I Salvini boys puntano i piedi su Caldoro e Fitto, ma a Salvini interessa solo il Nord

by redazione

La verità è che a Salvini e alla Lega interessano solo le poltrone, per usare un lessico così cari ai tempi che corrono, e, ancor più obiettivamente, governare l’Italia dal Nord.

Le resistenze oggettive non sono su Acquaroli, candidato presidente nelle Marche, figura fresca (e nell’immaginario proprio dei meloniani ascrivibile alla generazione Atreju). Del resto Acquaroli è persona non chiacchierata e non chiacchierabile e che, in un modo o nell’altro, non deluderebbe quella voglia di cambiamento dell’elettorato del centrodestra e anche propriamente della Lega.

I Salvini boys puntano i piedi su Caldoro e Fitto, un po’ perché, almeno in teoria, sarebbero figure già spese: un po’ perché avvantaggerebbero la figura della Meloni che, nell’opinione pubblica sta mangiando il consenso di un Salvini sempre più routinario; un po’ perché darebbe linfa ai peones di un Berlusconi oramai politicamente morente.

Tecnicamente poi, la Lega (nella partita nazionale delle regioni al voto) avrebbe Zaia, leghista Doc, in una regione dove la Lega è al 40/45%. In soldoni, la Lega in Veneto potrebbe vincere da sola, mentre in coalizione deve, comunque ed in pratica, dividere la torta (ergo assessorati) con FdI e FI, che anche insieme ma senza la Lega, hanno scarse possibilità di esprimere un consigliere.

Guardando poi il tavolo nazionale delle regioni al voto, senza il centrodestra unito la sconfitta è oramai questione di matematica elementare.

Toti è uscente (e non è Lega) in Liguria, ed ha una buona possibilità di vittoria. Acquaroli (FDI purosangue) nelle Marche, ed ha buone possibilità di vittoria. Fitto o Gemmato in Puglia (certamente FDI), ed hanno buone possibilità di vittoria. Caldoro (FI doc), in Campania, ed ha buone possibilità di vittoria. La Lega in Toscana (praticamente una Emilia 2.0 con piccole variazioni sul tema), ed ha le stesse possibilità di vittoria della Borgonzoni.

In sintesi, Salvini sceso per strada, prima di giocare coi citofoni, ha capito (o gli hanno detto) che se si chiude come deciso sul tavolo nazionale qualche mese fa, al netto delle sue personalissime fantasie sull’Emilia, completamente scollate dalla conoscenza del territorio (e dei territori), la Lega uscirebbe da una campagna elettorale in otto regioni limitandosi a riconfermare il “buon Zaia” in Veneto che, numeri alla mano, vincerebbe comunque considerando la realtà del partito, e, in coalizione, “regalando assessorati e consiglieri” a FdI e FI, ed al contempo contribuendo a far vincere gli alleati in sei regioni, così  rafforzando loro e depotenziando la Lega e, proiezioni e numeri alla mano, anche se stesso, perché, e questo non è discutibile, la Meloni è nell’elettorato obiettivamente più credibile, ed è nettamente più in salute, sia come partito, sia come credibilità del Leader, avendo poi sui territori una classe dirigente meno discutibile della Lega la cui compagine, comunque, è un coacervo di “saliti sul carro del vincitore”.

Che la Lega, quindi, abbia solo interesse “alle poltrone”, lo dice anche il fatto che se FdI e Forza Italia conquistano con i loro candidato presidente le regioni Puglia, Marche, Campania, le amministrazioni comunali rafforzano esclusivamente i partiti di FdI e FI. In Puglia, per esempio, FI e FdI sono gli unici partiti che possono dirsi vincenti dalle amministrative degli ultimi anni, mentre i leghisti, di fatto, le hanno “sbagliate tutte”.

FdI e FI in contesto elettorale regionale, insieme possono superare la Lega, ma, in un contesto di cdx diviso in tutta Italia, consentirebbero al csx di vincere dappertutto. Se poi lo sguardo si sposta alle politiche con una legge elettorale assolutamente proporzionale e con uno sbarramento al 5% i due partiti avrebbero problemi a far eleggere gli uscenti e/o i nuovi, se si considera la riduzione dei parlamentari.

In sintesi della sintesi, a Salvini non importa in alcun modo governare i territori. A Salvini interessa solo confermare il governo del Nord; confermare la Lega con percentuali elettorali nazionali prossime ai sondaggi; indebolire la forza politica della Meloni; compensare la totale assenza di proposte politiche con il machismo da social media; salvare la propria classe dirigente sui territori.

Un meloniano acuto e romantico

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