Sciopero sulla manovra di bilancio, Furore: «Ha ragione il sindacato»

by Micky De Finis

È tornato lo sciopero dei lavoratori nel Paese. Non accadeva dal dicembre di due anni fa. Anche allora la protesta era contro la legge di bilancio ma c’era

Mario Draghi a Palazzo Chigi. Adesso c’è lei, Giorgia Meloni.

Forse per questo il clima sembra più teso e lo scontro più aspro in cui non ci sono stati significativi tentativi di mediazione di un conflitto che era nell’aria.

È il primo segnale serio di una rottura non da poco tra le parti sociali perché la manovra economica che il governo ha preannunciato è blindata mentre cresce la preoccupazione per l’allarme dell’ufficio di bilancio sui fondi sanitari.

Ne parlo con l’onorevole Mario Furore. Foggiano, classe ‘88, dopo la maturità classica ha conseguito una laurea in legge nell’Università Luiss Guido Carli. Motore irrefrenabile della base del Movimento 5 Stelle che lo elegge al Parlamento Europeo nella IV Circoscrizione Italia Meridionale, Furore è il più giovane europarlamentare italiano della IX legislatura.

D – Allora, siamo alla rottura, onorevole Furore ?

R – Ma credo proprio di sì. Non vede il tentativo del governo di mettere il bavaglio al movimento dei lavoratori ? Un’azione maliarda, un arbitrio davvero inaccettabile che traccia il profilo autoritario di questo governo.

D – Ma è proprio una manovra da buttar via ?

R – Non lo diciamo noi, ma i fatti perché siamo costretti a subire nuovi tagli e nuove tasse. È molto semplice : stanno continuando cioè a prendere in giro gli italiani. Non a caso Giuseppe Conte ha ribattezzato Giorgia Meloni come Lady Tax perché non sono riusciti a trovare nessuna misura alternativa se non quella di mettere in ginocchio i lavoratori, le famiglie, le imprese.

D – Quindi sussistono le ragioni dello sciopero ?

R – Guardi, il problema vero non è lo sciopero ma le ragioni che sottoscriviamo completamente. Ma poi, lo sciopero è una forma di autotutela dei lavoratori finalizzata alla tutela dei salari, dei loro diritti ed interessi. Andare allo scontro, muro contro muro, non serve a nessuno se non a spingere il Paese in un vicolo buio. Una responsabilità che pesa tutta su Giorgia Meloni.

D – Salvini ha detto che precetterà i lavoratori.

R – È un atto politico gravissimo. Anche lui parla di tutto tranne che dei motivi posti a base della protesta. Nessuna meraviglia. Conosciamo Salvini.

D – Veniamo al punto. È il lavoro, il salario giusto, dignitoso la posta in gioco ?

R – Certamente. L’Unione Europea ha stabilito nuove norme che promuovono l’adeguatezza dei salari minimi legali in Europa per contribuire a migliorare le condizioni di vita e di lavoro per i lavoratori in Europa. Ricordo che la direttiva 2041, pur non prescrivendo un livello di salario minimo, mira a promuovere la contrattazione per determinare dei salari, sostenere livelli adeguati di salari minimi legali e migliorare così un effettivo e reale accesso effettivo alla tutela garantita del salario minimo.

D – Ma almeno il tema è stato affrontato

R – Ne è convinto ? Sul salario minimo gli italiani devono sapere che il governo Meloni ha fatto una figura indegna. È un governo che non fa altro che andare avanti a colpi di spot pubblicitari perché questo centrodestra fa solo promesse fatue per non scontentare alcuni ceti dominanti. Ma registriamo solo bugie su bugie.

D – Pensa che questa iniziativa di protesta sociale contro il governo possa fare da collante al Campo Largo, come è stata ridenominata la coalizione di centrosinistra ?

R – Io preferirei parlare di Campo Giusto come Conte ha ribattezzato l’area riformista e riformatrice in cui ci riconosciamo. Se il campo è giusto riparte il dialogo tra forze diverse ma affini, com’è accaduto a Foggia dove ci siamo ritrovati intorno ad un progetto di rilancio e di riscatto di una Città che stava morendo. E Maria Aida Episcopo è stata la risposta più giusta che l’elettorato potesse dare per far rinascere una terra bellissima ma che aveva bisogno di essere nuovamente amata.

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