“Con Landella leghista e podestà, Foggia da città di mafia diventa città dell’eversione”. L’analisi di Leonardo Palmisano

by Antonella Soccio

Con la consegna delle liste lo scorso 22 agosto, la campagna elettorale è entrata nel vivo. Il presidente Michele Emiliano ha dichiarato di non aver tempo, causa Covid, di incontrare gli elettori e i territori in maniera tradizionale. Nelle ultime ore la coalizione de “La Puglia ce la fa”, ha messo in campo una sorta di coordinamento organizzativo per far viaggiare gli appuntamenti del governatore uscente con quelli dei vari candidati delle sue 15 liste per intrecciare persone ed idee.

“C’è un lavoro sinergico orizzontale tra il candidato presidente e noi candidati e questo è estremamente positivo, perché compatta le liste intorno al presidente, è uno scatto di reni, perché prima dell’ufficializzazione delle liste, siamo stati tutti impegnati a trovare i candidati, ora i nodi sono stati sciolti. Sono convinto che la coalizione sia forte, molto forti sono le liste del Pd, sicuramente in provincia di Bari il Pd è la lista più forte, una lista politica”, rileva a bonculture il sociologo, docente e scrittore Leonardo Palmisano, ex candidato alle Primarie e oggi risorsa del Pd barese.

Leonardo Palmisano

“L’elettore di centrosinistra trova nel Pd quello che cerca, il ventaglio delle varie anime che compongono il dibattito nazionale. Insieme al Pd ci sono le liste civiche, del presidente. Non vedo altre liste politiche”.

Neppure la Puglia solidale e verde?

“Non la vedo così forte, forse solo sulla stampa, ma non nella società. Questo grande lavoro di Emiliano stona con la ritrosia della Laricchia, che forse attende l’anatra zoppa, ma visto lo spessore delle liste e la polarizzazione della competizione elettorale, il M5S non troverà spazio per queste sue aspirazioni”.

Che idea ti sei fatto di fronte alla inflessibilità di Antonella Laricchia? Dall’esterno sembra quasi inspiegabile oltre che masochistica, per il Governo.

Mi sono fatto l’idea che il M5S sia diviso tra destra e sinistra e che manchi chi possa far da moderatore tra queste due anime, manca ancora nell’elettorato pentastellato, uno spirito democristiano.

Eppure tanti esponenti di primo piano del MoVimento benché, forse pavidamente, non lo abbiano dichiarato apertamente, speravano in un accordo con Emiliano.

Solo Paolo Lattanzio ne è uscito, lo conosco da tempo, viene da sinistra, siamo amici. Io credo che il M5S non possa dichiararsi forza di destra o sinistra, perché verrebbe meno il presupposto ideologico, ma la caduta dei consensi sarà vertiginosa, io penso che come coalizione non raggiungerà l’8 per cento. Col fronte sovranista non puoi essere neutro: la società è divisa tra sovranisti e non sovranisti.

Il dato reale è che sul diritto di cittadinanza, sullo Ius Soli e Ius Culturae loro sono contro, hanno posizioni di destra. Il dibattito che si è aperto sul sì e sul no fa comprendere che il nostro Sì è condizionato e rivela che c’è un accordo di governo. Lo dice Zingaretti: uno dei punti dirimenti, in caso di referendum e di voto per il Sì è che si faccia una legge elettorale, ma in chiave più proporzionale. Questo comporterà che il Movimento dovrà fare una scelta di coalizione, perché stando fuori la destra non se li carica. Con la Meloni è in ascesa, Salvini se deve fare una scelta sceglierà i FdI a anche il partito del Nord se vorrà governare dovrà ingoiare Meloni.

Il punto vero è che il M5S è diventato ininfluente, non leggo da parte di Laricchia proposte nascenti su un’analisi. Su Taranto, dove hanno tradito il loro elettorato, non hanno una idea.

Su Tap altrettanto, lì avevano i loro bacini elettorali, io sono convinto che non raccoglierà consensi.

Che ne pensi del caso Foggia? L’adesione della Lega da parte di Landella non potrebbe giocare a favore di Emiliano? La polarizzazione del conflitto politico non potrebbe radicalizzare il voto proprio in una provincia che si reputa sulla carta già consegnata a Fitto?

