Conte e Schlein nel giorno di San Vincenzo

by Micky De Finis

Narra la leggenda che San Vincenzo, predicatore apocalittico, fosse invocato per allontanare fulmini, terremoti e soprattutto le malattie più gravi.
Le credenze popolari, si sa, mescolano fantasia e tradizione ma talvolta sono più vere delle cose e aiutano a leggere le circostanze.

Sta di fatto che proprio nel giorno in cui la Chiesa ricordava il santo domenicano non sarebbero bastate le preghiere che il Pd gli avrà pure rivolto nel tentativo di evitare il peggio in quel gran pasticcio imploso a Bari, a pochi giorni dalla data fissata per le primarie indette per scegliere chi doveva prendere il testimone di Decaro nella partita che il campo largo andava allestendo tra non pochi dilemmi e tristi avvenimenti.

Il 5 aprile Giuseppe Conte arriva a Bari e prima di partecipare ad un comizio, raduna i giornalisti e dice lapidario : “Non ci sono più le condizioni per svolgere serenamente le primarie, riteniamo che le ragioni che ci hanno spinto a sostenere il candidato Laforgia permangono immutate, anzi si rafforzano”

Apriti cielo !

Elly Schlein scende in piazza e lo attacca frontalmente :” Cosi lui aiuta la destra mancando di rispetto a tutti”.

Uno strappo che solo un miracolo avrebbe potuto recuperare, altro che preghiere!

Se qualcuno le avrà rivolte, evidentemente non avranno sortito l’effetto sperato nel buon cuore di San Vincenzo per evitare tutti i fulmini e i terremoti che nei giorni andati si sono abbattuti sul Pd e su uomini e donne della sue premiate ditte.

La segretaria Dem si mostra furiosa.

“Capisco che chi ha iniziato a far politica direttamente da Palazzo Chigi forse non ha tanta dimestichezza con la militanza di base”, poi l’affondo all’ex presidente del Consiglio “ far saltare le primarie a tre giorni dal voto è una sberla a tutta la gente perbene che si stava preparando a votare per Vito (Leccese) o per Michele (Laforgia).

Questi i fatti.

Fuor di metafora, la sensazione che i fatti e i misfatti che la cronaca racconta vadano travolgendo il Pd in una doppia difficoltà sottostante è molto forte. Solo un orbo non riuscirebbe a vederle, siamo seri!

La prima viene dalla paura palmare di aver perso troppo terreno in quella che sino a ieri era considerata una roccaforte tutta sua.

La seconda, più inquietante, è che non abbia la capacità di cogliere in pieno la percezione del disorientamento devastante che le inchieste giudiziarie baresi vanno ingenerando giorno dopo giorno, scoprendo un quadro disarmante che tocca soprattutto il Pd ed alcuni suoi apparati poco accorti o un tantino disinvolti, azzardando un eufemismo.

E allora, perché attaccare Conte, perché accusare il Movimento 5 Stelle di aver rotto i patti se questi potrebbero nascondere raccapriccianti scenari?

Vero è che il leader del Movimento 5 Stelle è parso, al contrario, parecchio più coscienzioso della Schlein, parecchio più prudente nell’accantonare questioni tuttora appese che vanno chiarite alla luce del sole.

Aver difeso in maniera convinta Antonio Decaro e senza sofismi con quel suo stile asciutto e ponderato, non lo ha mica distratto dal sentire il polso di una bollente situazione diventata incandescente.

Non a caso aveva proposto un candidato, l’avvocato Michele Laforgia, il cui profilo rimane al di fuori di ogni sospetto in una Puglia dove ad un’ inchiesta giudiziaria sé ne aggiunge un’altra, paventando voti di scambio e possibili inquinamenti nel meccanismo democratico elettorale.

Sembra poco ?

Ecco dunque la posizione politica del leader pentastellato : la necessità di segnare un nuovo inizio, rafforzando i presidi di legalità e della massima trasparenza, senza misurarsi prove muscolari cui sembra affezionata una parte del Pd.

Conte è stato chiaro e lo ha detto senza scomporsi anche rilanciando uno spirito unitario perché la vera sfida che Bari deve affrontare, questo il punto, si svolge sul piano della legalità, terreno in cui il Pd dovrebbe mordere il freno.

Questo significa avere rispetto per la città di Bari e dei suoi abitanti, altro che!

E allora, a che serve pregare se non si leva qualcosa di meglio del peggio che è sotto il sole ?

E allora, meno sono le parole, migliore è la preghiera che richiede più cuore e più testa che lingua.

Lo diceva bene l’abate Dinouart nell’Arte di tacere, poiché le parole sono come il vino: non devono essere né poche né troppe perché non arieggiando rischiano di sfondare la botte.

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