Rivoluzionari o governisti nel “nuovo” M5S? L’europarlamentare Furore: “Noi soffriamo ancora molto l’aspetto duale del MoVimento”

by Antonella Soccio

Che ne sarà del MoVimento 5 Stelle? Riuscirà con gli Stati Generali a ritrovare un’anima connessa con le necessità più profonde del popolo? O è destinato a sparire come altri movimenti legalitari e positivamente populisti conosciuti negli anni Novanta a cominciare dall’Italia dei Valori?

Sono queste domande che assillano i vari portavoce e i tanti militanti e attivisti ormai orfani di quell’organizzazione nuova e vincente per meetup inventata e mutuata dal compianto Gianroberto Casaleggio. Da barricaderi i primi portavoce sono ormai diventati degli azzimati parlamentari e sui territori, anche quelli del famoso cappotto giallo delle Politiche 2018, si stenta a trovare nuova linfa.

In vista degli Stati Generali in cui saranno eletti i nuovi leader nazionali, noi di bonculture abbiamo chiacchierato con l’europarlamentare eletto nel Collegio Sud Mario Furore, tra i più profondi conoscitore delle dinamiche pentastellate e amico personale di tanti esponenti di spicco. Dal padre nobile Beppe Grillo alla sindaca Virginia Raggi fino ad Alessandro Di Battista.

Onorevole Furore, tra le mie più grandi curiosità degli ultimi tempi a cui però nessuno finora ha saputo rispondere c’è l’elemento giovanile e “rivoluzionario” del M5S. A me è sembrato che come per l’allora G8 di Genova o per altre idee, il MoVimento nel 2013 rappresentasse una forte, radicale e bellissima onda giovane nel nostro Paese. Un’onda che necessariamente si è scontrata con i Palazzi, l’amministrazione e la gestione una volta al Governo. Cosa è rimasto di quello spirito a cui ancora tanti si riferiscono e in particolare Di Battista, rimasto per certi versi il più giovane di tutti? Quella che si sta attraversando è una crisi di crescita irreversibile?

Il M5S nasce e nasceva nel 2013 come un movimento popolare assolutamente antipartitico. Come tutti i movimenti antipartitici, quando è andato al Governo ha sofferto della mancanza di un radicamento territoriale, dove poter esplicare le iniziative portate avanti a livello governativo e dove spiegare come poi poterle replicare sui territori. Noi soffriamo molto l’aspetto duale del MoVimento che ha principi innovativi da movimento, ma che deve trovare una struttura da partito se vuole andare avanti. Io credo che questo spirito duale sia espresso dalle due figure più importanti e carismatiche del MoVimento. Da un lato Alessandro Di Battista, detentore dei nostri valori, che ci richiama alle origini del MoVimento e ci invita sempre a tenere la barra dritta dinanzi ai nostri temi più importanti, soprattutto quello della moralizzazione della politica. Uno dei più grandi successi del MoVimento- Grillo lo dice sempre- è che noi esistiamo ed esisteremo fino a quando non riusciremo a portare i partiti a riavere una barra dritta. Ed è quello che sta succedendo, abbiamo fatto dei contratti di governo prima con la Lega e adesso col Pd e con entrambi i contraenti abbiamo ottenuto dei risultati storici e riforme, che nessuno dei due partiti avrebbe mai approvato. Con i voti della Lega siamo riusciti ad approvare noi il reddito di cittadinanza. Adesso siamo noi che stiamo trainando il Pd, ottenendo risultati storici anche in Europa come il Recovery Fund, il Pd è sempre stato troppo europeista, è la nostra critica all’Europa che ci ha consentito col Conte 2 di avere una nuova voce.

Da un lato Di Battista dunque, dall’altro l’ala più governista, che piace ugualmente al popolo e che è quella del nostro premier Giuseppe Conte. In mezzo c’è Luigi Di Maio, che per quel che mi riguarda sa fare sintesi, perché espressione del MoVimento e dell’ala governista.

Secondo i dati Swg in suo possesso, in queste regionali tanti elettori non sono più tornati a votare il M5S e io credo che siano stati proprio tanti giovani, tanti autonomi, il popolo delle partite Iva che era il vostro. Come recuperarli?

