«Senza la funzione e il lavoro del PD non ci sarebbe l’irreversibilità della scelta europea». Rai, recovery plan, donne e Sud, un dialogo con l’onorevole Michele Bordo

by Antonella Soccio
Michele Bordo

Dopo una dura azione fuori dai riflettori parlamentari per anni, fatta di lavori d’aula, interrogazioni e dossier, l’onorevole Michele Bordo da Manfredonia, ex segretario regionale dei Ds in Puglia, si ritrova ad essere, anche grazie alla sua vicinanza col Ministro Andrea Orlando, un volto “televisivo” del Pd.

Il suo ruolo nella Vigilanza Rai ha consolidato la sua personalità politica, conferendogli un peso importante nello scacchiere delle voci dem da interpellare nei talk e sulle pagine nazionali.

Strenuo difensore di Giuseppe Conte, Bordo è tra coloro che si sono subito espressi favorevolmente nei confronti del nuovo polo tra Pd e M5S.

Noi di bonculture lo abbiamo intervistato.

Onorevole Bordo, partiamo dall’intergruppo con Leu e M5S, in che cosa questa intesa differisce dalla coalizione Italia Bene in Comune o dallo stesso Ulivo? C’è ancora spazio per delle forze a sinistra del Pd o in questo modo si sottraggono voti di sinistra che potrebbero invece essere inglobati dal Pd? Gli esperimenti di alleanza strutturale in Umbria e in Liguria non sono stati favorevoli…

L’isolamento del PD e la mancanza di alleanze politiche nel 2018 e nelle successive elezioni amministrative hanno contribuito alla pesante sconfitta del centrosinistra. Con la nascita del governo Conte 2, il PD è invece tornato ad essere protagonista nel quadro politico nazionale, fungendo innanzitutto da argine contro il rischio di una deriva sovranista e antieuropea del nostro Paese. Nel 2018 la maggioranza del Parlamento sosteneva l’Italexit, adesso tutti riconoscono l’irreversibilità della scelta europea. Senza la funzione e il lavoro del PD, insieme a quello di M5Stelle e Leu, non saremmo arrivati a questo risultato. Sarebbe dunque un errore se adesso non consolidassimo questo asse politico. L’unità del campo democratico della vecchia maggioranza, fondamentale per la nascita del nuovo Governo, è adesso importante per aiutare e sostenere Draghi nel suo difficile compito, ma anche come punto di partenza di un percorso politico, da allargare nel Paese ad altre formazioni ed esperienze, che abbia l’obiettivo di ricostruire un rapporto fecondo con la società e i cittadini.

C’è chi ha parlato di commissariamento della politica col Governo Draghi, era un passaggio inevitabile? La politica non era in grado di gestire il Recovery Fund? Al di là del fuoriclasse Draghi erano necessari dei tecnici/burocrati?

La caduta del governo Conte non è stata determinata dal fallimento della politica ma da una scelta irresponsabile di Renzi e Italia Viva. Con quella crisi il Paese ha rischiato di andare incontro ad una pericolosa crisi di sistema. L’abbiamo evitata, come ha detto lo stesso Presidente Draghi in Parlamento, solo grazie al senso di responsabilità ed al passo in avanti di alcune forze politiche per rispondere all’appello del Presidente della Repubblica e alle necessità e urgenze nazionali.

Il Governo Conte, grazie al suo protagonismo in Europa, è riuscito a portare in Italia oltre 200 miliardi di euro, che serviranno a far ripartire la nostra economia dopo la fase drammatica della pandemia. Conte e i suoi ministri hanno fatto un buon lavoro sul recovery plan, individuando i progetti e le priorità su cui lavorare nei prossimi anni: sanità, scuola, mezzogiorno, giovani, industria verde, politiche attive del lavoro, parità di genere, vaccini, digitalizzazione, lotta alla povertà e elle diseguaglianze. Eravamo già pronti al confronto in Parlamento e con le parti sociali, prima che arrivasse la crisi e l’impossibilità di proseguire. Adesso sarà Draghi ad andare avanti con il lavoro, dando continuità, come ha già detto, a quanto fatto dal governo precedente. Proprio questa scelta dimostra quanto siano stati strumentali e infondati gli attacchi di Italia Viva al piano di resilienza e di ripartenza predisposto dal governo Conte. Renzi, in realtà, ha scelto di aprire la crisi non per i risultati ottenuti dall’Esecutivo, in gran parte positivi e importanti, ma solo perché aveva l’obiettivo di ridimensionare il PD e far saltare l’alleanza con M5stelle e Leu. Adesso dice di voler costruire la casa dei riformisti. La verità è che il suo progetto è fallito, visto che Italia Viva è sempre ferma al 2%.

