Alle donne pugliesi non resta che sperare nel Governo. Mentre il Pd fa fuori Elena Gentile. L’appello di Titti de Simone e le altre

by Andrea Tedeschi

Anni fa, si parlava di altro, una vignetta di Altan riassumeva una situazione che andrebbe benissimo anche oggi. Dialogo tra due persone. La prima dice “Poteva andare peggio”. La seconda, lapidaria: “No.” In effetti, uno sceneggiatore avrebbe fatto fatica a immaginarsi una conclusione così triste per l’inclusione della doppia preferenza di genere nella legge elettorale pugliese.

L’ultima Regione rimasta a non essersi adeguata a una legge nazionale che evidentemente non piace a molti (uomini).
Il dubbio viene, visto che la questione poteva essere risolta con l’inserimento di un solo rigo nella vecchia legge elettorale.

E invece la giunta regionale ha preferito optare per un testo completamente nuovo, che ha scatenato la bagarre degli emendamenti che ha poi portato al teatrino notturno in aula tra litigi e abbandoni dell’aula che, oltre alla dignità personale di molti, hanno lasciato sul terreno la questione principale, quasi subordinata all’incandidabilità di Lopalco.
Adesso resta, certo, l’opzione dell’intervento diretto del Governo che commissarierà la Regione Puglia, qualcosa di mai successo in 50 anni di vita delle Regioni.

Tanto che ci sono molti dubbi sull’effettiva possibilità che un decreto dell’esecutivo possa essere immediatamente applicabile alle elezioni di settembre (sempre che si facciano, visto che più di uno vede in questo impasse una mossa per spostarle addirittura a dicembre). Quello che resta negli occhi è da un lato l’incredibile sensazione di un gol sbagliato a porta vuota, dall’altro la totale incapacità di raccogliere in modo unitario le sollecitazioni di tante donne che anche nella stessa giornata dell’ultimo Consiglio avevano voluto sollecitare, con un sit-in, la presa di coscienza di un provvedimento, prima che necessario, sacrosanto.

“Sembrava di assistere alla scenetta di un papà che viene beccato con le mani nella marmellata”, dice la presidente della Commissione Pari Opportunità Patrizia del Giudice a proposito di Michele Emiliano. “E’ stata una pessima giornata, ancora peggiore di quello che avevamo immaginato. Doveva essere la giornata delle pari opportunità, ci doveva essere una vera e propria trasversalità. La Commissione ha lavorato insieme all’associazione nazionale Noi Rete Donne con un confronto continuo. Non ci aspettavamo questa battaglia tra i partiti e soprattutto che Emiliano ammettesse di aver sbagliato. Ma resta il fatto che lui e il presidente del Consiglio regionale Loizzo ci hanno promesso che sarebbero stati con noi in questa battaglia, ma non abbiamo capito quello che è successo dopo”.

Sarà un caso, ma a poche ore dalla figuraccia in Consiglio lo stesso Pd, per mano della direzione provinciale di Foggia, ha avallato l’esclusione dalle liste di Elena Gentile. Ex assessore regionale ed eurodeputata, si era candidata alle primarie del centrosinistra nello scorso gennaio contro Michele Emiliano. La sua sezione, quella di Cerignola, non ha ritenuto il caso di metterla in lista.

Per lei si sono mosse subito la senatrice Assuntela Messina, l’assessore comunale di Bari Paola Romano, la consigliera di Emiliano Titti de Simone insieme a Paola Povero ed Elvira Tarsitano. Gentile ha commentato con amarezza che farà comunque campagna elettorale, ma a modo suo. E non c’è da biasimarla.

Un errore, si potrà dire. Ma la sensazione è che questi stop, soprattutto alla luce del fatto che non ci saranno comunque sanzioni nei confronti delle liste in cui lo squilibrio di genere sarà particolarmente evidente (ovviamente a favore degli uomini) non dispiacciano poi a molti. E questo è il problema peggiore: se per cinque anni nessuno si è preoccupato di riequilibrare le differenze di genere in Consiglio regionale, evidentemente non interessa a nessuno che le donne possano fare politica e decidere come gli uomini. Con tutto il rispetto per le lotte delle tante minoranze, etniche, religiose e di preferenza sessuale, una discriminazione ben più grave e più profonda che nessuno, a destra o a sinistra, sembra voler affrontare seriamente.

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