La premessa è che anche la sconfitta su Foggia non determinerebbe la sconfitta di Emiliano perché la Capitanata anche demograficamente non è così pesante. Sulla vicenda di Landella non ho visto grandi sussulti di coscienza, vedremo che accadrà domani con la manifestazione. Se la cosa fosse accaduta a Bari, noi saremmo immediatamente scesi in piazza, neanche Di Cagno Abbrescia si è permesso di fare scelte così gravi. Foggia ha bisogno di alzare la testa, va raccontata la carica eversiva di quella dichiarazione di Landella che ha dato le chiavi della città ad un figuro che al di là del seggio da senatore non ha cariche istituzionali, è stata consegnata la città anche solo figurativamente al capo politico di un partito, è un fatto inedito nella storia repubblicana.

Landella si è comportato non da sindaco, ma da podestà. Ha dimenticato che è stato eletto non per acclamazione, ma col suffragio universale.

Eppure lui ha vinto con una percentuale molto bassa e con una astensione alta.

Sì, ma questo sta nella debolezza del centrosinistra, non è merito di Landella se ha vinto, quell’astensione avrebbe dovuto essere canalizzata dal candidato di centrosinistra che invece non ha attratto. Foggia lo sa. Nel mio romanzo, il terzo giallo sul bandito Mazzacani, racconto della carica eversiva tra mafia e politica nella provincia di Foggia. La pantomima con Salvini racconta anche questo. La città di Foggia dovrebbe essere oggetto di una grande indagine sul voto di scambio, che la Lega abbia questo tipo di addentellati poco trasparenti al Sud è noto, ma riguarda un po’ tutta la politica foggiana.

La cosa più grave della conferenza di Landella è il gesto, più dannoso per l’immagine della città, sembra stia facendo di tutto per abbandonarla nella deriva. In questo modo, Foggia da città di mafia diventa la città dell’eversione: dico da tempo che è necessario l’intervento democratico, che passa attraverso l’invio dei commissari governativi che devono scovare nella gestione. Se appalti e altri atti alludono allo scambio tra mafia e politica il Comune di Foggia va sciolto per almeno 24 mesi, con nuove elezioni e candidati diversi da quelli degli ultimi 15 anni. Abbiamo bisogno di rifare una città e non si può fare con quella classe dirigente e politica.

La manifestazione Sleghiamoci Foggia può essere un primo passo per una presa di coscienza?

Non lo so, francamente sono stato invitato, ma ho degli impegni per la mia campagna elettorale: mi aspetto che ci si guardi in faccia tutti quanti e si decida di fare una operazione forte entrando nei quartieri, dobbiamo raccontare cosa porta questa gestione politica, dobbiamo raccontare il sottosviluppo che sta interessando Foggia, una deriva che porta impoverimento economica, desertificazione, impossibilità di uscire da un impasse che è un ingorgo. Foggia si sta divorando da sé e non può ergersi a modello per il resto della provincia. In questo momento con quella consegna a Salvini Foggia è il modello nazionale più negativo. Se fossi in Landella mi dimetterei immediatamente perché incapace di risolvere i problemi. La città è soffocata e sepolta. Domani mi aspetto che tutte le forze politiche e sociali, antisovraniste, con una operazione di resistenza simile a quella dei partigiani, si riprendano la città e la riportino alla democrazia. Con le mie scritture intendo portare il racconto di Foggia fuori alla città e far comprendere al Paese che non possiamo abbandonare questo pezzo di Puglia. Foggia deve rinascere attraverso la democrazia, oggi intossicata da mafia e politica sovranista. Occorre schierarsi, chi non partecipa, per indifferenza o delusione, per paura non ha alibi. Chi scende ad un compromesso con Landella ha già fatto una scelta di campo, dobbiamo con grande calma e fermezza portare la parte sana della città a crescere, sposando la causa della lotta alla criminalità. Però non bastano le manifestazioni sporadiche, ogni singola forza associativa si metta in rete con le altre e porti nei quartieri dei presidi di democrazia aperti h24, le sedi delle associazioni devono essere aperte, devono essere momenti di resistenza. Non ci vuole tanto, ma solo tanta buona volontà, possiamo approfittare di questa campagna elettorale sfruttando gli scivoloni del centrodestra, prima che arrivino finanziamenti gestiti male.

Io fossi nel governo mi guarderei bene dal fare arrivare i fondi a Foggia senza una seria vigilanza, quali sono quante sono le imprese che partecipano ai bandi? Bisogna evitare che le imprese che hanno dentro i prestanomi della mafia possano partecipare indisturbate, inquinando gli appalti e conferendo una pessima qualità del prodotto.

In questo senso il Prefetto Grassi sta lavorando moltissimo. Spesso isolato.

Il Prefetto ha fatto tantissimo, come le forze dell’ordine e la magistratura. Ha fatto tanto anche la Chiesa. Oggi chi manca è la politica, che è nume tutelare del vero cambiamento.

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