Benvenuti nella città più rosa d’Italia. La forza delle donne per la rinascita di Foggia. Nell’Amministrazione Episcopo fa cappotto il Pd uno e quadruplo

by Enrico Ciccarelli

La storica rottura operata da Maria Aida Episcopo, prima sindaca della cità di Foggia da quando l’istituzione esiste, è diventata alluvione. Sospettata non a torto di profonda misoginia, la città conquista un indiscutibile primato fra i capoluoghi di povincia italiani, nessuno dei quali, a nostra scienza, può vantare una sindaca e una vicesindaca, una presidente e una vicepresidente del Consiglio Comunale rigorosamente al femminile. Non stiamo parlando, sia chiaro, di beneficiarie di quote, di miracolate da un qualche femminismo à la page: Episcopo, Aprile, Azzarone e Soragnese sono state tutte titolari di quella che un tempo si chiamava «unzione popolare». Prima di loro, solo una donna di lungo cursus honorum politico e di fortissimo carattere come Lucia Lambresa era arrivata vicina ai vertici del Comune, a seguito di una vicenda politico-elettorale iniziata male e conclusa peggio.

rbt

E’ questo il segno più tangibile del rinnovamento promesso dalla prima cittadina, che non ha certo fatto da notaio nella lunga e travagliata fase di definizione dell’organigramma di Palazzo di Città. Anche se Nunzio Angiola ha appassionatamente stigmatizzato il fatto che il nome di Lia Azzarone come candidate presidente del Consiglio sia stato fatto in assise direttamente dalla sindaca (il professore ci ha visto un vulnus alla separazione dei poteri, ma il peculiare meccanismo della legge 81 fa sì che il sindaco non sia solo il capo dell’Esecutivo, ma anche il capo della maggioranza, cui è legato a filo doppio da un «simul stabunt vel simul cadent»), ma è chiaro che Episcopo, che non è nata ieri, ha scelto di non demandare ad altri la formalizzazione perché voleva che l’elezione di Azzarone recasse il suo personale sigillo. Il timore nutrito da molti, compreso chi scrive, che avremmo eletto un sindaco dimezzato, costretto al piccolo cabotaggio dalla confusa vastità della sua maggioranza, sembrano fugati. Buon per Foggia,

Lucia Aprile vicesindaca con delega all’Ambiente

Venendo al resto, è apparsa evidente la conventio ad excludendum che Campo Largo e centrodestra intendono praticare nei cofronti dei civici del trio Angiola-Mainiero-De Sabato. E va detto a suo onore che la brutta e attesa batosta elettorale non ha impedito a Raffaele Di Mauro di svolgere un intervento di grande eleganza e di profonda lealtà istituzionale, che la sindaca ha elogiato con una sincerità non priva di malizia. Il veemente Mainiero è al momento chiuso nelle improduttive stanze delle querelle regolamentari e dei ricorsi; ma appena l’attività amministrativa prenderà aire tornerà ad essere una spina nel fianco della maggioranza. Episcopo ha quindi davanti a sé una opposizione di Sua Maestà rappresentata dal centrodestra e una corsara con aspetti di radicalità incarnata dai civici. Ma esiste un fronte interno? Per ora no. L’astensione di Cataneo e l’assenza dall’aula di Dal Maso al momento del voto su Azzarone sono sembrati più che altro la rappresentazione plastica del quesito morettiano «Mi si nota di più se non vengo o se vengo e sto da una parte senza parlare con nessuno?». Certo, i Cinquestelle sono a pezzi e fuori monta la rabbia della frazionata inconsistenza della galassia gauchiste. Ma regge il blocco incentrato sul Pd «quadruplice». Raffaele Piemontese controlla la Presidenza e l’assessorato chiave del Bilancio (oltre ad imporre sui banchi del Consiglio Comunale due navigatori di lungo corso come Pontone e Palmieri); Boccia, tramite Peppino D’Urso (vero kingmaker di queste Comunali) ha l’importante casella della Cultura (dove Alice Amatore ha tutte le carte in regola per far bene); Emiliano piazza due assessori con la sua lista CON (e Giulio De Santis ha la stoffa per fare il garante politico della delegazione, mediando fra partito, gruppo e Giunta), e anche Antonio Decaro, con il superassessore Galasso a Lavori Pubblici e Urbanistica (attenzone agli strabismi, però: non è un barese, ma un foggiano che torna a casa), piazza il suo segnalino. Fino a quando queste quattro anime dem troveranno la quadra di un modus vivendi non belligerante, Episcopo dormirà fra quattro guanciali; ma il conflitto, specie con le Comunali di Bari alle porte e l’aspirazione di Emiliano al terzo mandato, può essere dietro l’angolo, Si vedrà.

Concetta Soragnese vicepresidente del Consiglio

Personalmente, ma è solo l’opinione di un vecchio barbogio innamorato della democrazia, deploro che il Consiglio Comunale, con l’ingresso delle seconde e terze file per sostituire gli eletti promossi ad assessori, subisca un ulteriore processo di delegittimazione, dopo quello, sanguinoso, determinato dalla ridottissima partecipazione allle urne. Colpa di una legge rimasta in mezzo al guado, di un presidenzialismo all’italiana che ha paura di fare a meno dei partiti. La rigida separazione dei ruoli consiliari da quelli dell’esecutivo, pensata per favorire assessori tecnici ed esperti scelti discrezionalmente dal sindaco, è diventata la prosecuzione dell’antico sistema, con assessori in larga maggioranza politici, che però, decadendo da consiglieri, perdono forza specifica e peso personale. Come sempre, la via dell’inferno è lastricata di buone intenzioni

You may also like

Non è consentito copiare i contenuti di questa pagina.