“L’Europa ha il volto di Simone Veil”. 40 anni dopo Ursula von der Leyen è presidente della Commissione europea

by redazione

16 luglio 2019-17 luglio 1979.

40 anni fa, durante la prima seduta del primo Parlamento europeo direttamente eletto, la Presidente del Parlamento Simone Weil sottolineò l’importanza dei valori europei di pace, solidarietà e democrazia. 
Oggi la nuova presidente della Commissione europea nel suo discorso indirizzato all’Europarlamento, la tedesca Ursula von der Leyen‏ ha dedicato la sua candidatura proprio a Simone Veil. In un tweet ha scritto che oggi l’Europa avrebbe della giurista e politica francese.

40 anni dopo, finalmente una donna candidata alla Presidenza della Commissione europea. Sono grata a tutti coloro che hanno infranto le barriere e le convenzioni, per una Europa della pace unita e dei valori. Questa convinzione europea mi ha guidato, da madre, medico e donna politica. È al coraggio dei pionieri come Simone Weil che dobbiamo l’Europa unita. Sarà questo lo spirito che mi guiderà nell’onore di presiedere la Commissione. Sono grata a chi ha costruito l’Europa della pace”.

Ambiente ed equità sociale. Ursula von der Leyen nel suo intervento ha ricalcato quello di Simone Veil 40 anni fa. Ha parlato di una European way of life.

“Siamo chiamati a creare un’Unione più equa, questo mi guiderà ogni anno che sarò in funzione. Sono stata Ministra della Famiglia, ma la lotta per l’equità non si ferma mai, Voglio garantire che il lavoro paghi, serve un salario minimo che ripaghi per una vita decente e decorosa, svilupperemo un quadro di norme europeo per contrattazione collettiva europea con i sindacati, da misurare territorio per territorio, a seconda dei settori. Ma serve un quadro europeo, una protezione migliore per chi perde il lavoro. Uno schema di garanzia per la disoccupazione europea per garantire le persone dagli shock esterni. L’Europa ha una disoccupazione giovanile del 14%, ma nei diversi Paesi va dal 5% al 40%, è intollerabile”.

Politica di primo piano in Francia, Simone Veil, figlia di ebrei parigini, fa appena in tempo a conseguire la maturità prima che lei e la sua famiglia (madre, padre, due sorelle e un fratello) vengano deportati nel marzo del ’44. Il primo campo che conoscerà è quello di Auschwitz.
Una volta tornata in Francia, nel ’47 si sposa con Antoine Veil, dal quale prenderà il cognome e con cui avrà tre figli. Due anni dopo si laurea in giurisprudenza. Addetta al ministero della Giustizia dal ’57 al ’59, diventa poi consigliere tecnico per i problemi giuridici del primo ministro Pleven, nel ’69. Dal ’70 al ’74 è segretario generale del Consiglio superiore della magistratura.

Le sue parole del luglio del 1979 sono profetiche oggi.

“Iniziamo con la sfida della pace. In un mondo in cui l’equilibrio dei poteri finora ci ha permesso di evitare la violenza suicida di un conflitto armato fra le superpotenze, le guerre localizzate, per contro, hanno proliferato. Il periodo di pace di cui abbiamo goduto in Europa è stato una fortuna incredibile, ma nessuno di noi dovrebbe sottovalutarne la fragilità. C’è bisogno di sottolineare la novità di questa situazione in Europa, la cui storia è un lungo capitolo di guerre fratricide e sanguinarie? Come i suoi predecessori, anche la nostra Assemblea, indipendentemente dalle differenze che ci sono tra noi, ha una responsabilità fondamentale per mantenere la pace, che probabilmente è la risorsa più importante di tutta l’Europa.
La tensione che prevale nel mondo di oggi rende questa responsabilità ancora più grave, e la legittimità conferita a questa Assemblea dall’elezione a suffragio universale, speriamo, ci aiuterà a farcene carico, e a diffondere questa nostra pace nel mondo esterno.

La seconda sfida fondamentale è quella della libertà. Le frontiere del totalitarismo si sono espanse così tanto che le isole di libertà sono circondate da regimi nei quali prevale la forza bruta. La nostra Europa è una di queste isole; accogliamo dunque con gratitudine il fatto che la Grecia, la Spagna e il Portogallo, con tradizioni antiche come le nostre, si sono aggiunti alle fila dei Paesi liberi. La Comunità sarà contenta di accogliere anche loro. Anche qui, la dimensione europea dovrebbe aiutare a rafforzare la libertà il cui valore troppo spesso non viene colto finché non è perduta.

Infine, l’Europa deve affrontare la grande sfida della prosperità, il che per me vuol dire far fronte alla minaccia ai nostri livelli di vita posta da quello sconvolgimento essenziale che negli ultimi cinque anni è stato sia scatenato, sia rivelato in tutta la sua ampiezza, dalla crisi petrolifera”. Non possiamo dimenticare i successi sostanziali delle Assemblee che ci hanno preceduto, ma voglio ora sottolineare con forza il nuovo passo fatto dalle Comunità Europee con questo Parlamento eletto, per la prima volta, a suffragio universale diretto. È infatti la prima volta nella storia, una storia in cui così spesso siamo stati divisi, contrapposti, dediti alla distruzione reciproca, che i popoli europei hanno eletto insieme i loro delegati in un’assemblea comune che rappresenta, in questa Camera oggi, più di 260 milioni di persone. Non si lasci adito a dubbi: queste elezioni sono una pietra miliare del percorso dell’Europa, la più importante dalla firma dei Trattati. È vero che i sistemi elettorali variano ancora da uno Stato membro all’altro – e questo è stato stabilito dall’Atto del 20 settembre 1976 sull’elezione dei rappresentanti dell’Assemblea a suffragio universale diretto – e starà a noi delineare un sistema elettorale uniforme per le elezioni future. Questo è un compito al quale, insieme a voi, dedicherò le mie energie.
Qualunque sia il vostro credo politico, siamo tutti consapevoli che questo passo storico, l’elezione del Parlamento Europeo a suffragio universale, è stato compiuto in un momento cruciale per il popolo della Comunità.
Tutti i suoi Stati membri si trovano ora di fronte a tre grandi sfide: la sfida della pace, la sfida della libertà e la sfida della prosperità, e sembra chiaro che esse possano essere affrontate solo nella dimensione europea.

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