Il primo dovere etico: scegliere le persone

by Micky De Finis

La campagna elettorale è ormai entrata nel vivo. Molta confusione, scarse occasioni di confronto perché la caccia al voto sovrasta tutto e tutti.

È una competizione balorda, che non risolverà nulla, bene saperlo in anticipo come ho già detto e scritto sul punto.

E così, mentre i big dei partiti sono praticamente travolti dal rischio di mancare l’obiettivo, di non riuscire a stravincere o soccombere rimediando una sconfitta cocente, assistiamo impietriti ad una farsa perché, se ben si leggono  le cose, l’ottanta per cento del nuovo Parlamento è già stato deciso ad urne chiuse.

La storia la conoscono tutti :  è l’attuale sistema elettorale che ha privato il cittadino del potere di scegliere perché a decidere sono loro, i partiti, tutti i partiti, nessuno escluso.

Ecco perché serve rigenerare la politica attraverso un sistema proporzionale.

Non ci sono altre strade !

Detto questo è comprensibile come la sola via per difendersi in una gara che è truccata riposa nel rimedio di scegliere bene, almeno guardando le migliori  persone tra quelle già selezionate da una classe politica incapace di cambiare le regole del gioco perché così le fa comodo.

Dunque, nel momento in cui ci recheremo  alle urne guardiamo attentamente chi stiamo per votare, chi potremmo portare  in Parlamento. 

È un diritto-dovere costituzionalmente garantito  da esercitare a prescindere dagli schieramenti con grande senso di responsabilità.

Vediamo cosa fanno, chi sono, cosa possono dare queste persone, alcune delle quali, voglio dirlo in maniera molto chiara e netta, sono  inadeguate, altre improbabili.

Sappiamo sin d’ora che, ma è già accaduto nell’ultimo test politico, presto arriveranno a Montecitorio donne e uomini che della politica sanno poco o nulla.

E ci arriveranno in carrozza, fidando sulla spinta del vento in poppa che spira.

Giorni or sono mi sono confrontato con Giuseppe Pellegrino, già magistrato autorevolissimo, ma soprattutto uomo di grande saggezza e sapienza. Un meridionalista tutto d’un pezzo, convinto del valore inestimabile di questa Terra e dei suoi abitanti.

Questo galantuomo d’altri tempi mi faceva notare come il cittadino ormai non conti più nulla e che la sola valvola di speranza rimane consegnata alle residue capacità di scelta che l’elettore avrà davanti quando entrerà in cabina. 

In quell’attimo ognuno di noi si ritroverà solo con la propria coscienza e avrà la possibilità di esprimere un voto che sia eticamente apprezzabile.

La riflessione che mi consegnava il dottor Pellegrino scaturiva, peraltro, da una bella e dotta discussione svolta nel capoluogo della Capitanata.

Ebbene, in quella circostanza promossa dall’Azione Cattolica, la sostanza del ragionamento – in cui si sono cimentati Rocco D’Ambrosio, sacerdote, docente di Filosofia Politica della Pontificia Università Gregoriana, Giuseppe Pellegrino e Stefania Pellicano, presidente diocesano di Azione Cattolica – tutto ruotava  intorno alla necessità di esprimere un voto che salvaguardi i suoi intrinsechi valori etici.

E per essere etico, un voto deve avere due requisiti fondamentali. Deve essere  Libero e Personale. 

Vediamo in sintesi il contenuto, il sostrato di queste due parole.

LIBERO : significa voto un candidato, partito o schieramento perché convinto non perché imbonito, rincretinito dai social e dalla propaganda; voto perché ho studiato e approfondito programmi e candidati, da solo e in gruppi ristretti e intimi; voto per esprimere al meglio la mia coscienza e il mio progetto sociopolitico; voto per trasferire la mia quota di “sovranità” in vista di beni personali e pubblici sempre crescenti.

PERSONALE : il voto entra in una dinamica di relazione tra me e il candidato. Certo il voto politico, per la malsana legge elettorale, frustra e limita la mia eticità. Nelle comunali e regionali ciò non succede perché sono pienamente libero di scegliere Sindaco o Presidente e relativi consiglieri, adottando i criteri qui esposti. Tuttavia, anche con queste difficoltà, che “costringono”, in alcuni casi l’elettore ad accontentarsi purtroppo del candidato “meno peggio”, non salta l’elemento relazionale. Io posso e devo votare solo quei candidati che hanno requisiti sufficienti di maturità personale, coerenza morale e capacità tecnico-professionali. Senza questi requisiti del candidato il voto è eticamente inaccettabile. Al discernimento sul candidato, va aggiunto, quasi in sinossi, quello sul partito o schieramento con parametri quasi simili, che riguardano valutazioni su programmi, leader e storia recente.

Manca il tempo è lo spazio per approfondire questi temi. Ma tra pochi giorni saremo chiamati al voto. Evitiamo di sprecare questa circostanza esprimendo  un voto che non abbia questi requisiti minimi, perché questa terra non lo merita.

E soprattutto, scegliamo figli di questa terra, donne e uomini che portino i tratti distintivi di un pezzo d’Italia che deve rialzare la voce e lo sguardo verso migliori orizzonti.

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