La Quarta Mafia, le regole del gioco e il M5S di Giuseppe Conte che vuole “far alzare la testa” a Foggia

by Antonella Soccio

È un’onda umana emozionata quella che accoglie l’ex premier Giuseppe Conte a Palazzo Dogana per l’evento legalitario “Foggia alza la testa”, organizzato dai vertici del M5S locale con i due coordinatori Mario Furore e Leonardo Donno. Prima dell’incontro con il leader e con l’ex procuratore antimafia Federico Cafiero de Raho oggi parlamentare pentastellato Conte ha dialogato con le delegazioni dei partiti e dei movimenti civici del centrosinistra. Presenti la presidente del PD pugliese Lia Azzarone, Massimo Colia e Rosario Cusmai per i civici emilianisti e il presidente della Provincia di Foggia Giuseppe Nobiletti.

È ancora presto per parlare di nomi di possibili candidati sindaci per Foggia, città il cui Comune è stato sciolto per mafia. Serve una squadra, ha ribadito più volte Conte. Furore ha invitato moltissimi pezzi della società civile. Dalla Comunità Politica di Luciano Beneduce e Fedele Cannerozzi a Roberta Tarquinio, figlia dell’ex senatore Lucio, e Fabio Romano. Tanti i curiosi. In prima fila tutti gli eletti compresa l’assessora Rosa Barone, ma Conte non ha voluto rispondere sul limite del doppio mandato.
“È emozionante vedere tanta gente- ha detto in esordio Donno- quando abbiamo pensato cosa fare per la nostra città abbiamo subito pensato che qualsiasi discussione ed iniziativa che ci vedrà impegnati non può prescindere dalla legalità. Onestà, il M5S ha tra i suoi principi l’etica pubblica. Questo è il primo incontro con la cittadinanza e con le associazioni che hanno deciso di alzare la testa.
Il M5S è garante. È un onore essere al fianco di Cafiero de Raho. È da qui che parte il percorso del M5S, i nomi vengono dopo, noi abbiamo sempre messo davanti i programmi. Serve rinnovamento e che chi si è reso protagonista dello scioglimento non entri più nelle istituzioni”.
Ha rivendicato il suo lavoro l’onorevole Marco Pellegrini: “Veniamo da una ferita profondissima ma necessaria, è come se avessimo tagliato un arto in cancrena che stava infettando il tessuto della città. Ora è il momento di indicare una via di giustizia sociale. Non siamo stati spettatori silenti quando la mafia penetrava l’economia della città e il Comune. Noi siamo quelli che hanno portato la Dia a Foggia, siamo stati gli unici, chiedevamo ai consigli comunali di esprimersi”.
Furore dal suo canto ha letto le carte dell’inchiesta e della relazione di scioglimento, nel passaggio che indica gli ex amministratori asserviti ad interessi personalistici.
“Noi come M5S ci siamo dichiarati subito a favore dello scioglimento, che sia chiaro”, ha rimarcato con forza ricordando gli episodi di infiltrazione. Dai soldi dei Servizi Sociali “dati pro manibus” a membri della criminalità sino agli alloggi assegnati a esponenti di primo piano della Quarta Mafia.
“Se qualcuno oggi pensava che avremmo annunciato il nome del candidato sindaco si sbagliava. Devono venire prima i temi e le linee per stabilire le alleanze, con un ragionamento tematico. Serve una vera squadra e un lavoro con la squadra dello Stato per risollevare la città”.
A tal proposito Federico Cafiero de Raho è stato netto. “Lo scioglimento è un fatto di una gravità straordinaria, non è avvenuto mai lo scioglimento di un capoluogo di provincia dopo il caso di Reggio Calabria. Un capoluogo è una guida, ha un significato molto più ampio e rilevante. Lo scioglimento è un fatto eccezionale a livello nazionale. Cosa dimostra? Ancora una volta dimostra che le mafie allignano e prosperano dove c’è illegalità. Lo scioglimento prende avvio quando vengono rilevati fatti di corruzione, chi guida il Comune invece di assegnare un buon andamento ha asservito agli interessi personali il ché è di per sé grave. Poi si è aggiunto il condizionamento mafioso, c’erano frequentazioni con soggetti riconducibili alla mafia, ci sono stati appalti e servizi a soggetti riconducibili alle batterie mafiose. Ovunque sono indispensabili le regole, che non costituiscono un ostacolo allo sviluppo perché consentono la competizione. Trasparenza, pubblicità e regole sono mancate a Foggia. È necessario che tutti si facciano guardiano delle regole in questo Comune. Un sindaco, deve essere baluardo nel Comune contro illegalità e infiltrazioni. Il sindaco non può diventare il percorso delle infiltrazioni, il sindaco deve dire no”.
Ancora più deciso l’intervento di Conte, che prima di parlare ha stretto la mano di Pino Panunzio e Giovanna Belluna, figlio e nuora di Giovanni Panunzio, imprenditore edile e vittima di mafia a Foggia.
“Chi nega la mafia non ama la città. Siete qui perché volete alzare la testa. La mafia è insidiosa perché qualcuno pensa di potersene avvantaggiare, la mafia è un sistema che si presenta come un sistema clientelare, ma dobbiamo capire che è come una colata di cemento sullo sviluppo di una città. Parlo sempre con imprenditori del Sud che mi dicono quanto sia difficile operare in territori come la provincia di Foggia. La mafia distorce completamente le regole del gioco, quei vantaggi diventano privilegi per pochi, mentre invece i vantaggi di tutti devono diventare diritti. La prospettiva di un appuntamento elettorale è importante, Foggia si gioca tanto del suo sviluppo, si gioca tanto in termini di rilancio del tessuto produttivo. La prospettiva alternativa è che ci sarà uno spazio sempre più asfittico, con la conseguenza che i nostri giovani dovranno sempre andare al Nord e all’estero”.

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