“Emiliano ha vinto non per merito suo, ma perché la Puglia non si è voluta Legare”. Il prof Angiola e la costruzione del consenso di Azione

by Antonella Soccio

Prima del Covid la politica era polarizzata sulle due ali. Estrema destra con Matteo Salvini sempre più leader sovranista ed indentitario ed estrema sinistra, con tutto il portato di sindrome di Nimby che ne consegue sui tempi ambientali e turistici. La pandemia però sembra aver rinvigorito la moderazione, il liberalismo.

È su questa sfida che si gioca la partita nazionale e locale l’onorevole Nunzio Angiola, accademico e ordinario di Economia delle Aziende Pubbliche, eletto in Parlamento col M5S, reclutato tra gli esponenti della società civile grazie al rapporto stabilito col sindaco del suo Comune, Fabrizio Baldassarre primo cittadino di Santeramo che lo segnalò a di Luigi Di Maio e a Antonella Laricchia, ma subito transitato in Azione di Carlo Calenda.

Candidato nel collegio di Altamura, il docente universitario secondo alcuni rumors era stato tenuto a distanza da meetup e iniziative e finanche dalla consigliera Rosa Barone tanto da dover meditare il suo addio. Oggi che in Puglia il M5S sarà organico alla maggioranza di Michele Emiliano, Azione diventa una forza ancora più alternativa.

Noi di bonculture lo abbiamo intervistato.

Allora anzitutto professor Angiola, come procede la costruzione territoriale del movimento Azione di Carlo Calenda? Che tipo di persone si avvicinano a voi? C’è una Puglia diversa che non si sente rappresentata dal quadro politico emilianista e dai sovranismi?

La costruzione territoriale del partito procede in modo soddisfacente. Ci siamo appena dotati di un comitato promotore regionale con un coordinatore, due responsabili organizzativi, un responsabile della comunicazione, un responsabile enti locali, un tesoriere e 6 coordinatori provinciali. Per Foggia ci sono io che, oltre ad essere l’unico parlamentare pugliese, sono coordinatore provinciale “ad interim” e c’è Michele Triventi coordinatore della città di Foggia e responsabile regionale Enti locali. Il Comitato regionale coordinato dall’avv. Fabio Zecchino traghetterà il partito al primo congresso che si svolgerà in primavera. In provincia di Foggia in questi mesi ho contribuito a costruire e consolidare ben 10 sezioni del partito.

Che tipo di persone si avvicinano a noi? Azione è il luogo di aggregazione della Puglia e della Capitanata che lavora, produce, studia e fatica. Azione è il luogo di aggregazione della politica seria, onesta e competente. Si avvicinano le persone che si ritrovano in questo disegno.

C’è sicuramente una Puglia, che secondo me è la Puglia migliore, che non si sente rappresentata né da Emiliano, a maggior ragione dopo il matrimonio coi populisti per eccellenza dei 5 Stelle, né dai sovranisti del blocco navale, dell’euro si oppure no ad intermittenza, dell’intolleranza nei confronti del diverso e della sicurezza fatta in casa stile far west. C’è una Puglia che è stanca degli scontri inconcludenti tra opposte tifoserie, degli scontri tra fascisti e comunisti; che è stanca degli slogan privi di contenuto; che è stanca dei politici incompetenti che non hanno mai amministrato nulla, che è stanca dei politici incompetenti a cui nessuno di noi mai penserebbe di affidargli di gestire la propria attività, eppure gli affidiamo lo Stato, perché lo sentiamo qualcosa di lontano, non lo sentiamo nostro fino in fondo.

Che giudizio dà anche alla performance in Puglia di Ivan Scalfarotto? Doveva essere una prova nazionale per un laboratorio liberal progressista. Può essere ritenuta valida?