Sicuramente il 50% dei nostri elettori è rimasto a casa. Questa è una sconfitta politica prima ancora che una sconfitta del MoVimento, perché quando un elettore decide di non votare, decide di non decidere e di non occuparsi di politica, nonostante la politica si occuperà sempre anche di chi si astiene al voto. Per questo io inviterà sempre i cittadini a votare perché è un modo per indirizzare la politica. Abbiamo perso il voto di tanti giovani e di tanti autonomi, perché abbiamo peccato di un difetto di comunicazione. Non siamo riusciti a trasferire la tante battaglie del governo e non riusciamo più a penetrare in alcune categorie perché siamo troppo impegnati a lavorare e a parlare di noi stessi e non ci accorgiamo che il mondo attorno a noi è un mondo che ha bisogno di essere ascoltato. Per mesi, da quando sono stato eletto, ho cercato l’ascolto che in politica è imprescindibile per raccontare talvolta ai giovani e alle associazioni le iniziative che portiamo avanti che sono spesso sconosciute ai più. Abbiamo a livello nazionale più che locale un sistema informativo che non racconta, forse perché siamo osteggiati e lo eravamo anche al 32%, le nostre iniziative. Prima eravamo più presenti e capillari sulla rete, oggi dobbiamo trovare un nuovo modo, non dobbiamo riprendere quel linguaggio aggressivo, perché mi rendo conto che ai cittadini oggi non interessano più le liti e le bagarre tra partiti né cercano attestati di purezza, ma vogliono conoscere chi porta risultati a casa.

C’è, come lo chiama Pierluigi Bersani, nel M5S un radicalismo civico che non sempre poi sui territori, tranne rari casi, è stato vissuto con forza. Penso sopratutto alle battaglie ambientali e ambientaliste, per le quali anche in Puglia in alcuni casi siete stati scavalcati, c’è chi dice furbamente, da Emiliano. Il tema verde è cruciale, avete in mente di tenerlo al centro delle vostre stelle? Così con atteggiamenti sempre più moderati e cauti non si rischia di affievolire quelle istanze che per la prima volta in Italia, dove i Verdi erano sempre stati irrilevanti, erano state canalizzate tanto bene?

Questo tema rientra nella comunicazione di cui parlavo prima. Il MoVimento insieme alla sua identità che sarà discussa agli Stati Generali deve trovare un nuovo modo di comunicare, un modo che sia accattivante anche per gli ambientalisti. Emiliano ci ha rincorso molto sull’ambiente, perché noi abbiamo catalizzato il voto di tanti ambientalisti che ci hanno individuato come un serio interlocutore per le loro istanze e questo continua ad esserci anche oggi con le associazioni di categoria, con chi crede nello sviluppo ad esempio del Parco del Gargano, con chi crede che il ciclo dei rifiuti in Puglia debba essere sempre più green, con chi crede che si debba risolvere l’annoso problema delle acque reflue. L’ambiente è una stella da cavalcare anche per il governo regionale nell’Emiliano2.

Le alleanze. È chiaro che destra e sinistra esistono. Con Salvini e Meloni non si può far finta che ci siano solo buone idee, come diceva Gianroberto Casaleggio. E per certi versi l’elettorato dimostra e ha dimostrato in questo voto regionale che ama il bipolarismo. La scelta identitaria va fatta? O rappresenterebbe la fine del M5S e di un certo suo civismo?

Il MoVimento vince quando dimostra di essere alternativo ai partiti, ma quando dimostra di costringere i partiti a votare e ad approvare punti del nostro programma. Tanti cittadini me lo dicono. Pertanto se le alleanze servono per portare avanti i nostri punti programmatici e a parlare di temi, io ci sto, se invece le alleanze devono essere solo un modo per creare una dicotomia tra destra e sinistra, io non credo che questa possa essere la funzione del MoVimento 5 Stelle perché così rischiamo anche di implodere. Riguardo al civismo io sono molto attento all’associazionismo e al mondo delle categorie, Antonella Laricchia aveva iniziato con Puglia Futura un esperimento che nella provincia di Foggia sta riuscendo bene, perché si sono avvicinate a noi persone molto valide e che dobbiamo continuare a coltivare anche nell’ottica delle prossime elezioni amministrative nei Comuni o Politiche, perché è innegabile che alle Politiche il modello dell’uninominale tanto contestato è stato per alcuni vincente. Alcuni uninominali per noi sono stati molto deludenti, sono trasmigrati in altre forze, ma altri hanno dato lustro al M5S. Penso a professori universitari, avvocati e persone della società che hanno arricchito il MoVimento e oggi siedono anche in posizioni governative. Lo stesso Conte è una indicazione di un civismo che si era avvicinato al M5S e che oggi governa bene il Paese.

