorale, con la conseguenza che una volta eletti risultavano facilmente ricattabili. Io dopo essere stato sindaco sono stato eletto tre volte consigliere comunale fino al 2011, poi non mi sono più riproposto, ho preferito dedicarmi alla mia professione. Ma con Massimo Cassano, Gianni Stea, Trotta, Di Lernia e Totò Ruggieri mi sono ritrovato a casa: la presenza di Cassano e la sua storia politica sono state determinanti nella mia scelta. Non mi sono mai assentato dalla politica di San Giovanni, ma negli ultimi tempi si sente la mancanza di una leadership forte, che noi con i Popolari intendiamo riaffermare grazie ad una linea politica determinata.

Che campagna elettorale è questa? Secondo molti in provincia di Foggia Raffaele Fitto avrà nettamente la meglio. Condivide?

È tutto da vedere, Emiliano ha sempre questa caratteristica, viene sempre sottovalutato il suo carisma. Ma Emiliano ha una storia vincente, cosa che non si può dire di Fitto, che sono ben tre volte che perde in Puglia. La prima volta con Nichi Vendola e poi con le sue due coalizioni, con Rocco Palese e Schittulli. C’è un dato di fatto: è vero che questa volta il centrodestra è unito, ma l’ultimo centrodestra, se si sommano i risultati, prende il 33%, mentre Emiliano parte da un bel 48% e non vedo come potrebbe crollare. I sondaggi sono falsati, perché non considerano il valore delle liste civiche che porteranno il loro contributo alla coalizione. Quando i Popolari con Emiliano vengono stimati il 2,5% mi viene da ridere, se solo i consiglieri regionali uscenti raggiungono con i loro voti già il 4% come si fa ad assegnare un tale sondaggio? Questo registra l’inattendibilità dei sondaggi.

San Giovanni dopo una fase di grossa crescita oggi si presenta come un paese che non riesce ad attrarre i flussi turistici che merita, a differenza di altre località religiose e sacre. Come mai?

C’è una crisi fortissima del settore turistico, nel 2000 col Giubileo vennero aperte 140 strutture ricettive, tante famiglie si sono indebitate e oggi sono in grossissima difficoltà.

Perché non si è mai immaginato una diversificazione delle strutture? Qualche tempo fa si fu l’iniziativa degli albergatori dell’accoglienza ai migranti, fortemente avversata dalla comunità. Gli alberghi non potrebbero diventare spa o case di riposo?

C’è un problema che non consente di fare quello che lei dice. Una delibera di consiglio comunale illegittima del 1999 pose come vincolo per l’elargizione e la realizzazione degli alberghi in deroga al piano regolatore per i maggiori volumi rispetto a quelli consentiti una clausola: le strutture per 25 anni dovevano rimanere alberghi. Oggi mancano solo 4 anni, ma ormai molti di quegli alberghi sono andati a carte 48. Sarà mio compito se sarò eletto in Regione lavorare subito su questo in modo da consentire l’immediata revoca di quella delibera pazzesca con cui si vincolano ancora oggi questi alberghi ad essere strutture ricettive contro ogni logica normale e di mercato.

In questi mesi di pandemia nessun albergo è stato precettato per le quarantene?

Non sono stati reclutati, ma se anche lo fossero stati ci troveremmo di fronte a soluzioni tampone. Che senso ha la loro esistenza come alberghi quando oggi la domanda è assente?

Quanto l’ospedale da un lato e la BCC dall’altro rappresentano una ricchezza per il paese ma anche per così dire il suo freno?

C’è da dire che San Giovanni si regge su due pilastri, Palladino, il presidente della BCC è un amico personale, il credito cooperativo è una banca del territorio che ha fatto molto per tutto il Gargano, ha aiutato molte aziende, che sarebbero sfuggite all’accesso al credito, sappiamo ormai che una banca che non è del territorio affossa le aziende, la BCC invece è molto presente ed è una bella realtà.

Casa Sollievo, l’ospedale è esso stesso tutta la città con 3500 dipendenti, di cui almeno 2500 di San Giovanni. Col moltiplicatore, l’ospedale ha una ricaduta fondamentale per l’economia del paese, non oso immaginare se si mettesse mano ad una riduzione dei posti letto. Uno dei miei compiti se sarò eletto sarà scongiurarlo con tutte le mie forze. Casa Sollievo è un ospedale di eccellenza, ma è evidente che il discorso esula dalla politica. Io mi sono candidato perché mi è stato richiesto dagli amici di Foggia e da tutto l’entourage che gira intorno a Cassano, dal coordinatore Rino de Martino. Grazie alle mie competenze e alla conoscenza del territorio hanno ravvisato in me la persone che potesse al meglio rappresentare gli interessi della Capitanata. Da parte mia poteva rimanere la gratitudine, se fosse stata una offerta pro domo mia, ma mi hanno offerto la prospettiva di una elezione, che nei partiti tradizionali è falsata in partenza, perché le segreterie provinciali predeterminano il risultato, blindando il candidato favorito.

Rino ma anche Cassano hanno rifiutato le scalate dell’ultimo momento, rinunciando ad un numero maggiore di voti, pur di consentire ad uomini che si sono riconosciuti subito nel progetto di giocarsi la possibilità di essere eletti. La nostra è una lista molto competitiva, è l’unica lista dopo il Pd che è strutturata sul territorio con amministratori uscenti che garantiscono il 4%.

Sul Gargano tiene banco molto anche la questione della presenza degli animali selvatici, lupi in primis, che minacciano le greggi e i pascoli.

Devo dire con franchezza che questa è una questione che va seguita bene perché la tutela dell’agropastorizia è fondamentale. Si tratta di una battaglia che si lega all’agricoltura. Viviamo uno strano dibattito: non sappiamo a chi attribuire le responsabilità del Psr, se al presidente Emiliano o al suo assessore Leonardo Di Gioia candidato oggi con Forza Italia e con Fitto. Bene, io credo che Emiliano stia pagando tutto, troppo, come presidente: è vero che così come i direttori dei giornali ne risponde personalmente, ma non può essere addebitata a lui la colpa dell’inefficienza del suo assessore. Ha sbagliato a fidarsi, oggi però la responsabilità importante di Emiliano è che lui sia riuscito ad ottenere la deroga per 2 anni dei fondi Psr. Uno dei miei compiti è che questi soldi essenziali per la ripresa dei pilastri agricoli vengano subito erogati a chi ne ha il diritto e a chi è in attesa di essere in graduatoria. Emiliano ha previsto questo differimento e ha stanziato altri soldi.

Il lockdown e la pandemia, con la riduzione o l’azzeramento delle commesse del settore ho.re.ca., hanno messo in ginocchio alcuni settori dell’agricoltura pugliese in particolare olivicoltura e viticoltura. Questo tempo perduto del Psr non potrebbe rivelarsi un vantaggio per meglio concentrare le risorse per risollevare l’agricoltura in sofferenza?

Sì, sono d’accordo. Non tutto il male viene per nuocere, la distribuzione dei fondi del Psr e i vari piani avrebbero potuto essere vanificati dalla pandemia, oggi potrebbero invece rappresentare una occasione per rafforzare il know how agricolo per la ripresa.

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