La performance di Ivan Scalfarotto è stata a dir poco deludente. Premetto che Azione non ha autorizzato alcun utilizzo del simbolo e non ha presentato liste proprie, ma ha solamente contribuito con un numero di candidati che si contano complessivamente sulle dita di una mano, nelle liste “Scalfarotto Presidente”. Ivan probabilmente non era il candidato migliore che potessimo mettere in campo, probabilmente bisognava mettere in campo ben altre risorse organizzative e finanziarie, probabilmente bisognava che Carlo Calenda, il nostro leader, fosse più presente in Puglia (è venuto solo 2 volte), probabilmente bisognava inserire nelle liste persone più “visibili”. Probabilmente sarebbero state necessarie tutte queste cose contemporaneamente per scardinare un blocco di potere, profondamente radicato, come quello creato dal Presidente Emiliano in Puglia e in Capitanata. Non dimentichiamoci poi un’altra cosa. Emiliano ha vinto non per merito suo, ma perché la Puglia non si è voluta “legare”, anche e soprattutto dopo la inopinata consegna a Salvini delle chiavi della città di Foggia da parte del sindaco Landella. Non ritengo che sia stata una prova regionale liberal-progressista, figurarsi se penso che sia stata una prova nazionale, per i motivi che le ho detto.

Lei è uno dei tanti professionisti ed accademici che, come il premier Giuseppe Conte, ha creduto al M5S e ha ingrossato quel “cappotto giallo del Sud”, ormai irripetibile. Qual è oggi secondo lei il problema principale di questa forza politica? E come valuta il loro ingresso nella Giunta Emiliano, con questa prima tappa della vicepresidenza consiliare a Casili?

Il M5S soffre di tanti mali, una miscela esplosiva che lo sta portando al disfacimento. Confermo che ho creduto nel progetto, quando mi sono candidato. Poi mi sono dovuto ricredere. Se lei mi chiede quale sia il male principale di cui soffre questa forza politica, non ho difficoltà a dirle che è l’incapacità di fare in modo che le cose succedano, che la strategia si concretizzi in cose concrete; il fallimento dell’implementazione, del banco di prova, della prova dei fatti, non solo a causa della povertà professionale ed esperienziale delle persone che da sempre ha messo in campo, ma anche per il fardello populista che si porta dietro che li fa entrare sempre in contraddizione tra la vita reale fatta di pragmatismo e compromessi e il loro astratto mondo ideale fatto di dogmatismo, in cui i vertici e non solo sono cresciuti e in cui in parte ancora vivono. Per intenderci, l’ILVA è ancora a Taranto, il TAP non è stato bloccato e la TAV sta andando avanti. Ma di esempi ne posso fare a decine. E ciò a prescindere da cosa io ne pensi di questi dossier. La gente li ha abbandonati.

Riguardo alla situazione regionale pugliese, qui abbiamo raggiunto l’apoteosi. Quattro consiglieri regionali pugliesi, Casili, Di Bari, Galante e la ‘pasionaria’ Barone, decidono di dare man forte alla giunta Emiliano, dopo alcune settimane dalla loro elezione, dopo aver strombazzato ai 4 venti lo slogan “Mai con Emiliano”. Siamo all’apoteosi. La consigliera foggiana Barone è la pasionaria, presto diventata leader di questo gruppetto di buontemponi, in quanto per prima, subito dopo le elezioni, già flirtava con l’immarcescibile Michelone, per lucrare una poltronissima nella giunta regionale. Non nutro alcun dubbio sul fatto che col salto sul carro del vincitore di questi 4 personaggi, viene sfatato definitivamente il falso mito della superiorità antropologica del M5S. Col salto sul carro del vincitore inizia la fase finale della definitiva disintegrazione del M5S in Puglia. Come più volte ho detto, se poi la regia di questa operazione è anche di Conte, come dichiarato dal presidente Emiliano, non posso che ringraziarlo per aver accelerato la liquefazione dei consensi del Movimento Cinquestelle in Puglia.

La massima “destra e sinistra non esistono” era quindi un’utopia? Ritiene che uno spostamento del M5S nell’area del centrosinistra possa favorire partiti come Azione?

