L’utopia grillina, il voto pugliese e i segnali di malcontento per Di Maio

by redazione

È fallita l’utopia grillina della democrazia diretta e del cambiamento da affidare al popolo dei cittadini? Le dimissioni di Luigi Di Maio e il caos interno al M5S rischiano di creare una flessione già subito in Emilia Romagna e Calabria e poi nelle regionali pugliesi, per le quali attraverso il voto sulla piattaforma si è rinnovata la candidatura alla presidenza di Antonella Larocchia, già candidata 5 anni fa.
Il dibattito tra i pentastellati è ampio.

“Non credo che le dimissioni di Luigi abbiano ripercussioni in Puglia. I cittadini pugliesi dovranno decidere se vogliono essere governati da ha causato disastri immani o vogliono un cambiamento reale e concreto. Deciderà il popolo che è sempre sovrano. In 5 anni di opposizione costruttiva abbiamo dimostrato cosa siamo capaci di fare, anche dal punto di vista del contrasto alle mafie, ad esempio, tema caldo per la nostra provincia”, osserva il senatore Marco Pellegrini.
L’onorevole Antonio Tasso, capogruppo MAIE Camera e Vice Presidente Gruppo Misto Camera appare soddisfatto. Alla nostra testata spiega alcune dinamiche interne, lui che ha subito il congelamento dal MoVimento.

“Le dimissioni di Luigi Di Maio da “capo politico” hanno generato, sostanzialmente, tre scuole di pensiero, che già si percepivano negli ambienti di Montecitorio. La prima, ultraconservatrice, auspicava la “resistenza” di Di Maio ad oltranza, confidando che i palliativi tipo “Team del Futuro” e “Facilitatori” potessero compiere un resiliente miracolo. La seconda sperava in un passo indietro dalla Farnesina per potersi dedicare a tempo pieno alla ristrutturazione del Movimento.
La terza, quella che si è realizzata, prevedeva le dimissioni da “capo politico” e la conservazione del Ministero degli Affari Esteri. E’ chiaro che, in generale, quando una situazione precipita si cerca di dare una scossa sperando in una reazione. I segnali di un crescente malcontento c’erano da tempo ed il sottoscritto – non essendo nel gruppo parlamentare pentastellato, ma comunque a sostegno dei governi in cui era partecipe il Movimento, quindi fuori da qualsiasi interesse personale – ne è stato confidenziale recettore nonché testimone. Di errori strategici e comportamentali ne sono stati fatti diversi. Due esempi: Lo schierarsi in coalizione alle elezioni umbre (dove aveva un senso non presentarsi proprio) e la gestione della mia vicenda, che ha sconcertato più di un attivista.Per ciò che riguarda le “uscite” dal Movimento, al contrario di quanto venga diffuso dalla “propaganda corporativa”, esse non riguardano, a parer mio, le rendicontazioni, ma motivazioni più profonde, come la mancanza di ascolto e la percezione di essere numeri e non risorse. Ricordiamo che la maggior parte di questi fuorusciti sono professionisti con un passato, presente e futuro e non disperati miracolati”.

Anche Massimiliano Ritucci, ex consigliere comunale Manfredonia, vittima dello scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose, si esprime sulla nuova fase. “Il passo indietro di Di Maio è un atto inevitabile, tardivo e non esaustivo. Se il consenso crolla, non solo il vertice, ma anche i “reggenti periferici” dovrebbero fare un passo indietro. Se a Foggia i portavoce eletti non rappresentano altri che se stessi, sarebbe opportuno correre ai ripari e fare una seria ricognizione delle forze in campo. Se il parlamentare di riferimento, di chi non condivide la linea comportamentale e politica dei rappresentanti della dirigenza, è l’On. Tasso (eletto con il M5S, allontanato e non reintegrato, nonostante una delibera a lui favorevole) qualche domanda andrebbe posta. Bisogna recuperare il rapporto con chi rappresenta l’anima del Movimento. Quella base che viene sempre reclamata e osannata, ma mai considerata veramente. Men che meno con le consultazioni online su Rousseau, che ha dimostrato tutta la sua inadeguatezza. La rifondazione deve passare dalla strutturazione di sedi cittadine, provinciali e regionali che creino quei collegamenti ad oggi inesistenti. E dalla considerazione di chi sui territori, in questi anni, ha rappresentato il M5S e si è speso concretamente nel rispetto dei principi e delle regole condivise, agendo sempre e solo nell’interesse collettivo”. 

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