Il tema delle donne nel Pd. Rosy Bindi ha evidenziato che le donne dem sono refrattarie alla sfida per la leadership. È lo schema correntizio a penalizzare le donne e ad escluderle dai posti di comando? Crede ci sia un arretramento delle donne in politica nel Pd negli ultimi anni? Si ha l’impressione che anche nel Pd, soprattutto con Renzi segretario, sia passata un po’ la vetrinizzazione delle donne, con una estetica di genere (la parità nella squadra etc) fine a se stessa. Come superare questo gap?

Il PD si è sempre contraddistinto, a differenza di altre forze politiche, per l’impegno al rispetto della parità di genere, sia negli organismi dirigenti del partito che nelle istituzioni. Anni di battaglie per assicurare sempre e dappertutto il valore di genere non possono certo essere cancellati da questo errore della nomina di ministri tutti maschi. Sarebbe ingeneroso e sbagliato.

La Puglia perde 3 Ministri più il premier. Di certo la perdita di una intelligenza come Beppe Provenzano non aiuta lo sviluppo meridionale. Mai come con lui il Sud era tornato nell’agenda politica, senza retorica. Non c’è il rischio che il Recovery Fund sia a completa trazione settentrionale?

Lei ha ragione! L’Esecutivo Draghi, a differenza del governo Conte, presenta una maggioranza di ministri espressione del nord. Inoltre, nella passata esperienza il ministro Provenzano era riuscito nel risultato straordinario di riportare il mezzogiorno al centro dell’azione di governo, facendo passare misure fondamentali come gli sgravi fiscali per le nuove assunzioni, il credito di imposta, l’accelerazione sull’alta velocità, il sostegno alle famiglie più in difficoltà, una maggiore dotazione tecnologica. Adesso toccherà a noi portare avanti questo importante lavoro. Io stesso, intervenendo nel dibattito sulla fiducia al governo Draghi, ho chiesto al Presidente del Consiglio attenzione straordinaria per il sud e soprattutto visione strategica per assegnare al Mezzogiorno, cerniera tra due continenti, una missione straordinaria affinché l’Italia intera possa giocare un ruolo da protagonista nel Mediterraneo.

Il suo ruolo in Rai. L’azienda di Stato vive una profonda trasformazione, sono soprattutto le serie tv a dare lustro alla Rai. Cosa bolle in pentola? Punterete ad accorpare alcune redazioni? Quali idee ci sono per rendere la Rai una azienda davvero digitale?

Il nostro giudizio sul lavoro svolto dai vertici è molto negativo. La Rai, anche per via delle scelte sbagliate di questi anni, ha purtroppo accumulato perdite di bilancio molto significative. Per rilanciare la più grande azienda culturale del Paese servono, secondo noi, innovazione, maggiori investimenti sulla digitalizzazione, idee per le fasce di pubblico più giovani, eventi culturali e informativi, serie tv di qualità. E poi è necessario valorizzare le risorse interne, anziché appaltare tutto a strutture e professionalità esterne, ed assicurare un sano ed equilibrato pluralismo nell’informazione, sganciato dalle maggioranze politiche del momento. È inoltre urgente una seria riforma che consenta alla Rai di essere più competitiva e indipendente.

Infine l’intesa Pd e M5S anche a livello regionale, con Emiliano apripista dell’alleanza. Immagina un dialogo anche nei vari Comuni e in particolare nella sua Manfredonia? Il candidato sindaco/a potrebbe essere un pentastellato/a? Quali qualità deve avere il nuovo sindaco/a per risollevare il Golfo dallo smacco dello scioglimento?

Giudico molto favorevolmente l’intesa siglata a livello regionale tra il centrosinistra e il M5stelle. Ancora una volta la Puglia conferma di essere laboratorio di progetti politici che poi si affermano in tutto il Paese. Penso che sia molto utile lavorare per consolidare questo asse politico anche a livello locale ed utilizzarlo come punto di partenza di un’alleanza allargata a tutte le esperienze civiche, democratiche e riformiste presenti nelle diverse realtà chiamate al voto. Con questa prospettiva ci sono tutte le condizioni per costruire dappertutto coalizioni larghe e competitive, che non significa consentire a tutti di entrare come se fossimo al mercato. Anzi, per il PD è importante la coerenza e la credibilità dell’alleanza.

A Manfredonia, dopo quello che è successo in questi anni, servono innanzitutto discontinuità e rinnovamento. Noi non abbiamo candidature da rivendicare o da proporre. Pensiamo però che la città abbia sicuramente bisogno di nuovo personale politico, a partire dal sindaco. Non sarà facile, ma l’ambizione della nuova classe dirigente deve essere quella di suscitare nuovamente entusiasmo ed emozione tra i cittadini. La gente deve tornare a credere nella politica e nelle istituzioni comunali. Ma perché questo accada, servono obiettivi concreti e visione lunga.

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