Il chiasso parolaio su Antonio Decaro

by Micky De Finis

La vicenda di Antonio Decaro continua a tenere banco. Ne parlo perché non solo stimo, non da ora, il Sindaco forse più amato dagli Italiani ma anche nel tentativo di cercare un minimo di logica in quel profluvio di parole che da destra e manca hanno incendiato la politica, sconfinando l’argine del buon senso.

In questi giorni ho ascoltato parolai di mestiere mettere in scena uno spettacolo tanto mediocre quanto insulso tra vecchi arnesi della destra e sinistri fanfaroni.

Ho invece condiviso in pieno le sagge le riflessioni che Matteo Valentino, oggi presidente regionale di Cittadinanza Attiva, ha speso sul tema in un’analisi che mi è parsa molto pertinente e nient’affatto di parte.

Valentino è una personaggio schivo, garbato e misurato. L’ho conosciuto bene ed anche apprezzato nel tempo andato anche per aver condiviso assieme l’esperienza in seno al secondo governo della Provincia di Foggia retto dal compianto professore Antonio Pellegrino. Io ero vice presidente, Matteo Valentino assessore alle Attività Produttive, ruolo in cui era efficacissimo.

Ma torniamo al punto. Non si può negare che oggi tutti i pugliesi, nessuno escluso, vivano in una condizione di assoluta incertezza rispetto alle vicende che vanno coinvolgendo la città di Bari.

Matteo Valentino

Qual è il ragionamento di Valentino?

Da una parte c’è il Ministero dell’Interno che invia una commissione d’accesso agli atti che vuole verificare la sussistenza di infiltrazioni mafiose, dall’altra la Procura della Repubblica che, al contrario, loda l’Amministrazione Decaro in fatto di contrasto alla criminalità organizzata. La premessa dell’ex art.143 del Tuel è che, per sciogliere un Comune, servano univoci elementi che le parti in causa – Procura e Ministero – già mostrano di valutare in maniera tutt’altro che univoca.

Se questi sono i fatti oggi, dunque, nessun pugliese è messo oggi nelle migliori condizioni di poter valutare serenamente e pacificamente la situazione del capoluogo !

A contribuire al caos un atteggiamento irresponsabile di una certa politica che ha trasformato un tema delicato in un terreno di grossolane strumentalizzazioni che hanno reso la Puglia, umiliandola oltremodo, un caso nazionale.

L’unico dato oggettivo,allo stato,è quel cortocircuito istituzionale che nuoce alla Città di Bari e all’intera Puglia e che dà una percezione di pericoloso clima da campagna elettorale più che di una misura amministrativa che il Legislatore ha costruito per salvaguardare i cittadini.

Altrettanto oggettivo è il rapporto sinergico che l’amministrazione Decaro ha tenuto con gli operatori del terzo settore, improntato alla collaborazione, alla trasparenza, alla legalità e alla condivisione, come più volte sottolineato da Cittadinanza Attiva, la cui posizione ricalca in toto quella della Procura della Repubblica.

Trovo risibile, direi spericolato assimilare quel che è accaduto a Foggia a quello che sembrerebbe voler travolgere la Città di Bari. È un tentativo stucchevole e maliardo di mistificare fatti e circostanze. Lo dice la storia deplorevole che Foggia ha scritto in una vicenda che nessuno può cancellare con un colpo di spugna. Matteo Valentino lo sa bene : non lo scrive solo per amore di una carità cristiana di cui gli va dato atto. E lo sanno bene anche i magistrati che hanno rivelato uno squarcio di sporcizia sul quale deve essere steso un velo pietoso.

Ecco perché il rischio che si corre in quel di Bari è chiaro quanto deprecabile perché tutto si è imbrigliato nella rozza deriva del dibattito e nell’utilizzo, tutto politico, di una misura salvifica per i Comuni e che ora invece si vorrebbe trasformare in una ghigliottina elettorale.

“ Siamo convinti che la Commissione d’accesso agli atti non potrà che valutare positivamente, proprio come tra l’altro ha fatto la Città di Bari, il lavoro del sindaco Decaro e della sua Amministrazione”, è la conclusione cui perviene il presidente Valentino.

È proprio così difficile dargli torto ?

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