Non ho mai creduto che la destra e la sinistra non esistessero. Le ideologie si sono sbiadite e annacquate, questo sì che è vero. Il convincimento che ci fosse una sinistra da contrapporre alla destra è sempre stata forte anche nello stesso M5S, basti pensare ai cosiddetti “ortodossi fichiani” da sempre orientati a sinistra. Il post ideologismo, rilanciato a seconda delle convenienze, era un’invenzione utile a Di Maio per tenersi le mani libere e potersi sedere a tutti i tavoli, con i sovranisti della Lega e col PD, come di fatto è avvenuto.

Le decisioni politiche di Azione non dipendono da ciò che ha deciso e deciderà di fare il M5S, dipende tutt’al più da cosa decideranno di fare le altre forze politiche socialdemocratiche, popolari e liberali, perché se vanno a braccetto con i 5 Stelle si precludono la possibilità di dialogare con noi di Azione.

Non mi sento di escludere che l’avvicinamento dei populisti dei 5 Stelle al PD possa togliere a quest’ultimo qualche voto. Ritengo invece più probabile che siano i 5 Stelle a perdere più di un voto a seguito di questi matrimoni. In tutti i casi, un’alleanza tra PD e M5S è certamente dannosa per gli italiani come dimostrato dall’acquiescenza manifestata di recente dal PD che, dopo aver votato 3 volte contro il taglio dei parlamentari, alla fine ha votato a favore facendo passare la disastrosa riforma costituzionale.

Pertanto, se è vero questo mio ragionamento, devo ritenere che a seguito di questo inciucio si creino più spazi e opportunità per Azione che è antitetica rispetto ai populisti dei 5 Stelle e ai sovranisti di Lega e Fratelli d’Italia. È ovvio che avrei preferito che il PD non facesse accordi di alcun tipo con i 5 Stelle.

Trump ha perso e qualcuno dice come l’ex premier Letta che i sovranismi si sgonfieranno anche in Europa. Qui da noi in realtà si sono già molto ridimensionati, con la progressiva perdita di appeal di Matteo Salvini. Questo cosa comporta secondo lei? Il centrodestra così com’è attualmente potrebbe frantumarsi in favore di un polo liberale moderno, che avrebbe in Azione un contraente principale?

Devo prendere atto della sua sagacia. Devo tuttavia interromperla subito. Gli spazi di manovra di Azione esistono e sono ampi, a prescindere da ciò che decideranno di fare i sovranisti di Lega e FdI. Azione è infatti la casa delle tre forze politiche che diedero vita all’Unione europea e che sostengono la Von dee Leyen, dai socialdemocratici ai liberali, passando per i popolari. In Azione si materializza un fronte repubblicano, l’unico in grado di contrastare populisti e sovranisti, che sono potenzialmente in grado di portare nel baratro l’Italia e la Puglia e forti segnali in questo senso già ne abbiamo registrati.

Ma non voglio eludere la sua domanda. Concordo con Lei. I sovranisti di FdI e della Lega sono destinati a ridimensionarsi. Non passerà molto tempo prima che la “fusione fredda” tra FdI e Direzione Italia (oggi hanno due segreterie in ciascuna provincia, quella di DI e quella di FdI) incominci a scricchiolare. Sono troppo distanti culturalmente. La destra di FdI pesa il 5% in Italia, non oltre, come documentato dalle ultime elezioni politiche del 2018 e dalle ultime europee. Si oscilla tra il 4 e il 5%.

La Lega al Sud e in Puglia non ha attecchito e non attecchirà mai. Nelle ultime consultazioni regionali si attendevano di fare il botto, ma le cose sono andate molto ma molto diversamente da come loro si immaginavano, prendendo solo 2 consiglieri regionali che poi sono passati a 3 grazie all’opzione di Raffaele Fitto per il Parlamento Europeo.

È chiaro che c’è un’anima liberale nel centro-destra che può trovare in Azione un ambiente politicamente confortevole, per la costruzione di una Italia migliore.

Lei conosce molto la provincia di Foggia e le amministrazioni pubbliche sia per la sua cattedra sia per aver collaborato alla redazione di piani in molti Comuni ed aziende. Il Cis può essere uno strumento valido di modernizzazione? E soprattutto il M5S quanto sta incidendo per lo sviluppo di questa terra?