Quanti errori rischiano di portare al macero una misura straordinaria e di civiltà come il Reddito di Cittadinanza? Cosa non ha funzionato e perché?

Il reddito di cittadinanza è una delle nostre battaglie più importanti, va rivendicata e riformata nella misura in cui devono essere più serrati i controlli e devono essere sempre più importanti gli interventi di ricollocamento per la fase 2 di chi lo percepisce. Il reddito di cittadinanza non può essere una misura assistenzialista perenne. Io mi scaglio moltissimo contro la disinformazione dei media che tendono a vedere la misura solo come lo strumento dei furbetti. In Italia grazie a questa misura abbiamo dato speranza a migliaia e migliaia di cittadini, abbiamo permesso a tanti cittadini di acquistare libri per andare a scuola, degli occhiali per vedere meglio, per fare la spesa, per comprare farmaci. Per fare cose che per molti sembrano scontate, ma che per altri cittadini sono uno scoglio insormontabile. È chiaro che ci sono i furbetti, ma ci sono ovunque, esistono i falsi invalidi, i disoccupati che lavorano a nero. La piaga sociale dei furbetti non può costringere a frenare una misura importantissima come il reddito di cittadinanza, che va rivisto soprattutto nella fase 2. Siamo stati anche sfortunati perché quando la fase 2 sarebbe entrata in vigore è arrivato il Covid e abbiamo dovuto canalizzare tutte le nostre forze nel contrastare la crisi pandemica. Ma sono convinto che con i nostri contraenti il contratto di governo, con i nostri alleati, Pd e LeU, potremo dare una svolta al reddito di cittadinanza, che però non va riformato nella sua declinazione originale, ma va semplicemente migliorato. È una misura che nobiliterebbe la sinistra, perché questa è una battaglia che avrebbero dovuto fare Pd e LeU e non noi, ma siamo stati noi a farla approvare, lo ricordo, coi voti della Lega.

Infine un giudizio sulla pattuglia di parlamentari pugliesi e sul voto a Laricchia. È colpa anche loro se il M5S non è stato percepito come vera alternativa ai due blocchi di potere di Fitto ed Emiliano? Le regionali andavano organizzate meglio come dice Di Maio? E perché poi incaponirsi riproponendo chi era stato già bocciato? È una tendenza già sperimentata in Sicilia con Cancelleri. Perché non riuscite ad andare oltre?

Io non lo credo, credo che Antonella Laricchia insieme a tutti i consiglieri regionali hanno svolto un lavoro egregio di opposizione, una opposizione sana, nel merito, sono stati molto bravi a proporre proposte che avrebbero migliorato le condizioni di vita dei pugliesi, abbiamo fatto una battaglia contro gli incarichi professionali e contro gli sprechi, abbiamo portato avanti battaglie sull’ambiente, sull’energia, sulla scuola. L’opposizione è stata ottima, ma non è stata premiata dai cittadini, perché forse l’elettorato vuole vedere dei risultati. Le Regionali andavano organizzate prima e meglio, ma questa non può essere una colpa né di Laricchia né di Di Maio né di Vito Crimi che oggi si trova ad essere un reggente e quindi non una guida del MoVimento. Crimi ci sta traghettando verso la nuova guida che sarà indicata negli Stati Generali e che spero sia innovativa nei temi e nel modo di comunicare. La riproposizione di Antonella Laricchia non è stato un errore, l’errore è stato iniziale da parte del MoVimento 5 Stelle che doveva decidere da prima se poteva trovare delle alleanze strategiche o meno. Certo venivamo dall’esperimento umbro, per me, non riuscito, perché spesso i candidati civici come è successo in Liguria non sono fortemente appetibili nelle elezioni regionali, ma credo si sarebbe potuto fare un discorso nazionale con degli scambi tra regioni. Una alleanza ex ante. Lo ripeto: io non sono contrario tout court alle alleanze, però ai cittadini non piace vedere alleanze costruite in vetro solo quando si parla di poltrone. Siamo più efficaci sui temi, se si fossero trovate convergenze sui temi già da un anno allora avremmo potuto correre insieme in maniera naturale. Costruite ad un mese dalla presentazione delle liste, solo per arginare un determinato avversario, avrebbero corroso il MoVimento da dentro.

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