Fine dell’anno scolastico e inizio del prossimo… ancora a distanza?

by Alessio Walter De Palma
school

Il mese di giugno, si sa, è un mese “felice” per gli studenti ci si avvia alla conclusione dell’anno scolastico e si pensa alla tanto agognata estate, con mare, spiaggia, relax, amici oppure montagna, aria fresca, piste sciistiche, ma, sappiamo bene, quest’anno è tutto diverso, è un anno speciale e tutto il mondo della scuola, dell’Università e della ricerca ha dovuto in un certo senso, “reinventarsi la professione”, a seguito dell’ormai famoso DPCM del 4 marzo 2020 “Misure di contenimento al Nuovo Coronavirus CoVid-19”, con l’ormai celebre “didattica a distanza”, la quale dopo tre mesi il riscontro è stato più che altro negativo.

Lezioni davanti ad uno schermo, inoltro di materiale in pdf, audio e videolezioni, compiti online, connessione internet non sempre presente, indirizzi di posta elettronica intasati, problemi di comunicazione, mancanza del rapporto docente – discente, mancanza del rapporto tra discenti… e da settembre come sarà? O già da prima con gli imminenti esami di stato in presenza? C’è stata – e in verità continua tutt’ora ad esserci – tanta confusione a partire dagli organi di governo e dal Ministero dell’istruzione in primis facente capo all’onorevole Lucia Azzolina… non è ovviamente una questione politica, ma, forse, di “buon senso…” dal 7 giugno scorso dopo discussioni con tempi biblici prima al Senato e poi alla Camera, con l’ostruzionismo dei partiti di minoranza, diventato legge il nuovo decreto sulla scuola scontentando gran parte del mondo della scuola… tra i vari emendamenti: il nuovo esame di stato 2020 in presenza [sic!] dopo tre mesi di didattica a distanza perché come afferma il ministro deve essere “un esame serio”, allora chi si è laureato e continua a laurearsi online è una laurea “non seria?” con tutta la commissione interna tranne il presidente esterno, molti dei quali non si trovano soprattutto nelle regioni del Nord maggiormente colpite dal virus, ricorrendo ad una nuova ordinanza ministeriale prevedente la nomina d’ufficio, la deroga del requisito dei dieci anni di servizio di ruolo e coinvolgimento anche docenti universitari di I e II fascia, docenti del comparto AFAM e ricercatori di livello A e B, il prossimo 15 giugno è prevista la riunione plenaria con il “sospetto” di parecchie assenze ed il 17 inizierà il colloquio orale senza più le due prove scritte di lingua e letteratura italiana e delle materie di indirizzo; tra gli altri emendamenti che lasciano l’amaro in bocca ai cosiddetti “precari storici”, coloro che hanno almeno tre annualità di servizio e che per legge europea dovrebbero essere assunti a tempo indeterminato, provocando scioperi pacifici con distanziamento sociale, guanti e mascherine, come lo scorso 4 giugno a via Trastevere a Roma e il prossimo previsto per l’8 giugno dai vari sindacati e dalle associazioni di categoria, i concorsi per titoli e servizi in barba alle leggi europee e alla nostra sacrosanta Costituzione, la quale afferma all’Art. 97 che si può essere assunti nel pubblico impiego per concorsi per soli titoli, come dall’altra parte lo stesso premier Giuseppe Conte ha affermato di essere stato assunto come docente universitario.

L’accusa dei docenti precari storici non è al concorso in sé, bensì alla modalità in cui è stato proposto con crocette su tutto lo scibile umano stile quiz alla Gerry Scotti, chi insegna da tre, cinque, dieci, quindici anni o più non ha acquisito le competenze necessarie sul campo alla professione? Ad intervenire sulla questione lo stesso premier cambiando modalità da crocette a risposte aperte curandosi poco del parere non vincolante del CSPI, dei sindacati e delle associazioni di categoria. Uno tra i pochi emendamenti positivi la riapertura delle graduatorie di istituto che da quest’anno diventeranno provinciali, cosa che nelle provincie autonome di Trento e Bolzano è così da anni, e non dimentichiamo che le suddette provincie hanno aperto un bando di concorso per l’assunzione a tempo indeterminato di docenti precari storici… offesa per i docenti con tre anni sul sostegno senza specializzazione ai quali non è consentito accedere al concorso straordinario per il ruolo senza l’anno specifico nella propria classe di concorso… come è possibile dato che la nomina avviene sulla classe di concorso per graduatorie incrociate? Figli di un dio minore i docenti delle scuole paritarie, a tutti gli effetti facente parte del sistema di istruzione nazionale, e i docenti con servizio misto paritario-statale ai quali non è possibile partecipare al concorso straordinario per ruolo, ma solo a quello per abilitazione a patto che superata la prova scritta ci sia in essere un contratto almeno al 30 giugno e poi partecipare al concorso ordinario per i neolaureati e i docenti di religione cattolica e i DSGA facenti funzione?

A sostegno di tutte queste categorie di lavoratori “sfruttati” con contratti a tempo determinato oltre il limite massimo stabilito dall’Europa e per questo l’Italia è spesso multata, anche tanti docenti di ruolo e dirigenti scolastici, oltre che membri istituzionali come il Presidente della regione Puglia Michele Emiliano o il Vescovo di Pavia Corrado Sanguineti che hanno scritto direttamente al Ministro… Strano che l’attuale ministro Azzolina fino a poco tempo fa sindacalista dell’Anief sosteneva a gran voce la stabilizzazione per titoli dei docenti precari contro i quali lo Stato ha abusato con contratti a termine reiterati, come mai ora a distanza di poco tempo e con la carica di Ministro all’istruzione ha dimenticato ciò che ha sempre affermato? Questo è ciò che si chiedono oltre 200000 lavoratori… “L’Italia è una Repubblica Democratica fondata sul lavoro…” Art. 1 della Costituzione…

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