Conosco molto la provincia di Foggia, perché sono 20 anni che ci lavoro e 15 che ci vivo. Conosco le amministrazioni pubbliche e le imprese di Capitanata grazie al mio ruolo di professore ordinario nella nostra Università e di consulente che ormai esercito da una ventina d’anni.

Riguardo al Cis credo che stia dando una mano e di questo, per l’onestà intellettuale che mi contraddistingue, dobbiamo ringraziare Conte. Che poi Conte meriti una bocciatura per molto altro, compresa la gestione della pandemia, questo è un altro discorso, di cui ne parliamo un’altra volta. Mi limito solo a ricordarle che l’Italia è oggi tra i primi 10 paesi per mortalità in rapporto alla popolazione e superata solo dagli Stati Uniti in termini assoluti. Le cose stanno ancora peggio se si considera il rapporto tra mortalità e malati. Quindi non solo non esiste un “modello Italia” di gestione della pandemia, ma questo non è mai esistito. Se la gente avesse compreso questo dato inoppugnabile, oggi la credibilità di Conte sarebbe non dico a zero, ma sarebbe piuttosto bassa.

Riguardo ai 5 Stelle non ricordo che abbiano fatto alcunché né per Foggia né per la Puglia, oltre a non aver mantenuto le promesse e i loro giuramenti. Probabilmente perché sono stati per tutto il tempo in altre faccende affaccendati, dovendo gestire le emorragie di parlamentari italiani ed europei, ma anche di eletti a tutti i livelli, nonché i conflitti interni tra la cosiddetta “ala dura” di Di Battista e l’ala governista di Di Maio.

Ritornando alla sua domanda, concludo dicendo che occorrono certamente gli investimenti del Cis, ma anche legalità, controllo del territorio contro la criminalità e buon governo nelle amministrazioni pubbliche del nostro territorio, a partire dai comuni. I 5 Stelle non stanno incidendo in alcun modo a livello territoriale da questo punto di vista, o almeno io non vedo cambiamenti.

L’alleanza possibile tra Pd e M5S anche a livello locale apre scenari nuovi anche sul fronte amministrativo in molti Comuni, a cominciare da Manfredonia ma anche a Foggia. Lei da parte starà? Potrebbe entrare in prima persona nella contesa?

Noi giocheremo la nostra partita in occasione delle prossime scadenze elettorali. I cittadini ce lo chiedono e noi non ci sottrarremo. Riguardo all’accordo 5 Stelle/PD, non faremo sconti. Noi non siamo dialoganti né con i populisti dei 5 Stelle (e col PD quando stipula accordi territoriali coi 5 Stelle) né con i sovranisti di Lega e FdI. Se il partito me lo chiedesse non mi sottrarrei a scendere direttamente in campo nella competizione per diventare sindaco nella nostra martoriata città di Foggia, appena scivolata all’ultimo posto della graduatoria nazionale delle provincie italiane. Questa è una cosa orrenda. Per me Foggia andrebbe completamente ribaltata.

Infine una domanda sull’Unifg. Quanto ancora può dire l’Ateneo per le dinamiche di sviluppo della Capitanata? In che fase ci troviamo della sua crescita?

L’Ateneo di Foggia è una delle poche cose buone che sono state fatte a Foggia negli ultimi 25 anni. Non voglio immaginare cosa sarebbe stata Foggia senza l’Università. L’innalzamento del livello culturale di Foggia da quanto esiste è un dato inoppugnabile e non potrebbe essere diversamente. La situazione sarebbe ancora molto migliore se tanti nostri giovani, che abbiamo formato, non fuggissero al nord o all’estero. Per contrastare questo fenomeno dobbiamo lavorare molto. Quale sia la fase della crescita in cui si trova la nostra Università non saprei cosa dire con precisione, ma visto l’exploit di quest’anno nelle immatricolazioni, anche grazie all’ottimo rettore, l’amico fraterno Pierpaolo Limone, posso con certezza dire che la nostra Università può ancora crescere molto, facendo leva sui risultati eccellenti che in questi anni ha già raggiunto.

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